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Grande quartiere? Anzi no grande cantiere INCHIESTA 1. VIAGGIO NELLE PERIFERIE DI UNA CITTA' SEMPRE PIU' DEGRADATA
15 settembre 2007

Un grande cantiere, pardon quartiere, confi nato tra via Berlinguer, la SS16bis, la provinciale per Terlizzi e la strada che porta alla Madonna delle Rose. Prestigiosa zona residenziale o ennesima zona dormitorio? La risposta probabilmente non va ricercata nel dualismo che permane nei palazzoni e nelle villette a schiera disordinatamente edifi cate ma nella volontà dei residenti di “abitarne” gli spazi urbani e nella capacità dell'amministrazione di renderlo vivibile. Intanto dall'altro lato della strada c'è chi guarda immobile lo scorrere degli eventi con la speranza di non essere ancora una volta tagliato fuori da una linea di comunicazione, ma di essere inglobato nella vita del nuovo quartiere. GLI ATTUALI DISAGI A sud di via Berlinguer o a ovest di lama Martina, al momento si chiamano così le tante traverse che lentamente prendono vita, le famiglie noncuranti del reale stato della zona in cui sono ancora in corso le opere di urbanizzazione, migrano nelle loro nuove case. L'illuminazione pubblica e le strade asfaltate, in alcuni comparti, ci sono solo da pochi mesi. La posta non sempre arriva, non avendo i postini in dotazione una bussola, ma abbiamo incontrato anche chi si è trasferito qui da quasi un anno. “Ho dovuto farlo, il proprietario della mia vecchia abitazione ha venduto l'appartamento in cui ero in affi tto da vent'anni. Per non accollarmi ulteriori spese, oltre al mutuo, ho deciso di venire a vivere qui nonostante i disagi iniziali, mancava perfi no l'acqua corrente”. Il sig. Minervini è stato per un certo verso fortunato, la sua casa si trova nel comparto 1 da poco reso vivibile, mentre negli altri comparti di edilizia convenzionata c'è chi ha dovuto depositare i mobili nella sua futura abitazione ma è tornato a vivere sotto il tetto paterno. Tuttavia, in loro e nelle altre persone incontrate, permane la fi ducia che questa non si trasformi in una nuova zona periferica tanto che c'è chi vi azzarda già qualche aspetto positivo. “E' una zona ariosa, colorata come le città del nord Europa, non ci sono problemi di parcheggio e iniziano a intravedersi spazi dove i bambini possono giocare”, spiega la sig.ra Bellapianta. E in effetti, complice la stagione estiva, sono i bambini e i ragazzi che iniziano ad abitare le strade. Alcuni di loro si conoscevano, frequentando la stessa scuola, altri si sono aggregati a loro, non si fanno troppe domande, in fondo a loro basta una bicicletta o un pallone in un improvvisato e polveroso campo di calcio e i pomeriggi estivi trascorrono piacevolmente. I loro genitori, che li sorvegliano dai balconi, in realtà si chiedono quando saranno creati i campi da calcetto e le altre strutture previste nel progetto, attendono con impazienza la costruzione della nuova chiesa o anche semplicemente quando sarà curato un po' il verde. L'OTTIMISMO DEGLI ABITANTI “E' stato un investimento - ci spiega il barista dell'unico bar della zona - una scelta precisa di aprire la mia attività nell'area in via di espansione perchè credo ci sia maggiore possibilità di buona riuscita”. Non nasconde i problemi iniziali “sono stato costretto i primi mesi a chiudere alle 19 perchè il quartiere non era illuminato e a parte i pochi abitanti del quartiere, nessuno si avventurava fi n qui. Adesso le cose vanno un po' meglio anche se i miei principali clienti sono ancora le maestranze. Valorizzo i pochi vantaggi che ci sono: poca concorrenza, ampi spazi e cerco di creare un punto di aggregazione e riferimento per i residenti”. Intanto sulla stessa strada del bar inizia a timidamente a disegnarsi un'area commerciale, con un ottico e una tabaccheria e si intravedono negozi di prossima apertura. Un numero di attività già quasi pari a quello che in trent'anni si è sviluppato dalla parte nord di via Berlinguer. L'ISOLAMENTO DEL LOTTO 10 “Oltre che far la spesa, in via Ungaretti si può fare ben poco” è l'unanime lamentela che si raccoglie dagli abitanti del lotto 10, se tralasciamo l'annoso problema del traliccio Enel, ancora lì fra le case con tutta la sua pericolosità malgrado tante promesse di rimozione. Si parte dai problemi di viabilità: “È necessario muoversi sempre in auto per spostarsi, così c'è sempre molto traffi co nelle strade strette. In più gli automobilisti, approfi ttano della mancanza della vigilanza della polizia urbana, non rispettano i segnali stradali e così facendo causano spesso incidenti”, spiega un passante. Chi non è così fortunato da avere l'automobile, può contare esclusivamente su una sola