“Il Comune incapace restituisca alla Regione la delega sul porto per evitare altri danni”
L’INTERVISTA. Gabriella Azzollini, consigliera comunale del Partito Democratico
Qual è la sua opinione sull’ultima vicenda giudiziaria del porto di Molfetta? «Ovviamente nessuno conosce i dettagli dell’indagine giudiziaria e non mi interessa entrare nel merito dell’inchiesta o dei risvolti penali della vicenda. La giustizia farà il suo corso. Ho massimo rispetto per il lavoro dei magistrati e ovviamente non intendo esprimere nessun giudizio sugli indagati per cui vale sempre il principio di non colpevolezza, sino a sentenza definitiva. Sotto il profilo politico, però, abbiamo il dovere di esprimere tutte le nostre preoccupazioni per l’ennesimo scandalo che ha coinvolto i lavori di realizzazione del nuovo porto commerciale e che interessa l’attività amministrativa del Comune, con riferimento alla gestione di un appalto. In questo caso le preoccupazioni aumentano perché, da quanto emerge dalle indagini, sarebbero state riversate in mare enormi quantità di materiale non conforme e, addirittura, rifiuti speciali che potrebbero aver arrecato un danno ambientale significativo. Possibile che nessuno si sia accorto di niente, in Comune? Possibile che nessuno abbia controllato e vigilato perché i lavori fossero realizzati a regola d’arte, utilizzando materiale adeguato? Eppure c’erano state diverse segnalazioni specifiche, negli anni scorsi. Ecco, questa vicenda dimostra per l’ennesima volta l’incapacità politica e amministrativa di una compagine di governo della città che non persegue l’interesse pubblico ma solo il consenso, e che rischia così di arrecare danni inimmaginabili alla città». La costituzione di parte civile serve al sindaco Minervini a tirarsi fuori da questa vicenda. Lui ha delle responsabilità almeno politiche? «La costituzione di parte civile attiene alla vicenda processuale. Al momento non c’è nessun processo e, quindi, nessuna costituzione di parte civile, dal momento che siamo ancora nella fase preliminare delle indagini. Ovviamente anche su questo il Sindaco ha provato a confondere le acque e a mistificare la realtà. Il problema non è ottenere, quando ci sarà il processo e in caso di condanna degli indagati, un risarcimento del danno economico per il Comune. Quello è il minimo. Il problema è che nessuno potrà restituire a Molfetta la dignità calpestata e tutto il tempo che l’incapacità amministrativa di chi ci governa sta facendo perdere alla città. Stando alle indagini, il nostro mare è stato considerato una discarica dove riversare di tutto e nessuno ha vigilato. Il sindaco ovviamente non ha alcuna responsabilità penale e personale, ma è il vertice dell’amministrazione e su di lui grava la responsabilità politica di non aver saputo organizzare gli uffici comunali in modo efficace ed efficiente. Sotto il profilo politico questa amministrazione ha asservito completamente il destino della città alla realizzazione del nuovo porto commerciale. Nessuno mette in discussione l’importanza strategica di questa infrastruttura e la necessità di completarla, anche per evitare che resti in mare, a sfregiare il nostro orizzonte, un’opera realizzata per metà. Ma ormai è evidente che il Comune non è in condizione di completare i lavori. Il sindaco ha detto in Consiglio che il Porto ormai è finito ed è tutto pronto, ma mi viene il dubbio che, chiuso nel suo ufficio in Comune, abbia perso il contatto con la realtà e non sappia di che parla. Per completare tutte le opere ancora necessarie (dalla realizzazione del centro servizi, ai lavori di dragaggio dei fondali, per non parlare del collaudo delle opere sin qui realizzate, del completamento della viabilità o della realizzazione degli impianti) e vedere le prime navi attraccare, ci vorranno ancora anni. Se continuiamo così, il dubbio che i costi diventino insostenibili per le nostre casse aumentano, nonostante i finanziamenti statali giganteschi ricevuti negli anni scorsi. Per questo riteniamo che il Comune debba prendere atto della situazione e debba restituire alla Regione Puglia la delega che ha ottenuto nel 2002 per realizzare il nuovo porto. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che stiamo parlando di un porto di interesse regionale e il Comune sta gestendo l’appalto sulla base di una delega concessa dalla Regione al Comune più di vent’anni fa e da allora più volte prorogata. Dopo oltre vent’anni si deve prendere atto che il Comune, per ragioni oggettive legate alla complessità dell’opera oltre che per incapacità della sua classe diri-gente, non è in condizione di completare i lavori e deve restituire la delega alla Regione perché quest’ultima, con i suoi tecnici, le sue competenze e la sua autorevolezza, porti a termine il cantiere. L’alternativa è correre il rischio che si continui così, con lavori a singhiozzo e con un’incertezza assoluta sul costo dell’opera che diventerà insostenibile. La città non se lo può più permettere». Il porto di Molfetta può considerarsi un caso di cattedrale nel deserto o di sperpero di denaro pubblico? «Il Porto ha rappresentato per vent’anni il grande sogno della città. Solo che quel sogno, ora, si sta trasformando in un incubo. Stiamo parlando di un’infrastruttura strategica immaginata e progettata più di vent’anni fa. Da allora il mondo è completamente cambiato e questo ha inevitabilmente coinvolto anche i traffici marittimi e le rotte commerciali che oggi non vedono