MOLFETTA – Il Pd, dopo un congresso da regolamento di conti, auspice il segretario provinciale Ubaldo Pagano, ha un nuovo segretario politico l’avv. Piero de Nicolo e il centrosinistra un problema in più. La sua è una vittoria fra le macerie, come quella di Renzi. Eletto con il 65% dei consensi degli iscritti al voto, l’uomo vuole sempre vincere ed è più abituato a dividere che ad unire (vedi la spaccatura creata nel partito e fra i giovani a Molfetta e i giochi sono ancora aperti), o meglio ad unire pezzi di colore diverso con molta spregiudicatezza politica, in linea con la sua storia e con quella del suo referente Alberto Tedesco, ex assessore regionale socialista e poi senatore del Pd, con una travagliata vicenda giudiziaria alle spalle.
Tedesco eletto nelle liste del Pd è poi passato a Forza Italia sostenendo il candidato del centrodestra Domenico Di Paola come sindaco di Bari e qui vediamo il De Nicolo dargli una mano, come conferma la sua foto davanti al comitato elettorale dell’esponente di destra. Ma anche con la destra De Nicolo ha familiarità, essendo transitato da An, dopo essere passato dai repubblicani e da qualche altra esperienza della quale abbiamo perso il conto. Poi, candidatosi alla Camera per il Pd nel febbraio 2013, ha risciacquato i suoi panni in Arno democrat fiorentino e si è, così, rifatto una verginità, facendo dimenticare il passato, mantenendo però i suoi legami con pezzi del centrodestra come Saverio Tammacco, oggi candidato di destra con il presidente di centrosinistra Michele Emiliano oltre a Mariano Caputo e Ninnì Camporeale, già alleati del sen. Antonio Azzollini e ora passati allo schieramento opposto, anche se in consiglio comunale sono all’opposizione (almeno fino a ieri). E non dimentichiamo un discusso personaggio politico come Pino Amato, uomo per tutte le stagioni (ora con l’Udc), che è stato il primo ad applaudire De Nicolo. Insomma, questa volta la coerenza va sicuramente riconosciuta al senatore. Nella politica locale non esiste il bene comune, ma solo l’egolatria di alcuni personaggi.
Nella marmellata politica molfettese e anche nazionale col Renzi di turno, un personaggio come De Nicolo ci sta a fagiolo. E il Pd molfettese non si capisce quale caratterizzazione abbia in questa politica schizofrenica (non capiamo come vecchi militanti la condividano solo per disciplina di partito), dove la coerenza diventa un difetto da criticare o denigrare, proprio come fa il neo segretario con “Quindici”. Con noi, però, è ancora in debito. La sua elezione è un problema per il centrosinistra, ma lo è anche per la democrazia, vista l’intolleranza del soggetto alle critiche, la sua fuga dal confronto al quale preferisce gli attacchi senza possibilità di replica, davanti ad una platea amica e consenziente, come si addice all’attuale democratura. Del resto questa è la sua storia politica e potremmo raccontarne ancora.
Afferma di volere guardare in faccia chi lo critica, ma senza dargli il diritto di replica, preferendo il monologo al dialogo o la parte del suggeritore occulto utilizzando qualche cronista improvvisato ossequiente, al quale fornire indiscrezioni che gli servono per mandare messaggi agli avversari politici e confondere le carte.
Con Quindici non gli riesce e si meraviglia come un giornale, a suo parere “vicino al Pd”, possa criticare il partito o meglio il suo nuovo attuale nume tutelare. Forse dimentica che nessuno di noi ha la tessera del Pd, né di altri partiti del centrosinistra. E il segretario può dare ordini solo agli iscritti.
Insomma, l’attuale Pd si è scelto il segretario giusto per la sua attuale composizione, per la sua logica, per il suo nuovo percorso renziano, come ha già scritto ieri giustamente in un articolo su “Quindici” il nostro Giacomo Pisani. Molfetta è sempre stata un laboratorio politico nazionale, questa volta, però, arriva leggermente in ritardo: è stata preceduta da Matteo Renzi e il De Nicolo di turno, da buon cane segugio dall’ottimo fiuto, è saltato sul carro del vincitore. Non siamo gli unici a pronosticare un accordo con Tammacco & C., lo hanno scritto anche altri, ma il nostro furbo Pierino finge di non leggere. Ah, dimenticavamo: lui legge solo “Quindici”!
