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Insulti in consiglio comunale, proposta di cambiamento dell'area della villa comunale e asini nei parchi comunali nel numero della rivista “Quindici” in edicola
21 luglio 2010

MOLFETTA - E’ in edicola da alcuni giorni, il nuovo numero della rivista Quindici (nella foto, la copertina) il mensile leader che fa opinione a Molfetta, completando così il panorama informativo offerto ogni giorno con Quindici on line, il primo e più diffuso quotidiano in internet di Molfetta, offrendo argomenti diversi e più approfonditi del giornale web.

L’editoriale del direttore Felice de SanctisIl Signor refuso episcopello” parla della crisi economica e della difficile situazione delle famiglie costrette a mantenere i propri figli che non hanno futuro, mentre il sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini propone drastici tagli proprio alle fasce più deboli (eliminazione della 13ª agli statali, tagli ai disabili, ecc.) mentre concede alla Lega le quote latte e dimentica i pescatori. Poi è costretto a ritirare gli emendamenti, facendo la figura del servo sciocco di Tremonti.
In primo piano questo mese una interessante proposta di Mauro Binetti per trasformare l’area della villa comunale e del Calvario in un percorso culturale che valorizzi i monumenti, cambiando la circolazione stradale.
Nelle pagine di politica Marcello la Forgia ci rifersice sull’ultimo consiglio comunale, andato deserto per colpa della maggioranza di centrodestra che scappa per non parlare degli ambulanti abusivi di frutta e verdura ai quali il sindaco ha regalato un nuovo permesso di vendere sui marciapiedi e sulle strade, annullando il blitz dei carabinieri che avevano fatto piazza pulita. E al momento di affrontare il piano del commercio sindaco e capogruppo del Pdl Angelo Marzano insultano l’opposizione di centrosinistra tra urla e schiamazzi: uno spettacolo indecente.
Intanto arriva la sentenza definitiva che condanna il Comune per l’assenza di donne in giunta e i cittadini pagano le spese processuali. Un giro per l’area di Torre Calderina ha permesso a Sergio Spezzacatena di fotografare il disastro ambientale di cui nessuno si preoccupa.
La trasformazione di Corso Umberto, con l’eliminazione dei marciapiedi e lo stravolgimento dell’antica struttura urbana, ha fatto gridare allo scandalo commercianti e cittadini, come conferma l’inchiesta di Alessandra Lucivero e Serena Minervini che hanno fatto interviste volanti nell’inchiesta ospitata nelle pagine di cronaca (vedi anche il video nella VIDEO GALLERY http://www.youtube.com/watch?v=EbD5QqtbeFw)
Un ricordo di Gianni Carnicella per riflettere sull’involuzione di oggi ci viene proposta da Tommaso Gaudio, mentre Giacomo Pisani ci racconta la prima riunione costitutiva di Sinistra ecologia e libertà verso il futuro della Sinistra.
Torniamo sulla ristrutturazione dell’appartamento accanto al Duomo, considerato uno scempio da molti cittadini, illustrando le ragioni dei proprietari, mentre infuriano le polemiche e piovono le querele.
I parchi comunali sono abbandonati e ne approfittano gli animali per utilizzarli come pascolo: accade al parco di Mezzogiorno dove Giulia La Volpe ha scoperto una famiglia di asini e una pecora beatamente a pascolare o a dormire all’ombra degli alberi.
Continua la ricostruzione dell’affondamento del Francesco Padre, Mauro Brattoli racconta errori ed omissioni dell’epoca: capitaneria sotto accusa.
Tornano le pagine, molto apprezzate e richieste, dedicate al gergario della Settimana santa molfettese di Angelo e Gennaro Gadaleta.
Per l’economia Gianni Palumbo parla dell’estate, la lunga stagione dei precari della scuola, mentre Marcello la Forgia esamina il progetto d’impresa per i giovanissimi che rischia di essere un flop: buona volontà, ma pochi fondi.
La cronaca si occupa della riqualificazione della spiaggia di Torre Gavetone, fruibile solo a metà con un articolo di Giovanni Angione.
Nelle pagine di cultura Pasquale Minervini scrive della regificazione del Liceo Classico ricostruita attraverso le lettere di Francesco Picca a Gaetano Salvemini, mentre Giovanni Del Vescovo racconta il restauro di due organi settecenteschi.
Torna l’arte di Marisa Carabellese, apprezzata collaboratrice di “Quindici”, che viene analizzata dall’ingegnere Valerio de Pinto, mentre Corrado Pappagallo ci parla di alcune tristi vicende di marinai molfettesi alla fine del XIX secolo. Infine torna “Ti fiabo e ti racconto” il festival di teatro per ragazzi del Teatrermitage.
Infine lo sport con le Ecclesiadi, il nuovo allenatore della Visrtus Basket, il nuovo difensore dell’Hockey Club e il Campionato nazionale di marcia su strada. E, per concludere Domenico Valente si pone l’interrogativo sul futuro del tennistavolo e dello sport in genere a Molfetta.
Come si vede, un numero, quello in edicola, molto ricco di contenuti e temi interessanti con tanti argomenti che vi terranno compagnia per un mese di piacevole lettura, con approfondimenti che spaziano dalla cronaca alla politica, dall'economia all'attualità, dalla cultura allo sport.
Quindici: quello che gli altri non dicono, Quindici: la rivista che si sceglie in edicola. 
 
