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“Il principe solitario” di Maria Addamiano
15 luglio 2020

È appena stato pubblicato dalle edizioni Wip il volume Il principe solitario di Maria Addamiano, corredato dalle sognanti illustrazioni delle sorelle Lia e Maddalena Palumbo. Il Principe solitario, fiaba di Maria Addamiano, è ambientato nell’immaginario regno de’ Collins, un luogo sospeso tra passato e presente, in cui i ragazzini giocano ancora sereni per strada, si può circolare a cavallo e sussiste ancora una dimensione paesana del vivere. Eppure, in questa cornice dal sapore d’antico, s’insinua il presente, con le difficoltà di uno dei periodi più difficili della storia d’Italia. Il virus contagioso che rende vuote le chiese è una chiara allusione al lockdown da Covid-19 e la solitudine di Federico, principe solitario suo malgrado e caratterizzato da un forte bisogno di socialità, richiama l’isolamento che abbiamo provato tutti, in questo momento di permanenza forzata in casa, lontani da gran parte degli affetti. Federico patisce gli effetti di una genitorialità apprensiva e al contempo distratta, fattori di cui la coesistenza potrebbe apparire addirittura paradossale. Da un lato, la sua solitudine è figlia dell’innato snobismo del ceto aristocratico, che ritiene di doversi rapportare esclusivamente ai suoi pari, dall’altro, è legata al tentativo, da parte dei genitori, Boldo e Teodolinda, di preservare dai pericoli Federico, figlio unico, facendolo crescere in una campana di vetro, isolato dal mondo. Ma a tali premure nei confronti della propria progenie non corrisponde una relazione basata sull’affettività e la condivisione delle esperienze di vita: questa coppia di sovrani iperprotettivi, completamente assorbita dalla ragion di Stato, si è involontariamente allontanata da un figlio cresciuto e divenuto ormai adolescente, magari presto pronto alla successione. Forse, al diradarsi di ogni forma di dialogo e di confronto all’interno della famiglia avrà contribuito anche l’errata convinzione che, trascorsa l’età dell’infanzia e dei giochi, le giovanissime vite possano fare meno di attenzioni e che queste siano, anzi, addirittura interpretabili come smancerie. Il risultato è che Federico, come in ogni fiaba che si rispetti, trasgredisce il divieto di allontanarsi dal palazzo regale e approda nelle strade del borgo antico di Valledoro. L’infrazione del divieto coincide quindi con un primo, momentaneo, allontanamento dalla corte. Non una punizione segue la trasgressione: il ragazzo va incontro, invece, a un primo folgorante innamoramento. Quello per i suoi coetanei, i giovinetti che esprimono la naturale energia e il loro bisogno di vivere rincorrendo e calciando una palla di pezza, passatempo tipicamente maschile della fanciullezza e poi dell’adolescenza. Dalla solitaria dedizione all’equitazione, Federico passerà così alla passione per il gioco in team, quel gioco selvaggio, eppure non privo di norme da onorare, che lo lascerà folgorato e appassionato. La scoperta dell’altro da sé è una tappa imprescindibile nella formazione di un giovane uomo. Federico, ancora bambino in un corpo cresciuto, scoprirà la gioia delle scorribande en plein air con gli altri adolescenti e il bisogno di socialità che lo indurrà anche a cercare – seppur con l’intento di ottenere qualche concessione – di ravvivare il dialogo con la madre. Teodolinda rappresenta una figura delicata, di cui emblema è la rosa odorosa di tè del quale profumo la donna non può più godere, perché costretta, da affari di Stato, a una perenne clausura, che la induce ad accontentarsi dell’odore – peraltro assente o comunque artificiale – dei fiori recisi in un vaso di cristallo. Tutta la famiglia reale, dunque, sembra vivere il tempo della stagnazione e solo uno shock potrà sbloccare la situazione. A questo contribuirà il secondo allontanamento di Federico, il quale, mostrando orgogliosamente ai coetanei il segno del proprio status, il cavallo Saetta, vedrà imbizzarrirsi l’animale e sarà vittima di un pericoloso incidente. Non vogliamo anticipare nulla sul prosieguo della trama. Basti sapere che il nuovo allontanamento sarà preludio alla nascita d’un secondo innamoramento, delicato come quel primo battito del nostro cuore verso un’altra persona. Qui un’altra eroina fa il suo ingresso e, non a caso, è una dottoressa: in tempi di Covid-19, l’eroismo silenzioso di questa categoria sociale è stato visibile a tutti. La giovinetta sta per scegliere la via del chiostro; la sua condizione è esattamente opposta a quella di Federico, con la sua fanciullezza e giovinezza ‘claustrale’ per imposizione. Eppure nell’opzione di Rebecca, subentrerà un fattore che ingenererà un cortocircuito, ovviamente non distruttivo, ma ricco di positivi sviluppi, come spesso accade nelle peripezie delle fiabe. Non aggiungiamo altro, se non l’invito a lasciarvi catturare dalle maglie della narrazione sino all’immancabile happy end, che vede tutti, arricchiti e resi più saggi, andare incontro a quello che Sandro Penna ha definito il “dolce rumore della vita”. © Riproduzione riservata

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