Fratelli d’Italia di Molfetta, buon ultimo si ricorda di chiedere le dimissioni del sindaco Minervini con un contorto e contraddittorio comunicato
MOLFETTA – Il partito Fratelli d’Italia, sezione di Molfetta, buon ultimo (in stile Meloni: vediamo che succede!) ha deciso di prendere posizione sulla richiesta di arresto del sindaco Tommaso Minervini, auspicando le dimissioni. Il coordinatore cittadino Adamo Logrieco per pronunciarsi in merito, ha atteso il servizio televisivo delle “Iene” su Mediaset e questo in nome di un presunto garantismo.
Con un contraddittorio comunicato (inviato solo ai media amici, com'è costume dei meloniani) premettendo di prendere le distanze da un giornalismo d’inchiesta (quello delle Iene, ndr) “pensato per suscitare clamore” (ah, questi giornalisti rompiballe! meglio il silenzio della stampa come gradisce il Meloni che fugge davanti ai giornalisti, per timore delle loro domande), Logrieco sostiene che alcune riflessioni sono doverose.
Il sindaco dovrebbe dimettersi per il servizio delle “Iene” che offre una cattiva immagine della città e della sua amministrazione? No.
Dovrebbe dimettersi Minervini in ragione dell’inchiesta giudiziaria? No, perché (a parole) si dicono garantisti con i loro (e giustizialisti con gli avversari). Del resto anche a livello istituzionale FdI non molla le poltrone, nemmeno sotto tortura: vedi i casi Santanchè e Delmastro.
Insomma, si chiede Logrieco: il sindaco si deve dimettere o no? Dopo doverose riflessioni, il responso è “assolutamente sì” (ma Santanché e Dalmastro, tra l’altro già condannato?, ndr).
Il motivo? “Per tanti, troppi motivi, a cominciare dalla perdita di fiducia da parte dei cittadini”.
Poi Fratelli d’Italia locale parla di un clima di terrore generato dalle indagini (e, si sa, loro sono contro i giudici), dai giornalisti (e anche questi sono nel mirino dei neofascisti, posfascisti, afascisti, come volete chiamarli, basta non definirli antifascisti, altrimenti La Russa e Meloni si arrabbiano). Ma anche l’opposizione, pur legittima, come riconoscono, viene coinvolta in questo clima di terrore, per cui quest’aria non consente di governare serenamente la città, non lo consente agli uffici comunali in primis e il “timore della firma” (altro cavallo di battaglia meloniano) è una condanna alla paralisi amministrativa. Ma, non diciamo bugie: non c’è più alcun rischio per i sindaci dopo che la destra estrema ha abolito l’abuso di ufficio e perfino il falso in bilancio.
Condivisibile, invece, il riferimento alla “bulimia comunicativa” dell’amministrazione Minervini volta a nascondere la polvere sotto il tappeto con comunicati dell’ufficio stampa (meglio propaganda) che pubblicizzano opere ed eventi (magari per dare visibilità a qualche candidato sindaco in pectore). Con questo comportamento si vuole nascondere il fatto che il sindaco si è autosospeso (è il minimo che potesse fare, ndr).
Infine il comunicato critica l’area mercatale ormai occupata da sterpaglie, la pista ciclabile Molfetta-Giovinazzo, l’abbandono del parco Baden Powell (“Quindici” fu facile profeta all’inaugurazione) e l’agonia del commercio cittadino.
Ecco perché chiedono al sindaco Minervini di staccare la spina, come hanno fatto, poco civilmente in consiglio comunale con uno striscione irrispettoso delle istituzioni, tipico costume della destra, vedi lo striscione dell’era Azzollini, contro il direttore di “Quindici”).
E allora, vai con le dimissioni, almeno in nome della dignità, così dicono.
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