Carattere angoloso, vendicativo; superbo e presuntuoso, colto ed intelligente; un personaggio scomodo dovunque e comunque; un pensatore intellettualmente onesto e politicamente attivo: Gaetano Salvemini, pilastro della politica molfettese e sovversivo “fuoriuscito”. Una storia diffi cile e intensa quella di Salvemini, professore di Storia moderna presso l’Università di Messina e di Firenze, e di Storia della civiltà italiana all’Università di Harvard, fondatore prima del periodico “L’Unità”, poi del movimento democratico “Giustizia & Libertà”, insieme ai fratelli Rosselli e ad Emilio Lussu e, ancora, convinto liberal-socialista e meridionalista sfegatato. E’ stato proprio lui, Gaetano Salvemini il protagonista delle tre giornate, patrocinate moralmente dal Comune di Molfetta e organizzate dal comitato scientifi co del Liceo Classico “Leonardo da Vinci”- Liceo Scientifi co “Albert Einstein”, presieduto dal D.S. prof. Giuseppe Cannizzaro e composto dalle prof.sse Giovanna de Candia, Agata La Piana, Giovanna Musolino e Maddalena Salvemini, tenutesi presso l’Auditorium “Regina Pacis” di Molfetta il 5-7-8 giugno. Tre giornate, indirizzate in primis agli studenti, ma aperte alla cittadinanza tutta, dedicate all’approfondimento del pensiero di un “grande” della politica italiana e internazionale come Gaetano Salvemini, pensiero, che risulta essere profondamente attuale, come compare nel titolo della manifestazione. I lavori della prima giornata, coordinati dalla prof.ssa Giovanna Musolino, sono stati incentrati sugli interventi del prof. E. Corvaglia, docente di Storia Contemporanea dell’Università di Bari e del prof. V. A. Leuzzi, direttore dell’Istituto Pugliese degli Studi dell’Antifascismo e della Storia contemporanea, riguardo i rapporti tra Salvemini e Giolitti e riguardo la vita di Salvemini come “fuoriuscito”. A dare il via ai lavori il prof. Cannizzaro, che ha illustrato le tematiche fondamentali del progetto “Giornate Salveminiane” e ha presentato il video “I luoghi salveminiani”, allestito dall’alunno del Liceo Scientifi co Mauro Zezza e realizzato con il supporto teorico del Prof. Pasquale Minervini, esperto della biografi a di Gaetano Salvemini e dei suoi spostamenti sul territorio e all’estero. Il prof. Corvaglia ha chiarito esplicitamente il giudizio di Salvemini su Giovanni Giolitti, defi nito “ministro della malavita”, nel titolo di un libro di Salvemini del 1910, in cui ne critica, appunto, la presunta dappocaggine e la dissolutezza politica. Il prof. Leuzzi si è soff ermato su un frangente molto importante della vita di Gaetano Salvemini, gli anni trascorsi fuori dall’Italia e precisamente ad Harvard in America. Allo stesso Salvemini piaceva descriversi come un “fuoriuscito”, un termine che i fascisti utilizzavano per indicare i sovversivi clandestini. Proprio gli anni trascorsi in America (1934-1949) sono fondamentali per Salvemini e soprattutto per la sua azione politica, fortemente infl uenzata dal pensiero di Giuseppe Mazzini, uno dei più convinti, se non il più convinto fautore dell’Unità di Italia; e infatti, nell’ultimo anno passato negli USA Gaetano Salvemini si farà fondatore, insieme a molti membri di “Giustizia & Libertà” di un movimento democratico, chiamato “Mazzini society”, proprio in onore di quello che è stato “fi losofo” del Risorgimento. La seconda giornata, coordinata dalla prof. ssa Maddalena Salvemini, ha visto partecipi N. Tranfaglia, prof. emerito di Storia dell’Europa presso l’Università di Torino e prof. di Storia del Giornalismo presso la Lumsa di Roma, e il prof. Guglielmo Minervini, Assessore regionale alle infrastrutture strategiche e mobilità, uno storico e un politico, insomma, che si sono espressi su una questione che è a dir poco attuale: vecchi e nuovi principi della questione meridionale. L’argomento