Conversazioni. Un libro su Giuseppe Tempesta
Un libro sul maestro di Bitonto, benemerito della scuola, impegnato in politica e nel sociale
Una fede incrollabile, che induce a considerare il mondo infi nitamente pervaso dall’amore di un Dio Carità, e l’aspirazione a un cristianesimo sociale che possa ristabilire una superiore giustizia nei rapporti tra gli uomini, inglobando nel sistema anche il principio di “ineguaglianza”, ma attribuendogli una forza positiva di propulsione allo sviluppo... Queste ci paiono decisamente le linee guida dell’interessante volume Conversazioni, un fertile colloquio con Gi u s e p - pe Tempesta – nella pubblicazione defi nito “Maestro di Scuola e di vita; divulgatore del pensiero cristiano”. Maestro d’origine bitontina, mossosi dal pensiero di Gaetano Salvemini e di Giovanni Modugno per approdare infi ne a un fervido attivismo cattolico, per la lunga militanza nella DC, veniva insignito nel 1974 di una pergamena ricordo dall’avvocato Gennaro Trisorio Liuzzi, presidente della Giunta regionale. Le testimonianze a corredo del volume, tra le quali quella del sindaco di Bitonto, Raff aele Valla, ricordano la sua infaticabile opera di “benemerito educatore e civico amministratore” e lo salutano come “maestro di cultura politica”, che si è speso per coadiuvare i giovani nella comprensione dell’essenza del concetto di “democrazia”. A curare la pubblicazione, edita per i tipi di Mario Adda, la poetessa e saggista Maria Antonietta Elia, insigne studiosa che si è spesso occupata, tra l’altro, di letteratura al femminile. Ricordiamo, ad esempio, la sua monografi a sui sonetti della poetessa lucana Isabella Morra, vittima di un eff erato delitto d’onore del Cinquecento, scrittrice su cui ha pubblicato un bel volume anche la studiosa molfettese Isabella Nuovo. Veniamo ora alle Conversazioni di Tempesta. La monografi a si caratterizza per l’asistematicità, implicita già nella tipologia dalla curatrice prescelta. Il libro raccoglie una serie di conferenze (o meglio “conversazioni”), tenute dall’intellettuale a partire dal 1923 sino agli anni Cinquanta. Diff erenti i contesti, dalle parrocchie bitontine (Cattedrale, Santo Spirito) alle scuole (N. Fornelli) ai circoli, laici o legati all’A.C. L’Elia raggruppa le conversazioni in diff erenti sezioni, nelle quali emergono di volta in volta le opinioni del bitontino in materia di famiglia, educazione, fede, storia, politica… Co l p i - sce in primo luogo la dirittura morale che informa di sé tutte le considerazioni del Tempesta, uno di quei maestri vecchio stampo, che incutevano rispetto con la loro fertile doctrina e l’umanità degli insegnamenti che impartivano… Forte è, nel corso di tutte le conversazioni, l’impronta pedagogica, nella convinzione che alla famiglia spetti il primato nell’ambito dell’educazione e che in sinergia con essa debba remare la scuola, “istituzione ausiliaria”. Tempesta si occupa della formazione dei giovani in ogni suo dominio: dalle amicizie da frequentare alle letture consigliabili, dagli svaghi da coltivarsi nel tempo libero ai premi o alle punizioni da assegnare. Fondamentale, nella sua ottica pedagogica, la funzione della “rimembranza” di chi abbia compiuto azioni egregie in difesa dello Stato e per la promozione sociale. Numerose e interessanti le osservazioni di matrice sociologica che off rono un sincero spaccato della società italiana negli anni Cinquanta... La sottile corrosione o addirittura la disgregazione di un istituto, la famiglia, che pagava il diff ondersi di un crescente individualismo; il profi larsi di un controllo delle nascite da parte di genitori spesso solo preoccupati di non frammentare il proprio patrimonio; il proliferare di un edonismo non sempre sano... D’altro canto, ci pare che, a tratti, l’ottica squisitamente cristiano- cattolica da cui Tempesta guarda al mondo non gli consenta di ben valutare determinati fenomeni. Ci riferiamo alla condanna piuttosto netta della Riforma protestante, in fondo fi glia dell’aberrazione morale di una Chiesa che aveva conosciuto gestioni scriteriate sotto il profi lo morale (penso a Rodrigo Borgia, ma non solo), e alla considerazione ben riduttiva che il Tempesta ha del Rinascimento. Non si tratta, infatti, di un semplice “ritorno alla concezione materialista, pagana della vita”, ma dell’aff ermarsi di un’humanitas toto coelo, di un rifi orire della pedagogia, di un’esaltazione del potere razionale (si pensi a Valla) contro ogni imposizione di autorità. Simili considerazioni potrebbero svolgersi a proposito dell’Illuminismo. Quanto poi a concetti come l’auspicio di una “fi orente scuola privata”, essi sono da ascriversi agli elevati modelli cui egli guardava (la “gloriosa Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano”); siamo certi che, di fronte all’attuale smantellamento della scuola pubblica come istituzione e al pullulare di diplomifi ci senza ritegno o magari di scuole cattoliche che vivono dello sfruttamento di giovani docenti precari a costo zero (col beneplacito dello Stato), un educatore serio come Giuseppe Tempesta inorridirebbe…
Autore: Gianni Antonio Palumbo