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Da Abaco ad Exprivia come realizzare in 10 anni un'impresa vincente a Molfetta senza passare dall'edilizia  
15 marzo 2007

Da un'idea a una g r a n d e i m p r e s a in poco meno di 10 anni. Sembrerebbe una storia da classico “sogno americano” invece si tratta di una realtà imprenditoriale italiana, nata per di più nel nostro territorio in cui evidentemente si crede di poter far fortuna solo mettendo su un'impresa edile. Si tratta, invece, di un'azienda che si è fatta strada nel campo del terziario avanzato. Tutto è partito nel 1988, alcuni giovani laureati fondano Abaco Software Sas. Nel 2006 dopo una operazione di mercato con la fusione con la società lombarda AISoftw@re nasce Exprivia: 690 dipendenti, dislocati in 6 sedi sul territorio nazionale, il cui patrimonio netto si attesta ad un valore di 27,7 milioni di euro ed è quotata al mercato ristretto della Borsa di Milano: ricordiamo che a gennaio il titolo ha avuto un rialzo record del 56,04% (1,370 euro) approfittando del favorevole momento dei titoli informatici. Dieci anni di importanti trasformazioni che abbiamo provato a farci riassumere dall'amministratore delegato di Exprivia, il molfettese Domenico Favuzzi. «Quando siamo nati all'inizio pensavamo che ci fosse spazio per lavorare con le piccole aziende locali, realizzando piccoli programmini – ricoda Favuzzi. Però già allora pensavamo che andare a lavorare per le grandi aziende del Nord fosse un'opportunità, pensavamo ci fosse uno spazio per una realtà locale di lavorare anche su grandi clienti. Opportunità che avevamo immaginato e per inseguire la quale abbiamo iniziato a fare una serie di esperimenti che hanno consentito all'azienda prima di crescere un po' per anno, poi di accelerare. Anche un po' sull'onda dell'esplosione di internet, tuttavia quando l'ampolla di internet si è sgonfiata siamo riusciti a rimanere competitivi e a crescere sul mercato essendo cresciuti privilegiando la competenza e la qualità di quello che facevamo, anzi abbiamo lavorato anche di più perché c'è stata, da parte del mercato, attenzione alle aziende che avevano qualità». Qual è stata la chiave del vostro successo? «Fino al 1998-99, noi avevamo delle idee, ma avevamo difficoltà a incrementare la produttività anche perché non riuscivamo a trattenere in azienda tutti i laureati che ogni anno cercavamo di portare all'interno e formare. Alla fine dell'anno queste persone ci abbandonavano per andare a lavorare in aziende più grandi. Questo ci impediva di crescere. I giovani avevano poca fiducia in questa realtà del Sud. A partire da ciò che è accaduto nel 1998, e l'anno successivo con l'inserimento di 20 dipendenti nell'azionariato della società siamo riusciti ad attrarre in questo progetto alcuni giovani che hanno pensato che Abaco effettivamente poteva crescere e diventare una azienda importante. Da quel momento abbiamo iniziato anno per anno a capitalizzare gli sforzi fatti e questo ci ha consentito di crescere. Non ci sono state idee nuove, quindi, ma quello che raccontavamo da un po' di anni è diventato credibile, attorno a questo progetto si sono aggregate altre persone e allora l'azienda è riuscita a esprimersi al meglio nella sua capacità di svilupparsi». Di cosa vi occupate esattamente? «Exprivia SpA è una società specializzata nella progettazione e nello sviluppo di tecnologie software innovative e nella prestazione di servizi IT per il mercato bancario, medicale, industriale, telecomunicazioni e Pubblica Amministrazione ». Qual è un esempio dell'applicazione di questi software? «Per ogni settore esistono delle aree applicative principali. Per quanto riguarda le grandi organizzazioni ci occupiamo di sistemi gestionali, tipo ERP (Enterprise Resource Planning: “pianificazione delle risorse d'impresa”, ndr) e in particolare su piattaforma Suv, che è stato anche uno dei driver della nostra crescita. Nell'ambito bancario offriamo sia prodotti per la gestione del credito, sia supportiamo piattaforme di terzi produttori di software per quanto riguarda la gestione del mercato dei capitali. Abbiamo contratti su questi servizi per grandi banche nazionali. Nel campo sanità-medicale, abbiamo tutta una linea di prodotti nostri per la gestione di tutte le immagini nel campo radiologico. Una branca della società di Milano con la quale ci siamo fusi, la AISoftw@re, era uno dei leader storici sul mercato dei sistemi Ris (sistema informatico radiologico, ndr)e Pacs (Sistema di archiviazione e trasmissione di immagini, ndr) che servono per la gestione dei laboratori di analisi radiologica per Asl e grandi ospedali. Negli ultimi anni le radiografie vengono digitalizzate e stampate su cd, questo permette di evitare i costi considerevoli delle pellicole per le lastre. La digitalizzazione ha fatto abbattere questi costi, generando enormi risparmi delle