Il “Centro massaggi corpo a corpo” a Molfetta, nascondeva una “casa di piacere” a due passi dalla villa comunale. La Finanza arresta i due gestori. Interrogati anche i clienti
Vico Garibaldi, la stradina sede del "centro massaggi"
MOLFETTA – A Molfetta non ci facciamo mancare nulla, anche i centri di massaggi illegali. Li chiamavano, infatti, “massaggi corpo a corpo” e questa definizione, di per sé invitante, nascondeva il vero scopo di queste “frizioni”, il cui costo variava da 70 a 300 euro a seconda delle “manipolazioni”.
In realtà, si sarebbe trattato di una casa di piacere, per così dire, un centro di sfruttamento della prostituzione in pieno centro in vico Garibaldi a due passi dalla villa comunale.
A bloccare questo traffico è stata la Guardia di Finanza che ha colto in flagranza due signore addette al “centro” di… lusso: la compagna di uno dei due presunti sfruttatori, Michele Leonetti di 41 anni di Modugno e una 32enne che, oltre ad offrire i massaggi, sarebbe stata addetta alla… contabilità.
In pratica, era lei che fissava il prezzo delle prestazioni sessuali, incassando il corrispettivo.
Oltre a Leonetti, è finito in carcere anche Cosimo Martiradonna, 39 anni di Modugno, anch’egli con l’accusa di essere il presunto sfruttatore. Entrambi gli uomini erano già rimasti coinvolti anni fa in un’altra inchiesta della Procura di Bari su sfruttamento della prostituzione anche in quel caso mascherata da massaggi e pubblicizzata con annunci su internet.
La presunta gestione del centro era ben organizzata, secondo le accuse degli inquirenti: Leonetti avrebbe coordinato l’intera attività e avrebbe sorvegliato il “centro massaggi” dall’esterno, sia di persona, sia attraverso un sistema di videosorveglianza, attraverso il proprio telefono cellulare.
Martiradonna, invece, si sarebbe occupato del traffico interno al “centro”.
Il Business illegale è durato fino al 21 febbraio, quando i finanzieri hanno fatto irruzione nel centro, ammanettando i due uomini colti sul fatto. Sembra che questa attività durasse da mesi.
Una delle due donne coinvolte, una volta scoperta, avrebbe obbligato un cliente a cancellare i messaggi e le telefonante, tentando poi di distruggere i telefonini per non farli cadere nella mani dei militari.
Che si trattasse di un centro di sfruttamento della prostituzione sarebbe stato confermato anche da alcuni clienti interrogati dal Pm che conduce le indagini, il dott. Ubaldo Leo e dai messaggi trovati sullo smartphone di Leonetti. Gli stessi clienti hanno confermato di aver trovato il “centro massaggi” su internet attraverso la chiave di ricerca “massaggi corpo a corpo”. Quindi il cliente veniva contattato attraverso WhatsApp con l’indirizzo del “centro” e le foto di donne mezze nude che dicevano “ti aspettiamo”.
Altri clienti sono stati informati da amici o conoscenti dell’esistenza del “centro benessere” a Molfetta e di essere andati anche senza appuntamento per prestazioni… “chiavi in mano”. Sono state anche fornite descrizioni dell’abbigliamento, per così dire, delle signore e sugli accessori per “deliziare” i clienti come ad esempio borotalco o preservativi aromatizzati alla frutta. I finanzieri hanno trovato anche elenchi di donne con accanto alcune cifre, probabilmente gli incassi o il costo delle “prestazioni”.
Nell’udienza di convalida davanti al Gip Marina Chiddo, Leonetti si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Martiradonna si è dichiarato estraneo al “centro” sostenendo che era lì per lavori di manutenzione. I due sono stati rinchiusi in carcere e il “centro” è stato posto sotto sequestro.