Di là dal vetro
Un racconto di Nunzia Scardigno
Dopo l’esordio rappresentato da La vacanza (v. “Quindici”, a. III, n. 9), sett. 1997, p. 10), Nunzia Scardigno presenta al pubblico un altro racconto lungo, Di là dal vetro, stampato nel novembre 1999 per gli “Scaffali” delle Edizioni La Meridiana di Molfetta (pp. 63, £. 10.000).
Il testo narrativo tratta, da una particolare angolazione, il tema della solitudine. La protagonista, che coincide con l’io narrante, si rifugia in compagnia di buoni libri nella verde oasi di una struttura di "recupero". La quiete e il relativo isolamento le occorrono per ritrovare il proprio equilibrio interiore, scongiurando il rischio incombente dell'anoressia e superando le ricorrenti crisi d'ansia e d'angoscia.
All'«esperto» della struttura descriverà dopo alcuni incontri la sua recente condizione paragonandola allo stato chi si trovi «in una torre di vetro» da cui può «osservare a piacimento» l'esterno senza essere raggiunto da nulla. Mentre è guardinga nei colloqui con l'analista, la protagonista presta invece attenzione a Ignazio, il giardiniere, e si apre un po' con Angela, una ragazza-madre addetta al servizio mensa ma incaricata anche di seguire con discrezione i pazienti. Il soggetto narrativo gode anche della simpatia di Enrico, un altro ospite della casa di cura, che non ha ancora accettato a livello emotivo l'abbandono della sua fidanzata.
A infrangere la parziale solitudine del rifugio intervengono le visite rapide ma intense degli amici Leo, a cui la protagonista è legata da affinità culturali e spirituali, e Angelica, una specializzanda in ginecologia, che si divide senza risparmio tra lo studio e il consultorio, preoccupata per le possibili recrudescenze di un male da cui è già stata toccata.
La Spannung, ossia l'acme della tensione narrativa, è segnata proprio dalla morte di Angelica, che lascia costernata la protagonista. Il suo turbamento è però lenito dalla comparsa quasi quotidiana, dietro il cancello, di Silvio, con il quale ella credeva concluso il rapporto sentimentale. La presenza prima silenziosa e discreta e poi l'invito esplicito del giovane ad andar via con lei, spingono infine la protagonista a rompere gl'indugi e a decidere di tornare a vivere «di là dal vetro».
Tutto questo è raccontato alternando dei capitoli corsivati in "discorso misto" (indiretto libero e diretto) alla diegesi diaristica articolata in notazioni introspettive, sequenze descrittive o naturalistiche e dialoghi. Tutto questo è narrato in punta di penna, senza grovigli intellettualistici e senza eccessi di psicologismo, con un impianto monolinguistico e una vena agile e fluida, che rende la lettura adatta, se non a tutti, senza dubbio a molti.
Marco de Santis