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Il magistrato Raffaella de Luca al Liceo Classico di Molfetta: tutela della donna e casi di femminicidio Domani, mercoledì 30 novembre, ore 18.30, nella Biblioteca di Istituto
29 novembre 2016

MOLFETTA - Il Liceo Classico “Leonardo da Vinci” di Molfetta prosegue la sua azione di sensibilizzazione, formazione e prevenzione contro la violenza sulle donne.

Domani, mercoledì 30 novembre, alle ore 18.30, nella Biblioteca dell’Istituto, a Corso Umberto, gli studenti incontreranno la dott.ssa Raffaella de Luca, Sostituto Procuratore della Repubblica – Trani, sul tema: “Gli strumenti di difesa dei soggetti deboli nell'ordinamento italiano: le risposte dello Stato alle variegate forme di violenza contro la donna”.

Il magistrato, ex studentessa del Liceo Classico, si è occupata di casi di violenza sulle donne ed attingerà, quindi, alla sua esperienza professionale per offrire ulteriore materiale di riflessione. Nello specifico, parlerà della tutela della donna e dei soggetti più deboli nel nostro ordinamento, soffermandosi in particolare sui reati che da epoche recenti condannano le azioni violente contro donne e familiari e sulle novità che sono state introdotte con la nota legge sul "femminicidio". Con qualche assaggio di casi "quotidiani”.

Le attività del Liceo Classico riguardo la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne” si arricchiscono, quindi, di un’altra sfumatura, quella prettamente giuridica.

Gli studenti hanno già partecipato con una delegazione alla manifestazione organizzata dalla Consulta femminile di Molfetta, presente la responsabili di un Centro antiviolenza. Sono stati poi protagonisti di un’intensa performance a Corso Umberto, la sera del 25, quando, attraverso danza, recitazione, coro, mimo, azione ginnica hanno esplorato e denunciato le radici antiche della misoginia e il suo persistere nella forma  di violenza di genere.

Per il Liceo, guidato dalla Dirigente, prof.ssa Margherita Anna Bufi, un'altra tappa di un processo di formazione a tutto tondo, che pone estrema cura nella formazione globale della persona.

La cittadinanza è invitata.

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Cara Viridiana, ti è sfuggito questo, penso! Sono stato ragazzo dell'Azione Cattolica|martedì 22 nov 2016 15:14:22 Perchè la violenza sulle donne? Risposta complessa e non facile, anche "pericolosa" in un certo senso. Non è un problema "moderno" o "post-moderno", è un problema racchiuso nei secoli in cui non se ne parlava, era una specie di "tabù" in una società patriarcale. Le religioni hanno una grande responsabilità, non sulla violenza, ma nei principi di valori chiaramenti al maschile. Anche se predicano l'uguaglianza, le religioni attribuiscono ruoli diversi ai generi e conferiscono superiorità agli uomini. Sono dunque responsabili dei pregiudizi, degli stereotipi, delle discriminazioni. L'antropologia ha insegnato che anche i valori viaggiano con la storia: le aspirazioni umane restano alte nel cuore umano, ma si evolvono e ci aspettano su mete ancora lontane. Il senso del "sacro", tuttavia, persiste e spesso inquina le religioni, i cui messaggi fondativi sono di ben altro significato. Gli antichi Greci e Romani, per aver simboleggiato il divino nelle forme umane, si sono sottratti a molti rischi del monoteismo, mentre l'ebraismo, che riconosce un Dio unico creatore che non vuole essere conosciuto né nominato "invano" e che richiama gli umani a preoccuparsi non di lui, ma della rettitudine del proprio agire, ha avuto la presunzione di conoscerne la Legge, di avere una casta sacerdotale che la interpretava per tutti e rendeva temibile la divinità. Politeisti e monoteisti hanno trasmesso una "sacralità" patriarcale, connotata da tabù sessisti che mortificano il femminile. E hanno dato alle religioni il connotato del potere. Il Cristianesimo ricondusse il divino ebraico ad una storia da vivere in termini universali e ridusse la legge ai due comandamenti dell'amore: per Dio e per il prossimo. Nacque, dunque, come religione depurata sia dal sacro antropologico, sia dalla logica del potere. L'inevitabile necessità di darsi un'organizzazione ha limitato la libertà della fede. L'Islam, che completa la triade dei monoteismi, pur libero da centralismi vaticani, ha ripreso il valore autoritario della legge divina, inchiodando all'obbedienza la responsabilità individuale e ribadendo l'inferiorità della donna. Ma la complessità delle stesse innovazioni tecnologiche mette in crisi le ipotesi etiche e suscita paure, anche inconsapevoli, che comportano il recupero del bisogno di certezze a sostegno della difficoltà di dare senso alla vita. Torna, cioè, il bisogno del "sacro": folle vanno a Medjugorie o a vedere la mummia di padre Pio, come se la preghiera o il miracolo fossero condizionate non dalla fede, ma dalla suggestione dei luoghi. E torna per le chiese la tentazione del potere, come se la verità, anche quando ritenuta coincidente con il divino, non fosse ricerca comune. E torna il conflitto fra le religioni, come se il divino non stesse al di là dei nomi con cui donne e uomini lo chiamano nelle diverse fedi. La laicità persiste ad essere, dunque, una pratica difficile. Per antica tradizione le donne sono ritenute più spiritualmente vicine al sentire religioso e, anche nel giudizio politico moderno, più influenzabili dal monito ecclesiastico. Qualche anno fa, al Parlamento europeo, è stata approvata una risoluzione (n.1464 del 2005) su 'Donne e religione in Europa', in cui si riconosce che 'la maggior parte delle donne in un modo o in un altro, è presa di mira dalle posizioni delle differenti religioni direttamente o tramite la loro tradizionale influenza sullo Stato...' per questo 'i diritti delle donne sono spesso limitati e disprezzati in nome della religione'. Bisogna, dunque, 'garantire la separazione necessaria tra la Chiesa e lo Stato, affinché le donne non siano sottomesse a politiche o leggi ispirate dalla religione (per esempio nel campo della famiglia, del divorzio e delle leggi contro l'aborto'. Il voto femminile per i referendum sul divorzio e l'aborto hanno confermato nella storia il "genere della laicità" delle donne. Una risorsa, come si dice sempre del nostro genere. Anche in questo campo finora sprecata.
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