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Io, giurato in un concorso di poesia Il racconto di un’esperienza all’evento “Culture del Mediterraneo”
15 luglio 2022

Ho incontrato tempo fa a Molfetta Maria Addamiano, sorella di uno dei miei pittori molfettesi preferiti e cioè Lillino Addamiano, il quale si divide tra Molfetta, sua patria, e Milano dove è stato professore di pittura presso l’Accademia di Brera, e io, che a Milano ho insegnato per decenni sociologia, ho conosciuto alcuni dei suoi alunni che lo stimavano sentitamente. Ritornando a Maria, devo dire che ci siamo ‘sintonizzati’ dopo poche parole, dato il comune modo di sentire la vita e l’esistenza, tanto che mi salutò dicendo: “benvenuto nel club delle nuvole”. Sicché, quando lei mi ha invitato a far parte della giuria del premio internazionale di poesia ‘Culture del Mediterraneo’ nella bella Giovinazzo, ho accettato con piacere. Affacciatomi nel porticato ho avvertito subito una certa aria di solennità e di gradevole, composta, tensione, ho visto volti sereni, espressioni di anime per così dire ‘affaticate’; poi una persona mi ha gentilmente accompagnato fino a una poltroncina: era il signor Nicola di Matteo che, poco dopo, ha dato inizio alla manifestazione con un saluto di ringraziamento agli ospiti per la loro collaborazione. Ho apprezzato e condiviso subito la fran- chezza del suo esordio critico nei confronti delle ‘combinazioni’ che caratterizzano mol- ti dei concorsi o premi analoghi perché’ ho avuto modo di collaborare con alcuni miei professori di università, apprezzati pubbli- cisti e scrittori, i quali, conoscendomi come spirito libero, mi hanno consigliato di sta- re lontano dall’ ‘industria della cultura’. Chi ha un po’ di esperienza del settore, sa che gli obblighi contrattuali possono risul- tare, a volte, soffocanti, soprattutto nel caso di produzione di arte, laddove l’ispirazione non viene ‘a comando’ ed anche quando fluisce nitida, improvvisa e definitiva è il risul- tato di precedenti riflessioni e rielaborazioni a volte inconsce, o di emozioni che non si possono falsificare né creare dal nulla. Si sa, l’artista non è un distributore di bevande nel quale infili l’euro e ti viene fuori il tuo bel caffè caldo!!! D’altro canto le esigenze rigide e improcrastinabili della produzione industriale e dei relativi commerci hanno una loro giustificata ragion d’essere; però poi i risultati…. Voglio aggiungere che alla fine ho votato più per rispetto della manifestazione che per altro (sinceramente non amo le gare con vincitori e non) anche perché tutte le composizioni rivelavano delicatezza di anime che cercano nella poesia (come pure in altre forme) uno spazio per poter esistere ed esprimersi (il termine non è di moda ma, a parte il catechismo, ricordo che già molto prima, Platone in uno dei suoi dialoghi fa chiedere a Cebete da un suo amico filosofo: “e che cosa è dunque o Cebete questa che tu chiami anima?”. Viviamo un periodo di transizione, in un contesto storico dominato in gran parte dal consumismo, dal pragmatismo razionalista e dal materialismo che non appagano completamente la spiritualità (anche religiosa) congenita nelle genti del nostro mediterraneo che fu sede di una delle più apprezzate civiltà del pianeta; popoli dal palato molto fine perché abituate a geni del calibro di Michelangelo, Leonardo da Vinci, Dante Alighieri e tantissimi altri. Per cui è un po’ come mettere i prodotti confezionati delle grosse catene di distribuzione (per quanto buoni e appetibili) sulle mense di individui cresciuti nel profumo dei maccheroni al forno, delle orecchiette con le cime, dei fritti di paranza, di pomodori, peperoni e cetrioli accompagnati da vini pericolosamente gustosi!!! O sbaglio!? In conclusione vorrei ringraziare gli organizzatori e il sindaco prof. Sollecito perché ho trascorso una bella serata, e spero non sia l’ultima. Permettetemi però una piccola critica che deriva da alcune mie esperienze in anni non molto lontani. Potrei anche sbagliare ma, se le pur brave attrici che hanno declamato elegantemente le poesie imparassero a memoria le composizioni, eviterebbero di dover abbassare la testa per leggere i testi, la voce fluirebbe meglio (come quando si canta) e la recitazione, secondo me, risulterebbe meno faticosa e più gradevole. Ma di questo preferirei parlarne con loro. © Riproduzione riservata

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