Da un ateo a un vescovo
Insonne amore del mio tempo tu che non dispera la profondità nell’ora del distacco. L’amore sì l’amore che chiama l’amore che ha dure le strade impervie di lucide follie, albatro dalle larghe ali che m’ha così insistente detto d’abbandonarmi a Lui senza forze prostrato sulla spiaggia d’un mare senza fine. Amore che t’accende gli occhi e le mani brucia per ferire e che gli altri m’indica con dita bianche tremanti e mi passa fra i capelli mi scompiglia pensieri segreti e vuole darmi la croce come l’ha data a te. Tu mi vivi nel giardino del ricordo dove fremono tenere nel sole mille stelle fiorite nella notte senza luce della malinconica assenza di Dio. Hai voluto scendere in fondo alle radici che sprofondano nella terra del dolore ed un canto hai tratto alla sorgente del vento lontano. Questo suono nel buio mi stringe al corpo devastato del fratello senza casa dell’amico che muore nel letto che gli ha dato il piacere diverso del figlio che arde d’ansia per la bianca polvere che scioglie la paura nelle vene. Se il cuore mi sanguinerà ancora e sempre per impervia che sarà la mia vita nell’ora del tramonto inseguirò l’estasiato amore con l’anima m’hai preso albatro dalle larghe ali angelo che m’hai sfiorato il cuore in un giorno lontano. (tratto da “ Le Parole nascoste” Ed. “L’Immagine”- Molfetta- 1994)