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La scuola organaria napoletana a Molfetta tra il XVII ed il XIX secolo
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La storia dell’arte organaria a Molfetta si perde nella notte dei tempi. I primi dati provengono dalle vicende relative all’antica Cattedrale (oggi Duomo di San Corrado), la fondazione della cui fabbrica risale ai secoli XII-XIII. Di un «organo molto elegante e magnifico» e di una «orchestra con organo screziato e dorato, con intagli e lavori con lo stemma del Pontefice al vertice»., riferisce Michele Romano nel 1842 nel suo Saggio sulla Storia di Molfetta; Antonio Salvemini, nel Saggio Storico del 1878, scrive di un «grande organo fatto a spese del Capitolo della Cattedrale di Molfetta nel 1584 e tutto dorato ad oro di zecchino, il quale fu distrutto nel principio di questo secolo per essere stato dall’umidità del mare rovinato». Oggi non rimane alcuna traccia di quel glorioso passato se non la facciata lignea di un positivo (dorata e decorata con motivi floreali) custodita nel Museo Diocesano di Molfetta. Con l’espansione della città al di fuori delle mura di cinta furono edificate altre chiese; Ad un periodo compreso tra il XVI ed il XVII secolo si fa risalire la costruzione dell’organo della chiesa annessa al convento di San Francesco (la chiesa fu demolita nel 1888 e l’organo fu depositato in San Domenico, per poi essere trasferito, alla fine dell’Ottocento, nella nuova chiesa dell’Immacolata, dove è ancora oggi).
Attualmente nelle chiese di Molfetta ci sono sette organi storici (costruiti tra il XVII ed il XIX secolo), di cui uno in attesa di restauro (il Pietro de Simone junior-1754 ubicato nella chiesa di San Pietro e sei perfettamente restaurati sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Bari, la consulenza tecnica del responsabile “Organi Storici” della Commissione Diocesana di Arte Sacra ed i preziosi contributi economici della CEI e della Regione Puglia.
È stato realizzato un disco per valorizzare non soltanto il prezioso lavoro di restauro e l’impegno profuso per la sua realizzazione, ma soprattutto le peculiari caratteristiche tecniche di questi strumenti antichi, testimoni locali dell’arte organaria di scuola napoletana. Il repertorio scelto all’uopo vuole accompagnare l’ascoltatore in un ideale viaggio attraverso le sonorità della scuola veneziana, romana e napoletana, con la finalità di far intravedere nel complesso ordito contrappuntistico ed armonico affinità e differenze.
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