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Il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio: tutta la verità sulla crisi, il Pd ha fatto valere la forza dei numeri su quella delle idee e consegna la città al commissario per due poltrone. Posso continuare solo con l'addio dell'attuale dirigenza del partito Il primo cittadino spiega le ragioni della crisi in una affollatissima fabbrica San Domenico. Dura presa di posizioni verso il Pd: “Annalisa Altomare è stata di fatto consigliere di opposizione. L'attuale classe dirigente del Pd ha terremotato questo sindaco, una reazione di Piero de Nicolo alle dimissioni in seguito alla vicenda della Multiservizi. C'è solo una condizione per la quale io possa tornare indietro: che questa classe dirigente del Pd non sia più tale”
21 luglio 2015

MOLFETTA - Una condizione, una sola, per salvare la maggioranza di centrosinistra e scongiurare il ritorno alle urne: “che questa classe dirigente del partito democratico non faccia più la classe dirigente del partito democratico, perché io non ho più niente da dire e da dirmi con Piero de Nicolo, Annalisa Altomare, Lillino Di Gioia. Abbiamo sopportato fin che è stato possibile”.

E' durissima la presa di posizione del sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, dimessosi venerdì scorso in seguito a un lungo periodo di frizioni col primo partito di maggioranza. Il Primo cittadino, acclamato da una lunga standing ovation ha spiegato davanti ai suoi numerosissimi simpatizzanti le ragioni della rottura, lasciando intendere che sarà molto difficile evitare il ritorno del commissario in città. Lo ha fatto da una Fabbrica San Domenico gremita (erano presenti tanti giornalisti ed emittenti televisive dalla Rai a Telenorba), proprio da dove tutto è partito 25 mesi fa: fu qui che fu nominata ufficialmente sindaco dopo l'inaspettata vittoria al ballottaggio contro Ninnì Camporeale. E soprattutto lo fa snocciolando con estrema precisione date, fatti, discorsi, protagonisti: “Nomi, cognomi, le cose, gli appunti e le carte come ha fatto Iaia Calvio ad Ortanova, voglio dire tutto stasera, raccontare quello che è successo” ha esordito il sindaco.

Dalle dimissioni di Piero de Nicolo da presidente della Multiservizi a quelle di Annalisa Altomare da presidente della commissione urbanistica, sette mesi ad altissima tensione che hanno squassato gli equilibri interni alla maggioranza di centrosinistra e trascinato l'amministrazione nel baratro di una crisi politica impossibile da ricomporre. “Quella che è successa in questi giorni è una storia semplice, la storia di un partito che ha deciso di far valere la forza dei numeri sulla forza delle idee e deciso di dire: noi abbiamo sette consiglieri comunali e il sindaco deve seguire quello che dice il Pd. E' iniziato tutto venerdì 16 gennaio, quando l'avvocato Piero de Nicolo presenta un suo movimento davanti al consigliere di centrodestra Mariano Caputo e lancia “Molfetta Riformista”, del quale poi si sono perse le tracce. Prima ancora era nata l'associazione “Cambia Verso”, presieduta da Annalisa Altomare, battezzata il giorno della presentazione da Giovani Procacci braccio destro di Michele Emiliano. “Il tutto l'anno scorso”, ha affermato il sindaco, scandendo le tappe della crisi. A causare la nascita di “Molfetta Riformista” è stato “un incidente alla Multiservizi: il presidente (Piero de Nicolo, ndr) assume il figlio e il cognato di un consigliere comunale tra le assunzioni interinali. A quel punto mi sono arrabbiata, ho chiesto le dimissioni del presidente e quando sono arrivate qualcuno ha detto di non accettarle, di fare un ammoina, una sceneggiata, altrimenti ci sarebbero stati problemi: una specie di ricatto. Ma io le ho accettate perché sono una persona semplice e quindi nasce Molfetta Riformista, come risposta politica e si comincia a creare una separazione”. Una ritorsione dunque con gravi conseguenze politiche.

