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Ds, anche Petruzzella getta la spugna Dimissionario il segretario cittadino dei “Democratici di sinistra”
15 maggio 2003

Deve esser stata gettata una maledizione sulla sezione molfettese dei Ds, visto che non si trova un segretario che riesca a resistere più di tanto, non più di un anno o addirittura di alcuni mesi. Era già capitato, solo per citare gli ultimi nomi e non stare a buttar giù un elenco troppo lungo, a Corrado Samarelli, Peppino Panunzio e all'autore del tentativo di “Rinascere” Mimmo Favuzzi, tocca ora a Gianfranco Petruzzella, che ha annunciato recentemente le sue dimissioni. Nominato dal congresso svoltosi appena nello scorso ottobre, Petruzzella, 33 anni, docente di Italiano e Storia, un'esperienza politica maturata soprattutto all'interno nei movimenti nati negli ultimi anni in città e solo successivamente approdato ai “Democratici di sinistra”, si era impegnato in questi mesi nel tentativo, a quanto pare titanico, di reimpostare l'attività politica della sezione locale, caratterizzata dagli ultimi anni da conflitti interni ed abbandoni, e di cercare adeguato spazio al partito, ai suoi uomini e soprattutto alle sue idee all'interno del centro sinistra molfettese, consentendogli di ricostruire il rapporto con la base e il radicamento nella città. Con questi intenti ha curato assieme al direttivo l'organizzazione della Festa dell'Ulivo, di una serie di incontri su temi di attualità politica, in collaborazione con l'associazione “Via Piazza”, e in ultimo, la partecipazione all'iniziativa di opposizione all'amministrazione di centro-destra voluta da Beniamino Finocchiaro e svoltasi domenica 4 maggio. In città si dice che Finocchiaro sia da sempre uomo capace di creare divisioni più che di unire, a quanto pare anche questa volta è andata così, probabilmente in maniera indipendente dalla sua volontà. Durante l'incontro pubblico dell'Odeon, assente fra l'altro l'organizzatore Finocchiaro per suoi problemi di salute, Gianfranco Petruzzella, ancora segretario dei Ds, ha tenuto un intervento quanto meno anomalo, di taglio nichilista, a quanto pare frutto più di una sua riflessione personale che espressione degli intendimenti del partito. Alla richiesta di chiarimenti del direttivo, la sua replica, quasi non attendesse altro, sono state appunto le dimissioni, irrevocabili ed indiscutibili. I Ds cittadini si trovano così nuovamente alle prese con una fase di transizione, con la necessità di chiarire la propria identità e i propri intendimenti e di trovare una classe dirigente che non si abbatta davanti alle prime difficoltà, sapendo che ne troverà tante, facendosi prendere dalla tentazione di tirare i remi in barca e scomparire. Perché poi, anche questa è la stranezza, tutti i segretari dimissionari proclamano non di rientrare nei ranghi della militanza, spaventati dal compito, ma di ritirarsi “a vita privata”. Evidentemente nel dedicare parte del proprio tempo alla politica devono farsi starne scoperte sul genere umano o su se stessi, al punto tale da riscoprire straordinarie attrattive nella vita di questa città di provincia. Ci si convince, a quanto pare definitivamente, che alle riunioni noiose, al languire dei dibattiti in Consiglio Comunale, sono preferibili mille volte le passeggiate a Corso Umberto e che all'Odeon è meglio andarci solo per il progetto cinema del giovedì. Nella migliore delle ipotesi ci si può impegnare in qualche associazione umanitaria che, per carità, non abbia identità politica. Politica che nel frattempo non perde però la sua centralità nella società e che in questa città, e purtroppo non solo, scade sempre più di livello. Ma i molfettesi, anche quelli che negli ultimi anni hanno mostrato la loro voglia di partecipazione, non sembrano preoccuparsene troppo. Su tutto questo, della progressiva disaffezione alla politica della città, della sostanziale indifferenza di quanto accade a livello amministrativo, del resto s'era interrogato anche lo stesso Gianfranco Petruzzella nel suo intervento durante l'incontro del Movimento del Buon Governo. Alla questione evidentemente non ha trovato risposta e, a quel punto, ha preferito andarsene a casa anche lui. E buona fortuna a chi resiste. Lella Salvemini
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