Un dato è certo: Piero non ha mai criticato questo pastrocchio locale, né lo hanno fatto i suoi sodali di “Cambia verso”, per non rompere l’amicizia con quest’area di centrodestra o di opportunisti della poltrona, che potranno tornare utili domani. Del resto il De Nicolo ha difeso perfino Mariano Caputo protagonista di un attacco diffamatorio verso la nostra testata: ed è tutto dire!
Insomma, il Piero dell’opportunismo (chi sono i suoi referenti, a quale lobby risponde?) cercava una sponda dopo il fallimento del tavolo dei socialisti riformisti con Emiliano, dove partecipava per la componente di Alberto Tedesco. Scaricato da Antonio De Caro e da altri a Bari, dopo che Onofrio Introna è passato con Michele Emiliano, fallito il suo tentativo di essere eletto alla Camera, fallita la sua esperienza alla presidenza della “Multiservizi”. Non ha digerito le sue forzate dimissioni, chieste dal sindaco (e aspetta di regolare i conti anche con lei), in seguito a quella che è stata definita “la parentopoli molfettese” relativa all’assunzione, come giardiniere, del figlio della consigliera comunale Raffaella Ciccolella appartenente al suo gruppo. Poi il ragazzo è stato costretto a rinunciare all’impiego a termine, una volta che qualche amico del centrodestra “imbecillemente” aveva denunciato l’operazione, credendo di colpire il sindaco Paola Natalicchio, senza accorgersi che il riferimento era proprio l’amico De Nicolo. E il successivo silenzio dell’opposizione, dopo la gaffe, ne è una conferma.
Il perfetto trasformista oggi gioca la sua nuova partita politica e si prepara a ripartire dal Pd, accreditandosi per avere in mano il partito e forse, anche l’amministrazione comunale, nella quale è presente con un assessore, il presidente della Multiservizi e alcuni consiglieri comunali, compreso qualche ingenuo acquisto. Ora pretende anche gli assessorati ai Lavori pubblici (Giovanni Abbattista) e all’Urbanistica (Rosalba Gadaleta) occupati da iscritti al Pd, colpevoli di sostenere Guglielmo Minervini, il vero obiettivo di tutta questa kermesse politica. E’ guerra totale all’assessore regionale uscente, al “traditore” passato con Sel (ma non votano entrambi lo stesso presidente Michele Emiliano?), dimenticando quando andavano d’accordo (allora De Nicolo aveva altra convenienza politica), anche a rischio suicida di perdere voti, vedere crescere l’astensionismo anche a sinistra di elettori schifati e non far eleggere alcun rappresentante di Molfetta alla Regione, per poi dare la colpa al solito “Guglielmino”, come avvenuto per la città metropolitana, con i franchi tiratori del Pd.
Lo dicevamo all’inizio, l’uomo sa solo dividere e ora vorrebbe rottamare mezzo partito, azzoppando la giunta Natalicchio, condizionandola o magari provocandone la caduta, come gli chiedono insistentemente, gelosi del successo del sindaco, i suoi nuovi-vecchi amici democristiani Annalisa Altomare (l’ex sindaco non eletta, ma nominata) e Lillino Di Gioia (suo figlio, Antonio Di Gioia, sarà il prossimo vice segretario del Pd), che di cambiare verso dai metodi della peggiore Dc, non sono proprio capaci. Così potranno mettersi tutti insieme gattopardescamente, destra e “nuova” sinistra. Il rischio che temiamo è che la città venga lasciata di nuovo senza regole, ritornando all’infausto passato quando governavano le clientele e il mattone, col conseguente scempio urbanistico. Altro che cambiamento: si può cambiare verso anche inserendo la retromarcia!
Quelli che abbiamo raccontato in sintesi sono i fatti, ai quali De Nicolo non può sfuggire, malgrado le sue smentite e le costruite argomentazioni difensive, da buon avvocato, come ha fatto con la Multiservizi.
E ci fermiamo qui, rimandando i lettori agli approfondimenti, all’editoriale e ai commenti della rivista mensile “Quindici”, che sarà in edicola a metà mese con tutte le notizie elettorali e non, sempre liberi e coerenti, sempre scomodi, con le nostre sole forze, la nostra dirittura morale, la schiena dritta e il cervello non all’ammasso, in piena autonomia. Con buona pace del novello segretario del Pd, siamo la memoria storica di questa città e saremo ancora qui a raccontare quello che altri sprovveduti, ingenui o interessati giovani cronisti (con suggeritori occulti) non dicono.
Piero, fattene una ragione e stai sereno, rilassati, prendi qualche pillola di democrazia: ne hai tanto bisogno e ti farà sicuramente bene.
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Autore: Felice de Sanctis