Il Pulo di Molfetta chiude? Legambiente lancia l'allarme
MOLFETTA - Negli ultimi tempi, oltre 4mila visitatori italiani e stranieri ogni anno. Legambiente: la Provincia rinnoverà la convenzione per la gestione del Pulo? “Confermiamo scadenza convenzione”. Queste le parole di una breve e asettica lettera, con cui, di fatto, si chiude la gestione Polje.
Sulla situazione del Pulo di Molfetta, oggi lancia un allarme Giovanna Grillo presidente del locale circolo di Legambiente: «Per i meno informati ricordiamo che Legambiente si occupa del Pulo sin dal 1987: allora, l’associazione ambientalista, insieme ad Archeoclub, riuscì a sventare un bizzarro progetto della Provincia che prevedeva di costruire una passerella di acciaio sovrastante la dolina – ricorda un comunicato -. Nacque poi l’idea del consorzio ‘Polje’: sei associazioni (Archeoclub, Ictius, Legambiente, Proloco, Terrae e WWF) si unirono per gestire un bene complesso come il Pulo. Polje nacque, dunque, dalla caparbia volontà di riaprire alla cittadinanza un luogo per troppi anni interdetto alla pubblica fruizione e soggetto a continui atti di vandalismo.
Non facile da gestire, il Pulo. Un sito naturalistico (1/10 della flora presente in Puglia) che ospita diverse specie animali, pesantemente antropizzato fin dalla Preistoria, dominato dall’ex convento dei Cappuccini e attraversato da sentieri borbonici che portano fin giù alla nitriera. Nonostante le criticità e l’esiguità dei finanziamenti, a fronte di una serie di costi necessari per la gestione (dalla manutenzione del verde alla pulizia dell’edificio-servizi, dall’energia elettrica all’impianto idrico e di allarme, dall’assicurazione al pagamento delle guide, dagli adempimenti fiscali alla sorveglianza, dalla produzione di dépliant e cartelloni all’organizzazione di eventi estivi), un manipolo di volontari, in questi anni, ha assicurato la formazione di un gruppo di guide, l’apertura settimanale del sito e l’organizzazione di conferenze a tema (Della Natura del Pulo; Vos estis sal Terrae), di spettacoli estivi (Lunaticanto; Notturno al Pulo; Nel grembo della grande madre) e di spettacoli pomeridiani per bambini.
Era dalla fine dell’ ‘800 che visitatori stranieri non varcavano il cancello del Pulo. Poi, grazie al sito web (www.pulodimolfetta.it), danesi, tedeschi, francesi, olandesi, australiani, inglesi e americani, tutti giù a bocca aperta a dichiarare che visitare il Pulo è stata un’esperienza unica.
Persino le indicazioni stradali mancavano: il consorzio si è occupato anche di questo. Ha avviato uno dei primi esempi di ‘rete’ nel panorama cittadino (il biglietto integrato col Museo Diocesano); ha partecipato al bando di concorso per gestire il Museo del Pulo; ha iniziato il complesso iter del riconoscimento di Sic (Sito d’Interesse Comunitario), che avrebbe assicurato una maggiore tutela naturalistica anche grazie a possibili finanziamenti europei, iter iniziato un paio d’anni fa e ancora in attesa di parere a livello comunale; ha persino ricevuto un premio della Regione per la Valorizzazione del Paesaggio.
Forse avrebbe potuto fare di più il consorzio: ad esempio, immaginare un ‘sistema Pulo’ che comprendesse il Convento dei Cappuccini e la cava dei Dinosauri, fino ad arrivare a Lama Cupa, e che ne valorizzasse le peculiarità naturalistiche e turistiche anche nell’ottica dell’autosufficienza economica. Il Pulo sarebbe potuto diventare uno straordinario laboratorio naturalistico di educazione alla biodiversità, se avesse avuto ben altri riconoscimenti e finanziamenti. Invece, ci si è ritrovati ogni anno al tavolo con la Provincia a ‘questuare’ pochi euro per i lavori di manutenzione straordinaria (rifacimento del recinto, ripristino dei cavi elettrici rubati per ben due volte, rifacimento della scaletta ormai deteriorata, rifacimento del cancello arrugginito). Finanziamenti mai arrivati, peraltro.
Sperare in un’acquisizione del Comune sarebbe troppo? Ci vorrebbero la volontà d’investire e una visione d’insieme più ampia sinora mancata. Una cosa è certa: se il Pulo resterà chiuso e privo delle necessarie cure si aggiungerà ai tanti piccoli tesori italiani prima dimenticati dalle istituzioni, poi distrutti dall’incuria e dal vandalismo».