circolare, la n. 4, che collega la zona con il resto della città, ma effettua poche fermate e manca una pensilina o una panchina per attenderla. Muoversi a piedi, del resto non è poi così sicuro. “Numerosi sono stati i casi di scippo, anche a me è capitato di subirne uno. Perciò almeno di sera non permetto a mia fi glia di rincasare a piedi da sola o in compagnia d'amici”, ci racconta una mamma, incalzata da sua fi glia: “Per me avere l'auto è stata una esigenza dovendo dipendere negli spostamenti del tutto dai miei genitori, e spesso ero costretta a non uscire di casa perché nessuno poteva accompagnarmi in centro”. Molti, anche nel lotto 10, prospettano un futuro miglioramento generale delle condizioni di vita, anche se c'è chi mostra qualche perplessità dato che l'unico centro di aggregazione al momento è rappresentato dalla chiesa della Madonna delle Rose che verrà riedifi cata nel cuore dei comparti in costruzione a sud di via Berlinguer. IL TRAMONTO DEL CARO CASA? Mettendo da parte le speranze, veniamo ai dati. Il Piano regolatore generale, nell'arco della sua quindicinale validità, ha previsto la costruzione di 13.000 nuovi vani, con una media di 3,7 vani a nucleo famigliare, il 90% dei quali è stato individuato in aree di espansione. Questo dovrebbe soddisfare il bisogno di circa 3.500 nuclei familiari. Nell'ottimismo degli amministratori e nella semplice logica di mercato, una tale immissione di appartamenti sulla piazza dovrebbe comportare una riduzione dei costi delle case. Queste previsioni, almeno al momento, non collimano con le informazioni forniteci dalle agenzie immobiliari. Basti pensare che le case sorte intorno a lama Martina, in un'area geografi camente periferica e al momento priva di servizi, il costo medio già si aggira intorno ai 3.000euro al mq senza contare che nella maggior parte dei casi i box auto di pertinenza dello stabile sono venduti separatamente. Ha risparmiato qualcosa chi ha costruito in cooperativa ma anche qui le famiglie non hanno speso meno di 180.000 euro per metter su casa. Una sopravvalutazione irrazionale che sopravvive nell'anomalo mercato immobiliare di Molfetta. INSOLITO ARREDO URBANO Intanto chi si è trasferito deve accontentarsi di vivere in una “prigione di cristallo”: all'interno la bellezza della tanto agognata casa di proprietà, frutto dei propri risparmi e all'esterno, oltre ai materiali edili, ai bordi delle strade si trovano cumuli di rifi uti che poco hanno a che fare con l'arredo urbano. Dall'uffi cio tecnico ci rassicurano che saranno le stesse imprese a farsi carico dello smaltimento dei rifi uti e che la polizia urbana, che ha il compito di vigilare sul corretto comportamento delle ditte di costruzione, sta operando controlli. Purtroppo la nostra impressione è che alcune zone siano già diventate discariche abusive a cielo aperto proprio dei materiali da costruzione impiegati dalle stesse ditte in comparti poco distanti. Bisogna tornare dunque ad avere uno sguardo al futuro e per trovare uno spazio verde al momento accontentarsi di guardare la planimetria della zona. Al centro di essa è distinguibile lama Martina, 300.000mq di vegetazione che costituisce una risorsa per i residenti e al tempo stesso un problema per l'amministrazione comunale. “Al momento è in corso una valutazione per stabilire la destinazione dell'area – spiega l'assessore all'Urbanistica, Pietro Uva –. Le scelte potrebbero comprendere sia la creazione di un parco attrezzato che la concessione ad uso agricolo. Si tratta di un problema di sostenibilità dei costi di gestione. Sarebbe impensabile, infatti, che questi ricadano esclusivamente sul bilancio comunale”. L'assessore si difende: “Noi stiamo facendo il possibile, ma come per altre situazioni che dobbiamo affrontare, quale quella dei rifi uti, è necessaria la collaborazione di tutti i cittadini, altrimenti il problema non sarà tanto nostro o della prossima amministrazione ma delle nuove generazioni”. Tornando alla domanda da cui siamo partiti, emerge nei residenti di quest'area “in costruzione” l'ottimismo e la voglia di collaborare per sentirsi a casa anche nel loro quartiere e chi amministra dovrà farsi carico di tali aspettative in quanto è politicamente chiamata a rappresentarle e praticamente a governare il cambiamento della zona. Per evitare che, magari fra trent'anni, una nuova inchiesta che tratti delle periferie cittadine, non mostri un'area alle spalle dell'ospedale molfettese, analoga all'attuale via Ungaretti. Alla luce di progresso, denaro investito e buoni propositi spesi da residenti e politici un tale risultato sarebbe un inaccettabile fallimento storico.
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