più al centro il Mediterraneo, anche per i venti di guerra che spirano fortissimi in tutta l’area. Il grande rischio che corriamo è che quando il Porto sarà finito (tra due anni? Tra cinque? Tra dieci? Nessuno può dirlo), sarà già vecchio e incapace di intercettare i cambiamenti in atto. E’ chiaro che l’opera va completata nel più breve tempo possibile, e per questo chiediamo il supporto della Regione e degli enti sovraordinati, compresa l’Autorità Portuale del Mare Adriatico Meridionale alla quale Molfetta dovrebbe immediatamente aderire, ponendo fine a questa idea autarchica che tiene fuori la nostra città dalla rete di tutte le infrastrutture portuali che si affacciano sull’Adriatico, da Termoli sino a Brindisi. Ma soprattutto vorremmo sapere dall’amministrazione comunale quale sarà la vocazione di questo porto, quale sarà la sua destinazione. Sentiamo parlare indistintamente di navi commerciali, di navi mercantili e di navi da crociera, come se lo stesso porto potesse andar bene per tutto. Non ci si rende conto di un problema gigantesco su cui il Sindaco continua a non fornire risposte: i bassi fondali. Il progetto originario del Porto prevedeva di dover portare i fondali a 11 metri sotto il livello del mare, per consentire l’attracco di navi mercantili di portata medio-grande, con un pescaggio di almeno 9 metri e che quindi, per ragioni di sicurezza nelle manovre di attracco, avrebbero bisogno di almeno 11 metri di profondità. Nessuno si è accorto, però, che si stava progettando di realizzare un porto su un tappeto di bombe e, soprattutto, con un fondale durissimo, fatto di rocce e calcare. Per questo il dragaggio dei fondali è stato addirittura stralciato dal progetto in via di realizzazione e al momento non si sa neanche quando si procederà. Le operazioni di bonifica dei fondali dagli ordigni bellici continuano a procedere con lentezza disarmante e questo impedisce il dragaggio dei fondali. Se, come appare assai probabile, i fondali del nuovo porto non saranno mai portati a 11 metri sotto il livello del mare, avremo costruito un mega porto, con una banchina lunga quasi 700 metri, per ospitare le stesse piccole navi che portano materiale ‘‘alla rinfusa’’ e che già attraccano nel vecchio porto. Che senso ha questa operazione, allora? Su questo abbiamo chiesto risposte, ma il Sindaco ci risponde solo con la propaganda e con vuota retorica su un immaginifico sviluppo e su ipotetici posti di lavoro di cui non c’è traccia, senza mostrarci uno straccio di studio o di analisi che dimostri la sostenibilità nel tempo dell’operazione in atto. E a questo bisogna aggiungere il progetto faraonico di realizzare il terminal ferroviario a servizio del nuovo porto. Un’altra opera mastodontica che impatterà enormemente sul territorio e che sarà al servizio di un’infrastruttura che neanche sappiamo quando (e se) sarà completata. Siamo all’assurdo e noi, come Partito Democratico, siamo molto preoccupati. Per questo chiediamo al Sindaco di fermarsi, con un gesto di umiltà e di responsabilità, e di restituire la delega alla Regione perché riprenda in mano la situazione». Questa amministrazione si sta rivelando incapace di affrontare i problemi e i bisogni amministrativi? «La scellerata gestione del nuovo Porto è solo la punta dell’iceberg che dimostra la conclamata incapacità di questa amministrazione di far fronte ai problemi reali dei cittadini. La rincorsa spasmodica alla realizzazione di grandi opere sta facendo perdere di vista quali sono le emergenze cui il Sindaco e la sua Giunta dovrebbe dare risposte immediate. La città continua a essere lurida e la gestione dei rifiuti è fallimentare, con un debito gigantesco che pesa sulle casse dell’ASM e che ne mette in discussione la tenuta economica e finanziaria. Sulla raccolta differenziata il Sindaco aveva promesso anni fa un deciso cambio di rotta, ma non si vede niente di tutto questo, solo sacchetti di spazzatura a tutti gli angoli delle strade, come negli anni ’70. Il commercio in città langue, le saracinesche chiuse aumentano e un pezzo importante della nostra economia che ha fatto la storia di Molfetta, sta morendo, nell’indifferenza di chi ci amministra. Anche in vista del prossimo Natale mi giungono voci non confortanti sulle reali intenzioni dell’amministrazione di investire per rendere Molfetta bella e accogliente, e quindi competitiva con le città limitrofe per attrarre flussi turistici in città. Per non parare della sicurezza che è ancora un’emergenza nonostante il grande impegno delle forze dell’ordine. Senza dimenticare l’area mercatale che, anche qui a seguito di uno scandalo giudiziario, continua a essere del tutto abbandonata. Ma potrei continuare a lungo, parlando per esempio del lungomare che potrebbe rappresentare un fiore all’occhiello per la nostra città se solo ci fosse un’idea reale di riqualificazione e di rilancio, ma è lasciato all’incuria e al degrado, e su cui l’amministrazione coltiva il progetto irresponsabile di renderlo solo una grande discarica dove sistemare, con la cosiddetta “vasca di colmata”, il materiale inerte che deriverà dai lavori di dragaggio del porto. Un altro progetto contro cui ci batteremo perché Molfetta non merita tanta approssimazione e tanta incapacità al governo della città. E’ tempo di immaginare un futuro diverso per la città e di impegnarsi per costruire un’alternativa reale a questa amministrazione che restituisca benessere e vivibilità». © Riproduzione riservata