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Viviamo tempi difficili: la paura ci assale facendo prevalere nell'animo umano la figura del padrone, negando la responsabilità. In conflitto il rapporto tra l'uomo e la libertà; particolarmente significativa e fondamentale, dal mito biblico dell'esplusione dell'uomo dal paradiso. Il mito fa risalire l'inizio della storia umana a un atto di scelta, ma fa cadere l'accento sulla peccaminosità di questo primo atto di libertà, e sulla sofferenza che ne deriva. L'uomo e la donna vivono nel giardino dell'Eden in completa armonia tra di loro e la natura. C'è pace e non c'è nessuna necessità di lavorare; non si pone nessuna scelta, non esiste la libertà e la riflessione. Viene vietato loro di mangiare il frutto della conoscenza del bene e del male. L'uomo e la donna infrangono questo patto, agendo contro la volontà di Dio, infrangono lo stato di armonia con la natura senza però trascenderla. Dal punto di vista della Chiesa, che rappresenta l'autorità, questo è nella sua essenza peccato. Dal punto di vista dell'uomo, però, questo è l'inizio della libertà, il primo atto umano. L'atto della disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della ragione. L'uomo si è separato dalla natura, ha fatto il primo passo per diventare umano diventando "individuo". Ma dall'altra parte questa crescente individuazione significa crescente isolamento, insicurezza e perciò un dubbio sempre maggiore circa il proprio posto nell'universo, il significato della propria vita. Su questa "tematica" esistenziale, giocano i potenti e i prepotenti per tenere a "bada" le masse, definendole "popolo sovrano"............
Condivido pienamente il riferimento ai Promessi Sposi di Manzoni, ma non per riconoscere i don Rodrigo di oggi: troppo semplicistico e inconfrontabile con la nostra società, lontanissima da quei tempi. I don Rodrigo contemporanei vanno riconosciuti analizzando quei processi sociali e psicologici che hanno contribuito ai cambiamenti a volte tragici del nostro vivere quotidiano. Per comprendere la dinamica del processo sociale dobbiamo comprendere la dinamica dei processi psicologici operanti nell'individuo, proprio come per comprendere l'individuo dobbiamo considerarlo nel contesto della cultura che lo plasma. L'uomo moderno, liberato dalle costrizioni della società pre -individualistica, che al tempo stesso gli dava sicurezza e lo limitava, non ha raggiunto la libertà nel senso positivo di realizzazione del proprio essere: cioè di espressione delle sue potenzialità intellettuali emotive e sensuali. Pur avendogli portato indipendenza e razionalità, la libertà lo ha reso isolato e, pertanto ansioso e impotente. Questo isolamento è intollerabile e l'alternativa che gli si presenta è il seguente: o sfuggire dal peso di questa verso nuove dipendenze e sottomissioni, o progredire verso la piena realizzazione della libertà positiva che si fonda sull'unicità e sull'individualità dell'uomo. Nonostante i molti rovesci, la libertà ha vinto delle battaglie. In queste battaglie molti sono morti con la convinzione che morire nella lotta contro l'oppressione fosse meglio che vivere senza libertà. (continua)
Parte seconda.-Una dopo l'altra, le catene cadevano. L'uomo aveva rovesciato il dominio della natura diventandone il dominatore; aveva rovesciato il dominio della Chiesa e il dominio dello stato assolutistico. Milioni di persone restano indifferenti e ansiose di cedere la libertà, quanto i loro padri lo erano strati di combattere per conquistarla. Il problema che la crisi della democrazia è problema di ogni stato moderno. E non importa quali simboli scelgano i nemici della libertà umana: si può minacciarla attaccandola in nome del fascismo dichiarato come sotto la copertura dell'etichetta dell'antifascismo. Questa verità è formulata da John Dewey tanto bene con le sue parole : “La vera minaccia per la nostra democrazia, egli afferma, non è l'esistenza di stati totalitari stranieri. E' l'esistenza, nei nostri atteggiamenti personali e nelle nostre istituzioni, di condizioni che in paesi stranieri hanno dato la vittoria all'autorità esterna, alla disciplina, all'uniformità e alla sottomissione al Capo. E quindi il campo di battaglia è anche qui: in noi stessi e nelle nostre istituzioni”. Per dirla in breve, l'individuo cessa di essere se stesso; adotta in tutto e per tutto il tipo di personalità che gli viene offerto dai modelli culturali; e perciò diventa esattamente come tutti gli altri, e come questi pretendono che egli sia. La persona che rinuncia al suo io individuale, e che diventa un automa, identico a milioni di altri automi che la circondano, non deve più sentirsi sola e ansiosa. Ma il prezzo che paga è alto; è la perdita del suo io. (continua)






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