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ELEZIONI, Tommaso Minervini si sottomette alla destra Presentazione ufficiale della "Casa delle Libertà". Ma An dissente
15 dicembre 2000

di Giulio Calvani Arduo compito ci spetta nei prossimi mesi, e cioè quello di rendere conto ai nostri lettori e alla città delle manovre, più o meno oscure, più o meno eclatanti, più o meno coerenti, dei protagonisti dello scenario politico locale nel tortuoso tour che ci porterà, nella prossima primavera (probabilmente il 6 maggio), al voto politico e a quello amministrativo. Siamo consapevoli di come alla lunga possa apparire tedioso riportare spostamenti, piroette e giri di valzer di questo o di quello, ma per dovere di informazione riteniamo giusto fornire ai nostri lettori il quadro completo della situazione affinchè, poi, possano loro valutare e scegliere con spirito critico, quando saranno chiamati alle urne, per un voto che sia il più consapevole possibile. Finocchiaro in campo contro Tommaso Fatta questa premessa, che ci appariva opportuna, passiamo ad analizzare la situazione all'interno degli schieramenti politici che oggi si candidano a governare la città, dovendo registrare preliminarmente una novità (se tale può ritenersi) e cioè la "discesa in campo" del senatore Beniamino Finocchiaro che dopo essersi fatto annunciare lungamente da una serie di manifesti in città, ha ufficializzato in un recente comizio il suo impegno diretto nella prossima consultazione elettorale sostenuto dal "Movimento del Buon Governo" e dal "Movimento Pugliese". Il "grande vecchio" (senza ironia alcuna) della politica molfettese ha più volte ripetuto la sua intenzione di spendersi ancora una volta in prima persona al fine di risollevare le sorti della sua Molfetta (che, a suo dire, giace oggi in gravi condizioni economiche, politiche e sociali) e senza ombra di dubbio, giocherà un ruolo importante nella prossima consultazione, giungendo anche scompaginare i piani dei due schieramenti "classici". E contro di questi si è scagliato con la consueta vis durante il suddetto incontro pubblico attaccando duramente sia la passata amministrazione Minervini accusata, adducendo le solite motivazioni, di non aver determinato altro se non solo disastri amministrativi in questi sei anni, ma soprattutto l' "antisindaco" e cioè su quel Tommaso Minervini che oggi è a capo di un progetto definito senza mezzi termini " una accozzaglia politica" o ancora "operazione di basso profilo", che ha per protagonisti "imbonitori e saltafossi, voltagabbana, politici senza scrupoli e senza storia". Un attacco a tratti violento che ha raggiunto l'apice nell'"affettuoso" consiglio che il senatore Finocchiaro, antico maestro di Tommaso Minervini, ha mosso al suo ex discepolo, affermando che "io, al suo posto, per pudore, mi dimissionerei dall'umanità". Al di là comunque di questi aspetti occorrerà capire fino a che punto Finocchiaro intenderà portare avanti questa battaglia, radicalizzando in questa maniera uno scontro politico che già appare duro e dai toni esasperati, e d'altro canto quale prospettiva elettorale può avere un fronte composto solo da due liste civiche peraltro fortemente personalizzate. Tommaso Minervini getta la maschera Per quanto concerne la candidatura di Tommaso Minervini può dirsi che finalmente si è mostrata per quella che in realtà è sempre stata, cioè una candidatura di centrodestra, dal carattere squisitamente politico e che tutte le "fanfaluche" sulla bontà di un progetto solo e soltanto civico, raccontate in questi mesi, a destra e a manca, dall'ex dirigente provinciale dei Ds si sono rivelate tali in tutta la loro spudoratezza. Chiarificatore in questo senso è stato un recente incontro pubblico organizzato dalla Casa delle Libertà che aveva un titolo già molto indicativo: "Una scelta di Campo", e che ha visto, tra gli altri, come relatori l'on. Amoruso, il candidato sindaco Tommaso Minervini e il sen. Azzollini. Ed in un colpo solo è caduta la maschera: niente progetto civico, niente "patto di solidarietà", niente alleanza trasversale tra forze di centrodestra e forze di centrosinistra. Quella di Tommaso Minervini è, appunto, senza dubbio alcuno una "scelta di campo", un salto carpiato degno del miglior circo russo, che lo ha portato dal principale partito della sinistra ad una candidatura che è solo e soltanto di centrodestra. Ed infatti durante tutta la manifestazione mai una volta si è parlato di "patto civico" ma sempre e costantemente di "progetto politico del Polo che vede strettamente connesse le elezioni politiche e quelle amministrative e che ha come referente politico a Molfetta Tommaso Minervini" così come sostenuto in maniera ridondante ma tremendamente efficace