L'Apicella diventerà centro polifunzionale sulla disabilità auditiva
Egregio Direttore,
in riferimento a quanto scrive il sig. Giallongo nel numero di novembre di Quindici, mi permetto di esprimere la mia distanza dal suo punto di vista, che ripropone, rispetto alla utilizzazione dell'Apicella, schemi operativi ormai superati dalla prospettiva dell'inserimento dei sordi nella scuola pubblica. Certamente l'integrazione dei disabili in generale, e dei sordi in particolare, non è priva di difficoltà, ma è ormai un dato culturale e civile acquisito che nessuno più intende disconoscere.
In questa prospettiva si muove l'Ente nazionale sordi, con il quale mi sono rapportato per dare concordemente all'Apicella una utilizzazione consona ai più aggiornati interventi finalizzati alla soluzione dei problemi dei sordi e della loro integrazione. Non si può dimenticare che la sordità presenta marcate forme di differenziazione tanto nella patologia quanto nella eziologia, nel senso che sordi si può anche diventare.
Si tratta quindi di fare dell'Apicella un centro polifunzionale sulla disabilità uditiva in cui, accanto al nucleo di servizi socio-sanitari, tesi alla diagnostica, alla prevenzione e cura dei problemi dell'udito e alla riabilitazione del linguaggio, che consentano di limitare gli svantaggi sociali della sordità, si accompagnino servizi proposti dall'Ens, rivolti alle persone sorde e alle loro famiglie, i quali saranno esplicitati quando il progetto sarà, ci si augura al più presto, completamente definito.
Tra l'altro il progetto non trascura l'inclusione dei sordi nel mondo della formazione e del lavoro, attraverso la collaborazione con gli istituti scolastici e i centri regionali della formazione professionale. Che questa impostazione possa essere errata, lo dirà la storia, certo non potrò essere io a pensare di interrompere il processo di integrazione e a ripristinare la ghettizzazione delle scuole speciali, contraddicendo una ferma conquista di civiltà.
Spero di non rubarle troppo spazio per ribadire, a proposito della questione dell'allogazione delle classi del Ginnasio, richiamata nell'articolo di Francesca Lunanova, che, al di là del fatto che il problema dell'edilizia scolastica statale è purtroppo annoso e di difficile soluzione per mancanza di risorse finanziarie, è possibile trovare la soluzione se si mettono da parte pregiudizi di campanile e se si accetta, come ho già avuto modo di proporre, una equilibrata razionalizzazione delle risorse disponibili: vedi la possibilità di fruire di alcuni locali dell'ex Biblioteca comunale, che insieme ad altre aule ricavabili dagli spazi recuperabili con opportuni interventi presso la sede centrale del Liceo classico, consentirebbero di trovare una soluzione accettabile, ma a patto che tutte le parti in causa, in primis il Comune, lo vogliano. La ringrazio per l'ospitalità e auguro a lei e alla redazione di Quindici buon Natale e un 2007 ricco di soddisfazioni.