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Il custode (comunista) del Comune si racconta: quel sindaco
15 gennaio 2010

A Cosimo Morrelli, 65 anni, comunista non pentito, custode del Comune di Molfetta, figura storica a Palazzo di città, Quindici ha chiesto di raccontare qualche episodio della sua vita e gli aneddoti capitati durante la sua attività, ora che dopo 32 anni di servizio è andato in pensione. Morrelli, infatti, ha visto passare 9 sindaci e 3 commissari prefettizi e decine di assessori e personaggi importanti transitati per la sede comunale in occasioni ufficiali e anche in privato. L’avevamo lasciato il numero scorso con la sua prima attività, quella di barbiere e con una domanda: come mai ha deciso di cambiare mestiere, visto che era soddisfatto del suo lavoro? Ecco il racconto di Cosimo, questa volta in prima persona. «La categoria degli artigiani è stata sempre poco considerata, con poche garanzie per il futuro (assistenza e pensione) e fra questi – sottolinea Morrelli – quella del barbiere era fra le più deboli. Tra l’altro si lavorava con delle “armi”, cioè forbici e rasoio. Questo mi ha indotto, alla metà degli anni Settanta, a cambiare mestiere, ma ho continuato ad amare ed esercitare a livello amatoriale, e, dopo un breve periodo come “inserviente” in una scuola, sono approdato alla sede comunale, prima come usciere e poi come custode. Devo dire che per me l’esercizio dell’attività di custode ha rappresentato una bella posizione soprattutto per i contatti umani: ho conosciuto una infinità di gente. Uno degli uomini che ha avuto su di me una influenza positiva è stato il sen. Enzo de Cosmo, il quale al momento di insediamento come sindaco, il 25 marzo del 1984, nel corso di un incontro con un numero ristretto di impiegati, mi rivelò che era a conoscenza delle mie idee politiche: ero comunista e lui democristiano. Ma preferiva che l’appartenenza partitica restasse fuori dalle mura municipali e mi disse che, se avessi collaborato con lui, ne sarebbe stato felice. Così, presi alla lettera quella richiesta al punto tale che i miei compagni di partito arrivarono a mettere in dubbio che io fossi rimasto comunista con la “C” maiuscola. De Cosmo è stato per otto anni sindaco della città. In quel periodo sono accaduti tanti episodi che difficilmente si possono dimenticare, come la venuta di ambasciatori e grossi politici, come Fitto padre e il grandissimo on. Oscar Luigi Scalfaro, che venne al Comune senza scorta e squilli di tromba, salutando tutti, dal funzionario all’usciere. In queste occasioni il sindaco de Cosmo essendo ligio al protocollo, a fine mattinata mi avvisava che nel pomeriggio avremmo avuto ospiti, pregandomi di farmi trovare il più presentabile possibile (barba fatta, abito e cravatta), cosa che ho imparato a fare grazie al suo consiglio. De Cosmo mi ha insegnato ad essere umano ed educato con tutti, specialmente con donne e anziani. Un episodio che non potrò dimenticare accadde alla fine degli anni Ottanta, quando ci fu la prima guerra dell’Iraq. De Cosmo, insieme all’attuale presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, si era recato a Baghdad per tentare di liberare alcuni italiani che erano rimasti prigionieri. Questi uomini non erano militari, ma operai e la missione del sindaco di Molfetta andò a buon fine e questi italiani furono rilasciati. Dopo qualche mese, un sabato pomeriggio, sentii suonare il campanello della mia casa annessa al Comune e quando andai ad aprire mi trovai di fronte un signore con la moglie e il figlio: era venuto in automobile dalla Sicilia per ringraziare colui che l’aveva salvato da quell’inferno iracheno. E così mi chiese di accompagnarlo a casa del sindaco De Cosmo. Cosa che feci con piacere, sentendomi un po’ partecipe di quell’avvenimento. Un giudizio globale del periodo in cui Enzo de Cosmo fu sindaco è sicuramente positivo: penso di considerami fortunato per aver collaborato con lui e auguro a tutti gli impiegati di qualsiasi amministrazione di trovare un leader come lui».

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