dall'on. Amoruso e ribadito, a rafforzare il concetto, laddove ve ne fosse bisogno, dal sen. Azzollini. E chi abbia orecchie per intendere, intenda. Scimmiottando Berlusconi Niente più infingimenti o alambicchi verbosi, questa è e rimane una candidatura della Casa delle Libertà. E pare essersene fatta una ragione lo stesso Minervini che, dimenticata chissà dove qualsiasi forma di dignità politica, partecipa al rito di "iniziazione forzista" con mesta ed umile condiscendenza, limitandosi al ruolo deferente di comprimario, com'è giusto che sia per l'ultimo arrivato. Nel suo discorso non c'è traccia alcuna di riferimenti alla storia o a Salvemini onde evitare figuracce francamente imbarazzanti visti i precedenti; così come il candidato sindaco del Polo ha evitato prudentemente di addentrarsi in tematiche economiche vista anche qui la manifesta incapacità dimostrata durante l'ultima "performance" sul medesimo palco. Discorso generico, il suo, privo di contenuti e caratterizzato dal continuo riferimento alla necessità di costituire una rete di relazioni istituzionali con regione e governo nazionale (della serie: "Votate i candidati della Casa delle Libertà a Camera e Senato", così anche la tanto vituperata indicazione di voto per i candidati di centrodestra che Minervini aveva dichiarato al nostro giornale di non intendere dare, è servita. Da diligente esecutore degli ordini impartiti dal senatore molfettese) ed infarcito del consueto e melenso riferimento alla prole, tanto per scimmiottare Silvio Berlusconi ed ingraziarsi la platea. Una "gemma" però il nostro buon Tommaso non ha voluto negarcela, ed allora ha sostenuto con piglio ispirato, da profeta nel pieno di una sua visione mistica, che la sua operazione "caratterizza la fine di un secolo e segna l'inizio di un nuovo millennio". Crediamo che solo questo basti a dimostrare il "delirio di onnipotenza" del quale pare essere vittima il candidato sindaco del centrodestra a causa della sua "patologica ambizione personale" (parole, queste del sen. Finocchiaro, che sicuramente lo conosce bene), senza contare i megamanifesti con la sua faccia che si produce in un ghigno francamente inquietante (dopo quello del cuore un'altra lampante dimostrazione di come non si faccia comunicazione politica. Ma vaglielo a spiegare). Il deciso intervento del sen.Azzollini Un elemento è comunque da sottolineare e da apprezzare e cioè il contributo che la Casa delle Libertà (non Tommaso Minervini) ha inteso dare al fine di chiarire e quindi rendere maggiormente comprensibile il quadro politico locale. In questo senso le parole del sen. Azzollini sono sembrate illuminanti: "Molfetta è una città normale che si inserisce in un contesto nazionale che deve essere chiaro. Niente alleanze innaturali con forze di centrosinistra perchè la gente non capirebbe". Presa di posizione autorevole che lascia pochissimi spazi ad accordi politici con l'Udeur o con le altre forze che si dichiarano alternative alla Casa delle Libertà. Una certa fibrillazione queste dichiarazioni hanno determinato specie all'interno del "partito di Mastella", ma di questo torneremo a parlare tra un attimo. Prima occorrono due ultime annotazioni sullo schieramento a sostegno di Tommaso Minervini. Pino Amato, non desiderato, approda al Ccd In primo luogo occorre dar conto dell'uscita di Pino Amato dai Verdi e della sua adesione al Ccd, in barba alle dichiarazioni rilasciate in diverse recenti circostanze dall'ex padre-padrone della sezione locale del "sole che ride" il quale aveva più volte sostenuto di non intendere in alcun modo lasciare la sua formazione politica d'appartenenza nè tanto meno di temere provvedimenti disciplinari a suo carico (mentre in un comunicato stampa del coordinatore regionale dei Verdi, l'avv. Di Lorenzo, si legge che "la decisione di Pino Amato di uscire dai Verdi ha solo accelerato un processo di verifica che avrebbe portato al medesimo esito"). Ma non c'è molto da stupirsi se anche lui, "folgorato sulla via di Tommaso", abbia repentinamente cambiato opinione e si sia accasato in un partito di centrodestra ad ingrossare le fila di quegli pseudo politici locali (e cominciano a diventare davvero tanti) che con una mirevole quanto scandalosa piroetta hanno cambiato casacca. L'elemento da sottolineare è tuttavia l'evidente imbarazzo con il quale il segretario politico cittadino del Ccd, Luigi Panunzio ha accolto la notizia, lamentando che la decisione è stata presa dal vertice regionale senza consultare la base ed ha espresso il timore che la presenza della "new entry" possa determinare fughe dal partito (come anticipato da “Quindici” nel suo sito Internet: http://www.quindici-molfetta.it). Ad Alleanza Nazionale non piace un ex di