non è aff atto casuale se solo si pensa al grande impegno profuso da Gaetano Salvemini nell’analisi e nei tentativi di risoluzione della complessa questione, che continua spesso a correre il rischio di tradursi in una “secessione” di carattere leghista. Il prof. Tranfaglia, attento studioso degli scritti salveminiani, ha spiegato che quando Gaetano Salvemini aveva una trentina d’anni, dunque negli ultimi anni dell’Ottocento, riteneva che l’unica soluzione per la questione del Mezzogiorno fosse un’alleanza tra i contadini del Sud e gli operai del Nord, parere, tra l’altro, condiviso più tardi da Antonio Gramsci e dal gruppo dell’ “Ordine Nuovo”; il prof. Tranfaglia, ha poi aggiunto che nel suo saggio “Questione Meridionale”, Salvemini ricordava tre importanti elementi ai fi ni della discussione sul Mezzogiorno e cioè che l’unifi cazione italiana era avvenuta con una “conquista dal Nord” che aveva addossato ai meridionali i debiti che i settentrionali avevano contratto nei secoli precedenti per motivi assolutamente estranei all’unità, che lo stato unitario aveva adottato una pessima politica nei confronti del Sud nei decenni immediatamente successivi all’unità e infi ne che le classi dirigenti meridionali avevano mostrato scarsa risolutezza nel governare. Il prof. Guglielmo Minervini ha concordato con Tranfaglia sulla gravità della questione meridionale, cui bisogna rispondere di petto, con impegno e fi ducia, atteggiamenti che devono riscontrarsi soprattutto tra i giovani, che forse maggiormente risentono del “sottosviluppo” del Sud rispetto al Nord. Solo facendo sviluppo al Sud, appunto, si possono arginare problemi di grossa entità, come la fuga dei cervelli, e incentivare una formazione completa, d’eccellenza, spendibile non al Nord o all’estero, ma innanzitutto al Sud. E’ proprio in questo senso che operano i programmi della regione “Bollenti Spiriti” e “Principi Attivi” che puntano sui giovani e al fi nanziamento dei loro progetti. I lavori della terza giornata, coordinati nuovamente dalla prof.ssa Musolino, hanno visto ancora partecipi i prof. N. Tranfaglia e V. A. Leuzzi che si sono confrontati circa la validità dell’interpretazione salveminiana del fascismo e la sua comparazione con quelle di altri importanti storici e fi losofi del Novecento, tra cui Benedetto Croce, che defi nisce il fascismo come una parentesi del secolo delle grandi guerre. Ma come, giustamente, ha sottolineto il prof. Tranfaglia, quando si parla di parentesi, si fa riferimento a qualcosa che non ha grandi conseguenze rispetto agli equilibri precedenti, e sappiamo bene che per il fascismo non è stato così. Secondo Salvemini alla base del regime c’è un vero e proprio carteggio tra cattolicesimo e fascismo, che mostra l’assoluta anti-democraticità clericale e che dunque quasi compromette la religiosità della Chiesa. Il prof. Leuzzi, invece, ha chiuso esprimendosi sulla storia del Partito d’Azione, nato addirittura ai tempi di Mazzini, rivelatosi ineffi ciente e scioltosi nel 1870 e infi ne rinato nel 1942, sottolineando in particolare i caratteri del movimento degli azionisti pugliesi. Le giornate salveminiane sono giunte al termine con la lettura, da parte di due alunni del Liceo Classico, Domenico Rana e Bruno Germinario, preparati dalla Dott.ssa Matilde Bonaccia, di un intervento di Don Tonino Bello sulla religiosità laica di Salvemini, nell’ambito delle Giornate Salveminiane, svoltesi nell’ottobre del 1988. L’esito di questo progetto è sicuramente positivo, considerati lo spessore degli interventi degli esperti e la partecipazione attiva degli studenti, che attraverso questa “full-immersion” nel pensiero di Salvemini hanno avuto modo di approfondire la biografi a di un uomo che ha fatto la storia della politica italiana e non solo.
Autore: Gabriella M. A. Abbattista