strutture sanitarie. A livello nazionale siamo tra i fornitori principali del software specifico per la visualizzazione di queste lastre. Nel mercato delle Telecomunicazioni, Exprivia è in grado di fornire soluzioni sui processi core degli operatori di rete mobile e fissa con un'offerta completa ed innovativa di System Integration. Per la pubblica amministrazione Exprivia affronta le tematiche dell'e-government con soluzioni in ambito sicurezza (firma digitale, documenti d'identità, portali di servizio) ». Una così ampia differenziazione dell'offerta era già presente prima della fusione con la AISoftw@re? «Già operavamo in questi campi, la società di Milano ci ha rafforzato sulle linee di prodotto del mercato bancario e del medicale». Siete, dunque, riusciti a anticipare i trend di mercato e a imporvi in un settore con molti competitor? «Abbiamo seguito il mercato senza perdere di vista qualità e competenza dei servizi che utilizziamo e dei progetti che offriamo ai nostri clienti. Abbiamo utilizzato le opportunità del mercato per crescere, puntando sulla qualità e competenza delle risorse umane. Anche con Abaco abbiamo puntato molto sulle nostre risorse umane per poter crescere anche su aspetti manageriali e di business non solo sulla parte tecnica». Le risorse umane. Ci sono state ricadute occupazionali sul territorio? «Il 50% dei dipendenti della nostra azienda proviene dalla regione Puglia e qualcuno dalle regioni limitrofe, e stiamo parlando di 350 persone, di cui oltre un centinaio lavorano in sede a Molfetta e altre su progetti presso il cliente». Ritiene che la vostra realtà imprenditoriale sia cresciuta con il territorio oppure abbia aiuta il territorio a svilupparsi? «Si tratta di un rapporto dialettico. La nostra azienda ha utilizzato al meglio la disponibilità di giovani neolaureati nelle discipline economiche e scientifiche provenienti dal Politecnico e dall'università di Bari. A queste risorse ha offerto la possibilità di non andare a lavorare per aziende del Nord Italia ma di rimanere in una azienda locale e ha investito su queste attraverso formazione. Poi abbiamo avviato alcuni progetti di ricerca che normalmente facciamo con l'università di Bari e quindi c'è uno scambio reciproco di competenze, conoscenze e esigenze». È stata una scelta strategica anche quella di fare qui la vostra sede legale? «Abbiamo avuto dei vantaggi maggiori che in altre aree del Paese, grazie alle risorse del Politecnico e dell'Università. Ma altri svantaggi, perché la maggior parte dei nostri clienti sono su Roma e su Milano e trattandosi di un settore, quello dei servizi, molto legato alle relazioni con questa distanza diventa tutto più difficile. Tuttavia abbiamo deciso di rimarcare la meridionalità di questa esperienza seppur oggi ci consideriamo una società nazionale». A proposito dei rapporti con il Politecnico e con l'Università, oggi cosa consiglierebbe a un neolaureato in ingegneria o economia? «Molti giovani del nostro territorio appena terminano l'università cercano di andare a lavorare soprattutto nelle grandi aziende. Per due motivi: uno è la sicurezza, l'altro la spendibilità. Ovvero lavorando per una grande azienda utilizzo questa appartenenza come motivo di promozione sociale. Se non in pochi casi, questo atteggiamento non offre opportunità di fare esperienze di lavoro molto gratificanti e non ti consente di accelerare il percorso di crescita personale. Tanto è vero che nelle regioni del Nord si sta verificando il fenomeno contrario: si esce dalle grandi aziende per lavorare nelle medie e medio piccole, per poter avere più possibilità di crescita e assunzione di responsabilità ». Come la vostra società guarda al futuro? «Conquistandolo giorno per giorno. Il nostro settore è importante per l'evoluzione economica. All'estero è parte integrante della crescita delle economie sviluppate. In Italia siamo abbastanza in ritardo su questo, per cui dovremmo avere anni in cui il nostro mercato dovrebbe crescere di più, anche se ciò non è sicuro, il ritardo culturale potrebbe durare ancora a lungo. Attraverso la quotazione in Borsa ci siamo dati la dimensione, la struttura e un management che sicuramente è in grado di giocarsi la partita sul futuro perché non ci sono rendite di posizione, il mercato è competitivo. Un'azienda delle nostre dimensioni non subisce l'invasione delle società indiane che hanno avuto a livello mondiale successo nel campo informatico ma ci dobbiamo difendere, cercando di crescere e svilupparci anche superando la dimensione nazionale. Ci confronteremmo così con quella europea che offre maggiori possibilità nel campo dell'information and communication technologies. È chiaro che dobbiamo fare prima una operazione di consolidamento sul mercato italiano e poi guardare a altri mercati ».
Autore: Michele de Sanctis jr.
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