Gaetano Salvemini, ricordo dell'uomo, del politico, dell'antifascista
Rinverdire il ricordo e celebrare l'uomo: questi gli obiettivi delle celebrazioni salveminiane nel cinquantenario della morte (1957), protagoniste della cultura molfettese nel mese di novembre. E' stato il Comune di Molfetta a darne il via con una serie di importanti presentazioni letterarie, nuovi punti di vista che mirano a dotare di nuove sfaccettature la personalità di un uomo che molti ruoli ha ricoperto nella sua vita e che continua ad avere, tuttora, una grande modernità di pensiero. L'ultima in ordine di tempo è stata la presentazione di “Gaetano Salvemini: sulla Democrazia”, testo a cura di Sergio Bucchi, professore di Scienze Filosofi che presso l'Università La Sapienza di Roma. Il volume raccoglie scritti di Salvemini in lingua inglese negli anni che vanno dal 1934 a 1940: lezioni e contributi ad opere collettanee elaborati durante l' esilio americano. L'evento si è inserito in quello che è il canovaccio che l'amministrazione comunale ha seguito in queste celebrazioni: Salvemini è stato liberato dai luoghi comuni che lo vogliono solo Meridionalista, solo antifascista, solo uno storico, solo un pensatore politico, ed è stato vestito di nuovi aspetti che hanno permesso di dare nuovi stimoli all'interpretazione degli scritti inediti e sviluppare in più direzioni una vicenda intellettuale complessa e articolata. Nel testo di Bucchi viene illustrata l'idea di democrazia che Salvemini aveva sviluppato con una complessa analisi teorica fortemente contrapposta ai totalitarismi che hanno segnato il ventesimo secolo, idea che non si risolve in un semplice elenco di punti cardine, ma che si sviluppa attraverso nuove metodologie nella ricerca storica che partono tutte da un unico tema centrale: come creare democrazia nell'Italia della prima metà del novecento. Salvemini ha segnato, inoltre, il metodo di insegnamento della storia: una metodologia scientifi ca che porta ad un piglio critico ed imparziale. Proprio questo approccio causerà una delle prime grandi censure che Salvemini subirà nell'analisi della questione adriatica, dopo aver denunciato le menzogne dei nazionalisti e le loro scelte politiche sventurate. Il lavoro del professor Bucchi induce importanti rifl essioni per la creazione, indispensabile, di un coscienza diffusa dell'autorità Salveminiana, perché questo autore non deve rimanere una esclusiva degli studiosi, ma, anzi, deve contribuire al rinvigorimento della difesa delle istituzioni democratiche, difesa che va mantenuta con forte responsabilità sociale. L'UOMO E LE TRAGEDIE FAMILIARI Ma la personalità di Gaetano Salvemini non si esaurisce con l'analisi delle tematiche affrontate. Esistono anche gli aspetti più intimi dell'uomo, le piccole e grandi tragedie personali, gli episodi di vita più o meno noti e i rapporti personali che lo legano indissolubilmente a Molfetta, terra natia mai dimenticata. Dalla collaborazione fra Movimento del buon governo e della democrazia partecipata e Cantieri di sinistra sono nate tre iniziative uniche nel loro genere: un grande successo di pubblico soprattutto giovane, appartenente a quelle generazioni che per distanza storica avrebbero potuto perdere il ricordo di Salvemini. Un brillante e attento comitato scientifi co, i professori Marco Ignazio de Santis e Pasquale Minervini, entrambi valenti collaboratori di Quindici e fi ni conoscitori di Gaetano Salvemini, la creatività di Vittoria Facchini, che per l'occasione ha creato il simbolo delle manifestazioni rielaborando una foto giovanile di Salvemini, l'insostituibile apporto dell'archivio dell'Associazione Elena e Beniamino Finocchiaro, che ha gentilmente concesso l'uso di documenti inediti e oramai dimenticati: questi gli ingredienti delle tre giornate salveminiane patrocinate dai Comuni di Molfetta, Bisceglie, Bitonto e Giovinazzo, dalla provincia di Bari e dalla regione Puglia. L'ANTIFASCISTA Per la prima serata Rai Teche ha messo a disposizione un documentario monografi co del 1967 con la regia di Paolo Mocci e la consulenza storica di Gaetanto Arfè ed Enzo Tagliacozzo, che raccontava, con immagini e contributi giornalistici, la vita di Gaetano Salvemini in occasione dei dieci anni della sua morte. Scorrevano in video le foto della famiglia, degli amici, con immagini del tremendo terremoto di Messina nel quale Salvemini perse gli affetti, le foto dei luoghi in cui aveva vissuto e scritto, gli interventi degli amici. Ma il racconto più signifi cativo è sicuramente quello legato al periodo del Fascismo: la voce narrante elenca gli amici perduti, tutti assassinati vigliaccamente dai sicari fascisti, il dramma del trasferimento prima a Londra e poi in America per sfuggire ad un destino infame e la cancellazione della cittadinanza italiana perché mai Salvemini si sarebbe piegato a compromessi col regime. Col racconto si giunge agli anni della morte, ma non prima di aver goduto di una intervista al professore ottantenne, provato dall'età, ma sempre lucido e sicuro nella parlata, con i suoi occhialini inconfondibili e l'accento molfettese. L'intera vicenda Salveminiana diventa tangibile e denuncia con forza le vergogne del fascismo, dando l'occasione di rivivere una parte della storia d'Italia, bistrattata e involgarita dagli attuali canali di comunicazione.