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Dove va Molfetta, intervista al sindaco Azzollini, analisi del bilancio comunale di una città in declino nel nuovo numero di Quindici in edicola
21 giugno 2007

MOLFETTA - È in edicola già da qualche giorno il nuovo numero della rivista Quindici di giugno (nella foto, la copertina). Ecco alcuni degli argomenti più importanti: Molfetta, città allo sbando: il canto delle sirene. Il direttore Felice de Sanctis nel suo editoriale si sofferma sulla crisi della politica che sta provocando un rigetto da parte dei cittadini, confermato dalle ultime consultazioni amministrative in Italia. Altro argomento di interesse è l'intervista al sindaco Antonio Azzollini su tutti i temi sul tappeto, realizzata da Giulio Calvani e Lella Salvemini. In particolare il primo cittadino dichiara: punto solo alle opere che posso finire, se non ci sono soldi non si fa nulla”. Non poteva mancare un'analisi del bilancio comunale di Francesco del Rosso, con alcune particolarità nascoste e poco considerate, che invece sono rilevanti per il futuro della città. Insomma, un bilancio elastico per una città sempre più vecchia e in declino. Questi gli altri argomenti: Margherita: il nuovo porto va inserito nel sistema regionale. Scritte nazifasciste, allarme in città. Finto matrimonio gay, la pagliacciata dell'assessore di An, Mauro Magarelli. La Dvorak compie trent'anni; appello: salvate la scuola. Crisi della pesca, tra le cause anche l'indifferenza. Estate molfettese: a Molfetta i big Conte e Baglioni. Fondazione Valente, vediamoci chiaro. Allarme eternit nelle discariche abusive. Parco luci rosse alla 167 aperto solo per i vandali. Cento anni di Cgil: mostra e convegno su Di Vittorio. Stessa spiaggia... stesso mare! L'offerta dei lidi per l'estate. Fumo passivo e i tanti danni alla salute. Chiesa della Madonna della Rosa, entro fine anno il cantiere. Carmela Campanale Miss Mondo Puglia: mi rimetto in carreggiata. Salvemini e studio su Molfetta del 1897, col giudizio sui marinai. Sanità, nuovo servizio: centro di ascolto all'ospedale. Concentrazioni di eternit nelle discariche (abusive) Per Quindici giovani: Arte “riciclata” nei vicoli della città vecchia L'inchiesta sul servizio di trasporto urbano. Filo d'oro, conto alla rovescia per l'apertura dell'ex Preventorio. Esplode anche a Molfetta la mania dei lucchetti dell'amore Infine lo sport. Calcio: dal sogno della D, alla meritata Seconda categoria. Hockey: il nuovo allenatore è Vito Bavaro. Basket, in casa Virtus tempo di conferme e di addii. Tennistavolo, il TT Inottica vola in alto con Han Yan. Insomma, un numero come sempre ricco e interessante nello stile e nella tradizione della rivista leader nel territorio.
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I numeri non dicono nulla. La statistica è tirata in ballo sempre da tutti, ma nessuno ci capisce mai nulla. Parlare del totale dei redditi molfettesi non vuol dire nulla!!! In statistica non si parla mai di media. La media non vuol dire nulla!!! Al limite qualcuno che volesse dare delle informazioni reali sui redditi dei molfettesi dovrebbe mandarci la distribuzione dei redditi dei molfettesi, ossia un grafico che rappresenti come sono distribuiti i redditi sulla popolazione. Faccio un esempio diciamo che il totale di quanto dichiarato sia 400 Milioni. Supponiamo che i contribuenti siano 20000. Il reddito per contribuente sarebbe 400 Milioni/20000 (la media) ossia 20.000€ per contribuente. Già la media non è che sia da ricca città veneta. Se considerassimo la media pro capite sarebbe 6666€. E già qui le cose cominciano ad essere meno rosee. Ma queste cifre non dicono nulla!!! Bisognerebbe vedere appunto una DISTRIBUZIONE per dare una valutazione seria della ricchezza dei cittadini molfettesi. Quanti sono i cittadini che dichiarano più di 100 Mila €? e Quanti dichiarno meno di 10 Mila €? Faccio ancora un esempio: Supponiamo che 100 persone dichiarino 1 Milione di € a testa: 100*1 Milione=100 Milioni 400 Milioni- 100 Milioni= 300 Milioni. Il reddito procapite a questo punto, non considerando i 100 fortunati sarebbe: 300 Milioni /59900 (abitanti)=5000€ E si potrebbe anche supporre che ci siano tanti professionisti e commercianti che dichiarino 100 mila € annui... Come dicevo spesso si presentano numeri che non danno una reale visione dello stato delle cose. Un dato senza il suo contesto può non voler dir nulla.
