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ESCLUSIVA - Una giovane insegnante di Molfetta, Luciana Mancini, racconta il venerdì di terrore a Monaco
25 luglio 2016

MOLFETTA - Terrore, preoccupazione, attesa di notizie… poi finalmente un messaggio: “Tutto bene, sono a casa”. Sono stati questi gli stati d’animo provati dalla famiglia Mancini di Molfetta, prima di ricevere la comunicazione dalla propria figlia Luciana di essere al sicuro tra le mura della propria abitazione a Monaco di Baviera la sera di venerdì 22 luglio.
Luciana Mancini è giovane e brillante insegnante, emigrata a Monaco, come tanti talenti di cui la nostra terra è orgogliosamente ricca, talenti  costretti a lasciare la propria casa e i propri affetti pur di mettere a frutto tanti anni di studio. Persona schiva, accetta di parlare del suo stato d’animo riguardo la sera di venerdì 22 luglio solo per amicizia con la sottoscritta. “Ero appena tornata dal lavoro e mi preparavo ad uscire nuovamente per trascorrere la serata con amici. La polizia di Monaco aveva informato che era in corso una sparatoria; alcuni amici dall’Italia mi avevano scritto per sincerarsi che io stessi bene e chiedendomi esattamente cosa stesse succedendo a Monaco. Sono tornata sui miei passi e ho iniziato a leggere le notizie su Monaco che parlavano di un attentato.  Ho deciso di rimanere a casa anche perché avrei utilizzato la stessa linea di metropolitana che porta ad Olympia Einkaufszentrum, linea che prendo quotidianamente perché più vicina alla mia abitazione, senza comunque immaginare che tutte le linee della metropolitana, erano state chiuse per motivi di sicurezza.
La polizia pur facendo sentire massicciamente la propria presenza, ha chiesto di non fare foto o video dei loro interventi e di pubblicarli, chiedendo altresì di non uscire per strada ma di rimanere nelle proprie abitazioni o nei luoghi di lavoro. Eravamo costantemente aggiornati, ma solo stamattina abbiamo saputo che si trattava di un ragazzo diciottenne con residenza tedesca che si era successivamente suicidato.
Tutti si sono barricati in casa o sono rimasti al lavoro anche perché era impossibile prendere la metropolitana, riaperta solo al mattino, per mettere in sicurezza tutta la città. Sono uscita di casa solo sabato mattina per poter comprare qualcosa, per fare la spesa, ma la situazione sembrava irreale: poche persone in giro; abbiamo avuto tutti molta paura anche se non pensiamo ad un atto terroristico in quanto se l’assassino avesse voluto mietere un numero maggiore di vittime, si sarebbe recato in posti di maggiore aggregazione, magari di un sabato, come oggi, poiché, qui a Monaco il sabato non lavora quasi nessuno.

“Infine una richiesta che naturalmente accogliamo : “Beatrice, per favore, riferisci che i titolari degli hotel hanno messo a disposizione dei posti letto per coloro che non hanno potuto fare ritorno a casa, che i cittadini italiani hanno aperto le loro case a persone di tutte le nazionalità che sono rimaste  bloccate a causa del fermo dei mezzi pubblici. Riferisci, per favore”.
Certo, amica mia. In questi anni così bui e dolorosi in cui la diffidenza sembra predominare sull’accoglienza, sull’amore per il prossimo, è bello testimoniare che ancora oggi, nonostante tutto, la solidarietà trova i suoi spazi, prevale sull’egoismo e sulla paura.
E grazie a te Luciana, che con l’entusiasmo della tua giovane età dimostri l’operosità e la voglia di fare di questa terra, come tanti altri giovani che riempiono valige piene di sogni e di pochi soldi per fare qualcosa di buono per questo mondo a cui, nonostante tutto, credono ancora.

 