sinistra Infine ci limitiamo a riportare un breve stralcio di un intervento pubblicato sul foglio informativo degli iscritti della locale sezione di Alleanza nazionale, che ci pare molto indicativo per comprendere lo stato d'animo di un partito che ha da sempre fatto della coerenza un valore, e che oggi si trova a dover vivere contraddizioni che evidentemente alla base paiono davvero inaccettabili: “Non possiamo nascondere il problema politico che questa candidatura (quella di Tommaso Minervini, ndr) svela tutto: l'inesistenza politica del Polo a Molfetta. (...) Il centrodestra è stato incapace di individuare un progetto politico di sviluppo della città ed un uomo capace di tradurlo in fatti, un leader che unisse le varie anime. Il Polo si è dimostrato incapace di dare voce politica alla sua base elettorale”. A noi pare un attacco duro che, levandosi pubblicamente dall'interno di uno dei principali partiti della coalizione a sostegno di Tommaso Minervini, rende bene l'idea di come questa candidatura non sia stata per nulla accettata dalla base ma piuttosto avvertita come una insopportabile ingerenza o, al limite, una soluzione di ripiego, ma sicuramente di basso profilo politico. Il centro-sinistra alle prese con l’Udeur Ma se il centrodestra vive ancora queste contraddizioni interne, non certo migliori paiono essere le condizioni del centrosinistra ancora alle prese con la definizione della coalizione, operazione preliminare alla scelta del candidato sindaco, per la quale si è ancora in alto mare. In questo contesto di un certo rilievo appare il riavvicinamento dell'Udeur alle forze che hanno governato la città in questi anni, al fine di ricreare a livello locale una compagine speculare a quella che si candida a governare il Paese. Proposito valido e diremmo anche comprensibile se non fosse che negli ultimi anni l'ing. Di Gioia, segretario provinciale dell'Udeur, non ha fatto altro che attaccare duramente (con accenti spesso molto veementi) Guglielmo Minervini e la sua esperienza amministrativa, fino a sostenere pubblicamente per più volte la candidatura dell'altro Minervini, Tommaso. A cosa è dovuto questo repentino ripensamento? Certamente al fatto che ormai i propositi di "progetto civico" sbandierati per mesi da Tommaso Minervini sono venuti meno, essendosi ormai caratterizzata, la sua, come candidatura di centrodestra, ma questo non muta la sostanza: su che basi si può aprire un confronto tra forze politiche che negli ultimi anni non hanno fatto altro che contrapporsi in maniera netta, sostenendo, peraltro, due concezioni stesse della politica diametralmente diverse? Certamente sul programma e sulle cose da fare, ma, ci chiediamo, il bilancio della passata esperienza politica costituirà un patrimonio da tutelare e difendere o da rinnegare? Le richieste di Lillino Di Gioia E' questo il nodo che occorre sciogliere e l'ing. Di Gioia nell'intervista che riportiamo in questo numero di QUINDICI dice a questo proposito cose ben precise, rivendicando tra l'altro anche una candidatura delle tre "a disposizione" per il suo gruppo politico (alla Camera, al Senato o alla poltrona di primo cittadino). Indubbiamente il peso elettorale dell'Udeur conta parecchio e potrebbe addirittura costituire l'ago della bilancia nella prossima competizione elettorale, ma noi non consideriamo (come molti all'interno del centrosinistra) questa una ragione in sè valida per rinnegare sei anni di politica e amministrazione o per "azzerare il passato e ricominciare da capo" come chiede l'ing. Di Gioia. D'altro canto occorre dire che le stesse forze di centrosinistra sono divise (tra loro e al loro interno) su una prospettiva di questo genere, sebbene la sensazione che noi abbiamo avuto modo di trarre è che alla fine un accordo si troverà, ed in questo senso gioca sia la necessità, che appare al momento davvero la più urgente, di non perdere ancora troppo tempo per giungere alla individuazione del candidato ed alla elaborazione del programma, e dall'altro la concomitanza con le elezioni politiche che, in coerenza con il piano nazionale, dovrebbe imporre a livello locale coalizioni omogenee al fine di fornire ai cittadini una proposta complessiva di governo della città e del Paese. Il nostro timore è che una operazione di questo genere non sarebbe capita da chi (il più volte richiamato "popolo democratico") in un certo modo di far politica aveva creduto e per il quale aveva deciso di spendersi in prima persona, ed oggi si troverebbe a vedere uno scenario che da quella idea è tanto distante, da far ritenere più giusto restarsene a casa e non andar nemmeno votare. Ed allora sarebbe una sconfitta per tutti, su tutto il fronte.
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