Caro Enzo: se io sono proprietario di un'impresa che fattura milioni di euro, il mio nome figura come ammministratore/dipendente dell'azienda e come tale percepisco uno stipendio che decido sempre io, facciamo 100 - 200 - 300 mila euro, o anche 50 mila euro dipende dalla faccia tosta che ho. Questo è quello che risulta dalla dichiarazione dei redditi e che va nel calderone dei redditi denunciati dalle persone fisiche (quello della tabella per intenderci). Quindi una goccia rispetto ai milioni di euro fatturati inizialmente dall'azienda. Poi si cominciano a togliere le spese di produzione, le spese del personale, le spese di ammortamento di mutui e prestiti, spese di tutti i generi (anche l'acquisto di auto aziendali ma che in realtà sono auto personali),sempre al fine di far diminuire i ricavi netti, dimostro che ho reinvestito gli utili in azienda, e quindi il netto alla fine risulta ZERO e spesso un'azienda che fattura milioni risulta con un bilancio al netto "negativo", e pertanto nulla devo versare allo stato come tasse. Intanto il mio patrimonio è notevolmente aumentato, sono diventato molto ma molto più ricco con una piccola dichiarazione dei redditi. Questo arricchimento non si nota dalla tabella ma lo notano i tuoi occhi girandoti intorno, dai negozi che piangono miseria ma che vendono in continuazione, dalle gite estive,invernali e del week end oramai irrinunciabili, dalle auto che circolano, dalle 2, 3 4 case che i più posseggono. I poveri, i pensionati certo ci sono, ma sono presenti in tutto il mondo. Se poi soffri di miopia questa ricchezza non riuscirai mai a vederla, e quindi vieni con me che andiamo a fare una bella visita dall'oculista, visto che mi hai invitato. Se poi insisti sulla tua tesi solo per bandiera, allora è inutile continuare questa discussione, vorrà dire che ho sprecato tempo per darti degli imput per farti aprire gli occhi.
Gentile molfystar (peccato che non abbia il coraggio di firmarsi), dalle sue prime battute si capisce da che parte sta, da quella di coloro che vedono rosso comunista (come l'opportunista furbo Berlusconi, amico del comunista Putin) da tutte le parti, anche se il comunismo non c'è più in Europa. Ma credo che occorra capire un pochino di economia per comprendere che quello che lei dice non è proprio esatto. Paesi come la Germania, che non sono certo comunisti, hanno fatto una politica di riequilibrio recuperando l'Est comunista con una politica di intervento economico (pagata in buona parte anche dall'Europa), lo stesso discorso vale per l'Irlanda e così via. Lei, credo, che non mi legga spesso e quindi non può attribuirmi opinioni che non ho. Se lei mi leggesse non solo su “Quindici”, ma anche sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” dove scrivo di economia, saprebbe che non sono contrario agli investitori del Nord, anzi, auspico che vengano numerosi, come pure quelli esteri. Ma dire che loro si indebitano per dare condizioni di crescita al nostro territorio, è ridicolo. Il discorso sarebbe troppo lungo per svilupparlo in un commento a una notizia. Se lei mi avesse letto, avrebbe saputo che sono stato uno dei pochi a credere e ad auspicare l'arrivo di questi imprenditori a Molfetta, anche per i motivi di crescita occupazionale (anche se non a tempo indeterminato) e soprattutto per la possibilità di creare una circolazione di moneta che è utile all'economia complessiva e dovrebbe essere da traino per quella locale. Questo è avvenuto solo in parte per l'ottusità degli imprenditori e dei commercianti locali, incapaci di vedere oltre il proprio naso (ecco perché non sono imprenditori, sono terzisti: da noi manca ancora una cultura d'impresa). Gli imprenditori del Nord, comunque, non “spostano i soldi dalle banche del Nord alle nostre”, come dice lei, ma i soldi nostri alle loro banche (e questo è un dato statistico