La situazione, ricorda ancora il sindaco è precipitata il 2 luglio quando Tommaso Spadavecchia assessore al commercio e allo sport si è dimesso. Vano è stato il tentativo del sindaco di rifiutarle: “il Pd mi ha risposto dicendo che con l'uscita di Guglielmo Minervini e con i nuovi equilibri, non era giusto che il partito restasse solo con un assessore: ne servivano almeno due. Lo voglio dire ai molfettesi: è per questo che stiamo riconsegnando la città al centrodestra, al commissario. Tutti lo devono sapere. Un'operazione matematica, da manuale Cencelli”. Una volta appreso che le dimissioni sono irrevocabili la maggioranza procede ad approvare il bilancio senza il Pd. Poi l'apertura inaspettata del sindaco: “Dopo due giorni mi convinco che una città non può cadere per una poltrona e il 15 luglio chiamo il segretario e il capogruppo del Pd e cedo: va bene facciamo il rimpasto, per il bene della città. Un'ora prima, De Nicolo condivide su facebook un articolo di una testata non vicina all'amministrazione definendolo bellissimo. L'articolo parla di uomini e caporali. Ovviamente il caporale sono io, gli uomini De Nicolo e compagnia, con invito alle dimissioni del sindaco. Lo ignoro e concedo il rimpasto. Bisognava andare avanti. “La situazione precipita nuovamente quando l'ing. Lillino Di Gioia organizza un incontro durissimo contro l'amministrazione: “dopo una telefonata di Michele Emiliano il Pd si è dissociato. Ho ancora chiuso gli occhi e convocato un vertice di maggioranza per giovedì 16 luglio in contemporanea con la pagliacciata di Lillino Di Gioia, mentre Annalisa Altomare era lì con lui a dire che la maggioranza è senza idee, programmazione e futuro. Nel frattempo Annalisa si è dimessa da presidente della commissione urbanistica. L'ennesima dimissione. Nonostante tutto, sostengo che questo è il tempo della responsabilità e che il sindaco fa due passi indietro: concedo il rimpasto e anche i due assessori”.

A quel punto sarebbe seguita l'ennesima rottura portata avanti dal segretario del Pd Piero de Nicolo. Il sindaco ha letto alcuni appunti di quella riunione riportando le parole dell'avvocato: “avrebbe dovuto cacciare Annalisa dal partito e invece ha preso la parola e ha detto: oggi Annalisa si è dimessa. Ha posto un tema giusto, abbiamo l'esigenza di salvaguardare la tutela dei consiglieri comunali. Piergiovanni deve intervenire decisamente. Lazzaro Pappagallo non si è presentato in commissione e quando si è presentato lo ha fatto senza uno straccio di carta. Annalisa ha scoperchiato il vaso. Chiedo convocazione dirigenti del Comune che devono presentarsi alle commissioni. Pappagallo è spocchioso e va segnalato ai nuclei di valutazione per prendere provvedimenti. Bisogna subito intervenire”.
L'affondo di Piero de Nicolo avrebbe fatto seguito all'apertura del sindaco e scatenato l'ennesimo terremoto. I toni poi sarebbero stati ulteriormente inaspriti dal consigliere Roberto La Grasta presidente della commissione affari generali: “La Grasta a quel punto ha alzato la mano e dichiarato di aver pensato anche lui alle dimissioni da una commissione che presiede, solo perché lui è stato eletto con la mia lista di Signora Molfetta ma poi ha preso un autobus ed è passato al partito democratico. Ma noi di Signora Molfetta siamo stati signori, lasciamo ad altri il manuale Cencelli. Ma La Grasta ha accusato l’assessore Bepi Maralfa di non presentarsi in commissione”. Un accerchiamento per indebolire l'amministrazione: “Bepi Maralfa, Rosalba Gadaleta, Giovanni Abbattista. Si gira attorno ai grandi temi. Attorno al porto, alle opere pubbliche, ai palazzi, alla riforma dei servizi sociali, coraggiosa messa in campo dal vicesindaco. La verità è che per due anni Annalisa Altomare ci ha imposto un terremoto politico sull'urbanistica e le opere pubbliche”.

Questo il diario di una crisi politica il cui esito appare ormai scontato. Pochissimi i margini di ricomposizione della frattura: il ministro Dario Franceschini ha annullato la sua visita in città prevista per oggi per inaugurare la Cittadella degli Artisti (impegni istituzionali dicono da Roma ma probabilmente si sono voluti evitare ulteriori imbarazzi) mentre il consiglio comunale di domani dovrebbe slittare. I 20 giorni entro i quali le dimissioni del sindaco diventeranno irrevocabili passeranno probabilmente senza il passaggio in aula.
Il sindaco intanto dopo aver ringraziato tutti i cittadini e i sostenitori che non le hanno fatto mancare affetto e vicinanza, ha lanciato altre frecciate al Pd: “mi sono dimessa veramente. Voglio vedere cosa succede se va via un sindaco perché qualcuno ha giocato a destabilizzare. Voglio vedere se la classe dirigente del Pd nazionale sarà più interessata a salvare il sindaco di Molfetta o la classe dirigente del partito locale che ha terremotato il sindaco in tutti i modi e che dovrà render conto alla città della delegittimazione del centrosinistra. Ho rinunciato a molte cose in questi 25 mesi e ci ho messo tutta me stessa: voglio bene alla mia città. Ma un sindaco deve avere il coraggio di fermare il tagadà, una giostra impazzita”.

Nella serata di ieri, intanto, dopo la conferenza del sindaco, voci incontrollate e poi smentite hanno dato il segretario del Pd dimissionario. In realtà De Nicolo preso atto delle critiche del primo cittadino, avvierà una verifica interna, chiedendo ai vertici provinciali e regionali del partito di riconfermargli o meno la fiducia. Fiducia che quasi certamente gli sarà accordata.

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Autore: Onofrio Bellifemine
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