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Autore: Beatrice Trogu
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Necessitiamo di un nuovo UMANESIMO. E' evidente a chiunque che siamo in pieno processo di autodistruzione della cultura,. Inoltre, ciò che rimane non è più affatto sicuro, e se resiste è soltanto perchè non è stato sottoposto alle pressioni distruttive che hanno già travolto tutto il resto; ma anche il residuo è costruito sulla ghiaia e la prossima slavina può spazzarlo via. La capacità intellettuale dell'uomo è sminuita dal fatto che le circostanze ambientali lo sviliscono e lo danneggiano psichicamente. Dal momento che la società con la sua complessa organizzazione esercita un potere senza precedenti sull'uomo, la dipendenza dell'uomo da essa è giunta a tal punto che egli ha quasi cessato dall'avere un'esistenza intellettuale autonoma. Siamo così entrati in un nuovo Medio Evo. Con un atto di volontà collettivo, la libertà di pensiero è stata messa fuori gioco, poichè molti rinunciano a pensare come liberi individui, per lasciarsi guidare dal collettivo al quale appartengono. In una con il sacrificio dell'indipendenza di pensiero, abbiamo perduto - e come poteva essere altrimenti= - la fede nella verità. La nostra vita intellettuale ed emozionale è scardinata. L'iperorganizzazione delle nostre attività pubbliche culmina nell'organizzazione dell'irresponsabilità. La società industriale è caratterizzata non soltanto dalla mancanza di libertà, ma anche da un eccesso di sforzi. Da due o tre secoli a questa parte, molti individui sono vissuti esclusivamente quali essere lavoranti, non quali essere umani. Battersi contro il consumismo e il lusso. - La produzione deve servire ai bisogni reali degli uomini, non alle esigenze del sistema economico; tra gli uomini e la natura deve crearsi un nuovo rapporto, di collaborazione anzichè di sfruttamento; il reciproco antagonismo deve essere sostituito dalla solidarietà; obiettivo di ogni attività sociale deve essere il benessere dell'uomo e la prevenzione degli stati di malessere; si deve avere di mira, non il massimo consumo, ma il consumo sano che favorisce il benessere; l'individuo deve essere un elemento attivamente partecipe e non già un oggetto passivo della vita sociale. Fede e certezza che questa rivoluzione avrà luogo se decidiamo di diventare essere umani pensanti. In che mondo e società vivranno i nostri figli, nipoti e pronipoti? Quale eredità di mondo, vita e società lasceremo loro?
In che mondo e società si sta vivendo? Un mondo di rifiuti, una società insodisfatta, inutilmente, esageratamente consumistica? Questa nostra società dei consumi si fonda sull'insoddisfazione permanente, cioè sull'infelicità. Una strategia per ottenere una permanente insoddisfazione è quella di denigrare la merce che è stata messa sul mercato dopo averla promossa come la migliore possibile. Un altro modo, più efficace e più subdolo, è quello di soddisfare così completamente ogni desiderio che non possa nascere l'impulso a desiderare qualcosa di diverso: il desiderio si trasforma in bisogno e diventa un'esigenza compulsiva e una dipendenza. E funziona, come dimostra il diffuso bisogno di fare shopping per trovare sollievo contro l'angoscia e il dolore. La società consumistica oltre che sull'eccesso e sullo spreco, è anche un'economia dell'inganno. Solo che l'inganno, e con esso l'eccesso e lo spreco, non si manifestano come sintomi di qualcosa che non funziona, ma al contrario come segni di buona salute e ricchezza e come una promessa per il futuro. Ma nuove speranze e desideri devono continuamente entrare a sostituire e superare quelli vecchi, e per far ciò la strada tra il negozio e il secchio della spazzatura deve essere sempre più breve e veloce. Così......il mondo diventa una grande discarica di spazzature miscelanee, in una società sempre più insodisfatta. - "I consumatori moderni possono etichettare sé stessi con questa formula: io sono = ciò che ho e ciò che consumo." (Erich Fromm)

Questo mondo? In che mondo viviamo? Cosa è accaduto all'uomo del 2000? Non ha valutato e ponderato su quello che potrà essere la distruzione del pianeta? Continuando di questo passo ogni individuo della terra si sentirà autorizzato a incentivare il suo modello di vita deviato, corrotto, a usurpare ciò che non gli spetta con l'inganno e la sopraffazione: Inutile dire cosa se ne fanno costoro della morale, dell'etica, del buon senso, della saggezza e onestà dei padri? Dalla cultura alla morale, all'amore, alla giustizia, alla ricchezza, tutto è confuso, tutto si mescola in un susseguirsi di avvenimenti che hanno la rapidità della luce. L'incongruenza di essere portatori di un maleficio non li sfiora neanche un po'. Si tenta di esorcizzare la coscienza mettendola a tacere in favore del benessere facile e della convenienza a tutti i costi. I ruoli, le identità, i modelli sono intercambiabili. Tutto è elettronico anche il nostro cervello che se è inadatto a navigare su internet è fuori gioco, non esiste. I finanzieri, gli uomini di legge una volta integerrimi cittadini, ai quali non faceva difetto l'integrità morale e la integerrima onestà oggi si mettono a rubare, a prendere mazzette per vivere, per poi giustificarsi, quando vengono colti sul fatto, con frasi del tipo: come si fa a vivere con stipendi di fame? Allora tutti a rubare, a procacciarsi guadagni illeciti con droga, falsi in bilancio, concussioni, mafia, pizzo. La vita sembra diventata un inferno. La cultura è diventata un optional assolutamente indigesto, secondaria a tal punto da essere derisa: a chi serve? Non ci vuole certo cultura per rubare! L'istinto e l'ignoranza vanno di pari passo verso un fantomatico guadagno facile che rientra nella realtà di oggi. Show mans e show girls imperversano da televisioni private e pubbliche come carne da macello, pronta a tutto pur di giungere alla meta che è sempre la stessa. denaro e successo facili, denaro soprattutto, denaro e sempre denaro, come fossero api a far miele: i rendimenti sono astronomici e tutti vogliono fare il mestiere televisivo. In che mondo viviamo? . Penso che tutti, almeno coloro che possiedono una coscienza, molte volte si siano posti questa domanda. Viviamo nel mondo che, purtroppo, noi abbiamo costruito. Un mondo in cui ciò che più conta è il raggiungimento del potere, a qualsiasi livello. Un mondo in cui l'egoismo ha occupato il posto dell'altruismo. Un mondo in cui la tanto decantata globalizzazione, ha creato, e continuerà a creare, fasce sempre più ampie d'esseri umani costretti sotto la soglia di povertà. Tutto questo in nome di quel dio che insegna che la vita, la nostra vita, ha un unico scopo: il profitto! È in nome di questo dio che stiamo perdendo i valori che ci sono stati tramandati da generazioni, valori che predicavano il rispetto, l'amore e la tolleranza. Come non chiedersi: in che mondo viviamo?

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