della Banca d'Italia, non me lo invento io), al punto che non abbiamo più banche del Sud, assorbite tutte da quelle del Nord (una mezza colonizzazione, inevitabile nell'economia di mercato nella quale credo, ma che va comunque orientata: servono delle regole per evitare che ci siano sproporzioni eccessive o speculazioni). Nessun sacrificio o spirito di beneficenza nei nostri confronti, perciò da parte di quegli imprenditori, che in molti casi ci trattano come dei poveretti a cui regalano un po' di soldi. In realtà loro fanno solo solo business e, stia tranquillo, non ci rimettono nulla. Lei, forse senza rendersene conto, ragiona come Bossi, che invece non vuole dare una lira al Sud e parla di questione settentrionale, con un Nord pieno di “aree depresse” (sic!) e solo grazie a Berlusconi, questo personaggio che insulta la bandiera e il Parlamento da vero estremista, ha avuto spazio e ha potuto togliere altri soldi al Sud. Quindi nessun indebitamento, gli industriali del Nord hanno grande liquidità da impiegare e lo fanno al Sud, che però, in pratica, è un mercato di consumo, non di produzione. Nessuno parla di boicottare la pasta Barilla o altri prodotti del Nord, lei fa ragionamenti molto elementari, fondati solo su sensazioni non su dati concreti, l'economia è molto più complessa. In quanto alla Cina, anche qui lei parla per luoghi comuni. Quel Paese è diventato, ed è destinato ad esserlo ancora di più, una grande potenza economica non per le delocalizzazioni estere, ma per propria capacità. Quando sono andato in Cina, ho visto sul posto come lavorano (può leggere i miei articoli sul sito www.felicedesanctis.it) e ho conosciuto la loro capacità imprenditoriale (li ho definiti gli ebrei dell'Asia), sono stato uno dei primi giornalisti italiani, già oltre 10 anni fa, a dire che la Cina sarebbe esplosa e avrebbe superato il Giappone e raggiunto gli Stati Uniti. All'epoca ho riscontrato la perplessità di altri colleghi di grosse testate nazionali, che oggi mi danno ragione e riconoscono che avevo visto giusto. Gli imprenditori italiani che vanno a delocalizzare in Cina, lo fanno non per “aiutare i cinesi”, ma per utilizzare manodopera straniera da sfruttare con retribuzioni da fame e produrre a prezzi competitivi. Ma il discorso sarebbe troppo lungo (già mi sono dilungato per cercare di spiegarle qualcosa), forse sarebbe più utile che lei leggesse qualcosa in materia o che acquistasse con regolarità i quotidiani italiani, per comprendere meglio i problemi economici globali che si riflettono anche sulla nostra Molfetta. Poi, “mi consenta”, non sia ridicolo, non ho alcuna bandiera che non quella delle mie opinioni (e mi firmo sempre, diversamente da lei che si nasconde dietro un nick name), non sono iscritto ad alcun partito e cerco di scrivere con cognizioni di causa, quando è possibile. E' lei, in realtà, che deve ammainare dalla sua testa il pericolo della bandiera rossa (è lei che è fermo a 20 anni fa), altrimenti farà come il toro che carica il rosso, solo perché è rosso. Ma il toro è un animale e nemmeno fra i più intelligenti. Infine, è chiaro che stiamo meglio di 20 anni fa, ma il divario con il Nord non è superato e il Nord (Bossi e Berlusconi in testa) non vogliono che questa differenza sia colmata, ma solo che il Nord diventi sempre più ricco e il Sud consumi. E questo non lo dico perché ho la bandiera rossa in pugno, ma perché è la realtà oggettiva che la propaganda di alcuni partiti di destra nascondono. Io faccio il giornalista e devo cercare di valutare tutti gli aspetti della realtà. Spero di essere riuscito a fare un po' di chiarezza sulla questione, il confronto è sempre utile, l'ottusità no. Cordialmente Felice de Sanctis



