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“Dodici”, in mostra alla Sala dei Templari di Molfetta i lavori dell'artista Marisa Carabellese
08 novembre 2016

MOLFETTA - Non dovremmo più stupirci, meravigliarci di cotanto, modesto talento. Eppure la prof.ssa Marisa Carabellese colpisce ancora. Colpisce nella parte più profonda dell’animo umano, con sensibilità, delicatezza e senza saccenza, con innata e ingiustificata modestia, quella modestia tipica dei grandi artisti che ancora si stupiscono del proprio successo.

In una Sala dei Templari gremita, ha avuto luogo l’inaugurazione della mostra personale dell’artista molfettese intitolata “Dodici”, con il patrocinio del Comune di Molfetta e organizzata dalla Società di Cultura Europea "Alberto Caracciolo" presieduta dal prof. Domenico Facchini, che ha introdotto  l’artista e le sue opere. La prof.ssa Carabellese o semplicemente Marisa, come preferisce, ha visto la pubblicazione delle proprie opere, nella rivista dei Beni Culturali nell’anno 2007, come ha ricordato la direttrice dei Castelli Federiciani di Bari e Trani, arch. Rosa Mezzina, estimatrice dell’artista (nella foto: Facchini, Carabellese, Mezzina, Missori e Palumbo).
Il background della pittrice è stato ripercorso dall'ing. Andrea Missori, Head of Tecnology Integration Ericsson, brillante oratore nonché nipote dell’artista. L’Ing. Missori, unico tra i membri della numerosa famiglia di artisti ad aver intrapreso una professione non artistica, afferma di essere sempre stato il primo estimatore di ciascuna delle sue opere, dichiarando che, come ci sono i grandi chef e i grandi bongustai, così ci sono gli artisti e chi l’arte impara ad apprezzarla e lui ne è un estimatore, nonché colui che ha dato il titolo alla mostra.
Perché Dodici? Dodici è il numero della valenza assoluta, il numero della Bibbia più “santo”, che evoca i dodici mesi lunari, le dodici falangi di ciascuna mano, pollice escluso, che riporta, pertanto, al sistema sessagesimale e ai dodici segni zodiacali.
Il tema dei segni zodiacali, ha dichiarato il prof. Gianni Palumbo, apprezzato redattore di Quindici, è un tema che è stato già pubblicato nella rivista dei Beni Culturali. Le opere mostrano la visione dell’artista riguardo i dodici segni zodiacali, ciascuna opera delle quali è arricchita da un  prezioso scritto della scrittrice Angela De Leo.
Le opere sono il frutto di una lunga gestazione, poiché, si poteva incorrere in una standardizzazione legata ad una iconografia ricorrente: l’Acquario, rappresentato da un ragazzo che reggeva una brocca, il Capricorno o il Sagittario sino ai Pesci, sempre rappresentati in coppia, mentre nuotano in senso opposto ma, con una paziente opera di mellificazione, l’artista ha raccolto da esperienze personali per arrivare ad un prodotto originale. Trionfo di ironia è il segno del Leone, rappresentato dormiente ed ammansito mentre i bellissimi Gemelli vivono il dramma dell’essere uno immortale, l’altro umano e mortale.
La mostra, aperta fino al 22 novembre, racchiude le significative  esperienze della poliedrica artista, una fusione delle bellezze incontrate nella sua vita, piena e ricca, una vita condivisa col prossimo, ispiratore e leitmotiv di un percorso non solo artistico.

© Riproduzione riservata

Autore: Beatrice Trogu
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