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Il gen. Paolo la Forgia al Rotary: occorre un'educazione alla legalità L'alto esponente dell'Arma, molfettese doc, ha parlato della criminalità organizzata
15 giugno 2015

Le famiglie criminali del Sud si sono ormai radicate al Nord e hanno sviluppato un giro di affari miliardario, che vede sempre più impegnate le forze dell’ordine a contrastare queste nuove illegalità, che non passano più attraverso gli omicidi e i delitti di mafia, ma lungo i canali della finanza e della corruzione politica. Del resto le cronache dei nostri giorni sono una conferma del livello di diffusione del malaffare che coinvolge sempre più settori della politica, nessuno escluso. Dei problemi della criminalità ha parlato il Gen. Paolo la Forgia, molfettese doc e referente per l’Arma dei Carabinieri presso la Commissione parlamentare Antimafia, sul tema “Ramificazioni della criminalità organizzata in Italia e in Europa” nel corso di una riunione interclub con cui i Rotary di Bisceglie, Molfetta e Corato, con i presidenti prof. Gianni Cassanelli, avv. Emilio Poli e dott. Giuseppe Loiodice, hanno voluto celebrare il 37° anniversario dalla morte di Aldo Moro e Peppino Impastato. Il dilagare delle mafie anche nelle regioni un tempo più “virtuose” come l’Emilia Romagna danno l’idea dell’impegno dell’Arma dei carabinieri nel contrasto di un fenomeno di dimensioni ormai nazionale. Le operazione dell’Arma sono quotidiane, ma non bastano a frenare quello che è diventato un brand criminale anche all’estero. Il gen. La Forgia ha anche spiegato la differenza fra le principali famiglie mafiose: quella siciliana (mafia), quella calabrese (ndrangheta), quella pugliese (sacra corona) e quella napoletana (camorra). La mafia siciliana è quella che ha subito i colpi maggiori dell’offensiva dello Stato e delle forze dell’ordine, e dopo la cattura di Riina e Provenzano e altri capi storici, oggi sta cercando di riorganizzarsi, investendo capitali in mezzo mondo. La mafia italiana non disdegna di collaborare con quelle cinese, albanese e montenegrina. La camorra oggi è quella più violenta, mentre la ndrangheta è difficilmente permeabile, conservando una struttura a vincolo familistico, tant’è che sono pochi i collaboratori di giustizia di cui può avvalersi la magistratura. Dove la politica e la pubblica amministrazione sono deboli, si infila il potere mafioso che promette posti di lavoro, avanzamenti di carriera e consensi elettorali. Prima era il mafioso che si rivolgeva all’imprenditore, ora la crisi ha ribaltato le situazioni: è l’imprenditore che si rivolge alla criminalità per chiedere protezione e sostegno economico. E così la criminalità organizzata penetra negli appalti pubblici e privati. La mafia pugliese più pericolosa e violenta è quella foggiana, che è in grado perfino di organizzare operazioni a livello militare come quando hanno circondato una città, con ruspe e veicoli, impedendo ingressi e uscite, fino a quando non venivano completate le rapine. Uno dei settori più appetibili per la criminalità oltre agli appalti pubblici resta la sanità e il reimpiego del denaro sporco nell’acquisto di ristoranti e alberghi di lusso anche a Roma. L’altro rischio è quello della penetrazione, già in corso, in Europa, dove il fenomeno non viene ancora percepito nella sua gravità. Ecco perché è necessario condurre un’opera di sensibilizzazione non solo della gente, ma anche dei governi europei, al fine di contrastare più efficacemente il fenomeno criminale, che è ancora lontano dall’essere sconfitto. Ma è soprattutto sull’illegalità diffusa e sull’educazione alla legalità che ha messo l’accento il gen. la Forgia. Si comincia col farsi cancellare una contravvenzione, o con una raccomandazione per finire alla corruzione. “Serve un’educazione costante alla legalità che parta dalla scuola e dagli altri istituti formativi, compresa la famiglia, se si vuole che nel tempo cambi qualcosa”. Le forze dell’ordine, dal canto loro, stanno lavorando bene, a livello centrale e periferico, attraverso le oltre 6.000 stazioni presenti sul territorio. Rispetto e protezione anche per la stampa, su una sollecitazione del giornalista Felice de Sanctis, direttore di “Quindici”intervenuto nel dibattito, che ha registrato molti interventi, a conferma dell’interesse sociale del tema della legalità e della sicurezza. “Anche a chi denuncia attraverso gli organi di stampa, è assicurata la massima protezione, a non più di 24 ore dalla prima minaccia”, ha assicurato il generale. In conclusione il Rotary di Molfetta, città natale del generale, ha voluto conferirgli la qualifica di socio onorario e la massima onorificenza rotariana la Paul Harris Fellow attribuita a personalità rotariane e non rotariane o associazioni ed enti che si distinguono particolarmente per l’attività di servizio sul territorio.

Autore: Leonardo de Sanctis
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