Per giancarlo m. L'economia è una scienza difficile e molti pensano di capirla sulla base di semplici indicatori esterni. Basta un outlet o un iperocoop per fare ricca una città? O meglio per valutarne il progresso o il declino? Assolutamente no. Intanto occorre dire che queste strutture sono arrivate dall'esterno e non sono frutto di imprenditoria locale; che portano i soldi al Nord e non alla città. Certo, c'è un fattore positivo che è quello dell'occupazione (anche se non a tempo indeterminato e con retribuizioni al di sotto di quelle contrattuali) e del possibile trascinamento turistico (che però non avviene per l'ottusità dei commercianti locali, che sanno solo piangere, con la speranza di ricevere contributi). Se consideriamo i depositi nelle banche, allora dobbiamo dire che è una città ricca, o meglio ci sono cittadini (pochi) ricchissimi e altri (molti) che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Perchè invece di valutare i depositi nelle banche non andate a vedere quanti sono i debiti? Quanta gente si indebita per andare avanti? In quanto all'edilizia, la ripresa del settore non vuol dire sviluppo, perchè è un settore parassitario, che arricchisce solo i proprietari dei suoli e i costruttori e costringe i cittadini a indebitarsi a vita per comparare casa e prezzi da rapina: questo è il progresso? lavorare una vita (o se fosse possibile due vite, perchè senza l'aiuto dei genitori non si riesce ad acquistare casa) per un diritto, come quello della casa? Infine, il porto. Intanto aspettiamo a vederlo realizzato (chissà quanti anni ci vorranno, per inevitabili intoppi), poi vediamo se riesce a convogliare traffico a Molfetta e poi consideriamo che di benefici economici (anche solo in termini occupazionali) ne potrà portare pochi, mentre porterà danni sul piano ambientale per come è strutturata l'urbanistica cittadina, che rischia di restarne sconvolta. E poi, come abbiamo scritto più volte, non si vive di solo porto. Cerchi di osservare con più attenzione le cose, senza farsi abbagliare dalle lucciole o dal canto delle sirene.




Per cittadino attento e osservatore: il reddito dechiarato non è la quantità di soldi in banca ma quanto guadagnato e probabilmente anche speso e investito tutto, per cui al limite in banca potrebbe anche esserci una minima parte di questa somma o forse niente se alla gente piace spendere. Quanto all'azienda citata quello che tu dici si riferisce a una ditta campana che acquistava dalla Migro. Ma l'argomento della discussione è ma siete sicuri che gli altri stanno meglio????? Se i nostri figli vanno a nord è perchè, a differenza di oggi, chi ci ha governato nei decenni e decenni passati non ha creato i presupposti di uno svilupppo industriale duraturo e compatibile con il territorio. Infatti solo oggi, assistiamo ad insediamenti industriali di tutti i tipi nel nostro territorio,attiriamo imprenditori sia dalla provincia che in molti casi spostano le loro aziende a Molfetta, che imprenditori del nord ed Europei che preferiscono la nostra zona per i presupposti di crescita nonchè per le infrastrutture di cui siamo dotati o che stanno per realizzarsi,cosa che non avviene nelle zone a noi vicine. Gli investitori prima di investire affidano studi mirati di settore ad aziende specializzate, non spendono soldi per caso. Se poi tutti i ragazzi non vogliono sporcarsi le mani, vogliono tutti essere dottori avvocati e dirigenti, questo è un altro discorso. Finitela di piangervi addosso guardate le cose con più ottimismo e imparate a conoscere meglio la realtà della vostra città. Fatemi il nome di una città del sud che ha due Aziende (per il momento) quotate in Borsa, che poi siano tirchi o poco propensi ad investire nello sport, con il tempo quando avranno imparato dalle aziende del nord che stanno venendo da noi, forse cambieranno mentalità imprenditorale e allora sì che potremmo chiamarli imprenditori con la I maiuscola.


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