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Concluso il mese dell’educazione finanziaria: ad ognuno la sua…
25 dicembre 2025

 E’ terminato da qualche settimana il mese dedicato alla educazione finanziaria dal Comitato governativo “quello che conta”, istituito in Italia nel 2017. Iniziative similari sono diffuse ormai in tutto il mondo; ma a dedicare alla materia uno specifico, pur non esclusivo, periodo lungo e denso di iniziative, eventi e progetti di diffusione della conoscenza, non sono tantissimi Paesi. [1]

 

Sovente viene posta la domanda perché ci si debba  occupare, con tanto significativo impegno, della tutela della clientela dei servizi bancari, finanziari, di pagamento…e di recente anche assicurativi e previdenziali … e, in quest’ambito, orientare una tale dovizia di risorse qualificate,  per l’educazione finanziaria e la diffusione della conoscenza economica (nonché assicurativa e previdenziale).

La risposta, come già abbiamo visto,  potrebbe essere estremamente sintetica, eppur completa: perché serve.

 

Serve perché è necessaria, perché utile, perché funziona.


1) Necessaria a colmare i gap di conoscenze specifiche, purtroppo diffuso in quasi tutte le componenti della comunità, dai giovani agli anziani, dalle donne agli operatori economici ed imprenditori di più contenute dimensioni. Quel che è peggio è che sovente non si ha contezza dell’abisso delle proprie necessità cognitive (deficit purtroppo largamente confermato da survey e indagini[2], frequenti e specifiche, fatte su campioni di popolazione mirati);  così non si valorizzano le relazioni allacciate, nè si utilizzano proficuamente, le preziose  risorse  disponibili, perché non se ne conoscono appieno le potenzialità (ne conseguono, quindi, sottoccupazione quantitativa e qualitativa, gender gap, neet, precarietà, degiovanilimento, expat, mismatching di competenze… ).

 

2) Utile per acquisire gli strumenti necessari a effettuare scelte informate e consapevoli in materia, salvaguardando i propri reali interessi, presidiando e fronteggiando i rischi di esclusione finanziaria,  ed evitando bias cognitivi e comportamentali, con il rischio ben concreto di cadere preda di inganni informativi, raggiri o truffe, o peggio ancora di essere coinvolti, più o meno consapevolmente, in meccanismi di contaminazione illegale dell’economia (riciclaggio, usura,  frodi finanziarie, elusioni o evasioni fiscali…)

Sia ben chiaro che nessuno vuole rendere l’intera platea di cittadini, esperti operatori finanziari o provetti  contabili; sarebbe irrispettoso e forse anche inutile; ma neppure si vuole che si vada sprovveduti, come Pinocchio in cerca dell’albero degli zecchini d’oro nel campo  dei miracoli.

Pinocchio, il caro amico dell’infanzia di tutti, sarebbe stato il destinatario ideale per le iniziative di educazione finanziaria. Egli è ignorante, bugiardo e superficiale, nonché un pochino avido … ma non è lui il colpevole, anzi è vittima di un raggiro finanziario da parte del Gatto e della Volpe;  pertanto, avrebbe assolutamente beneficiato dell’attività di tutela e della educazione finanziaria.

Una conoscenza adeguata può fornire la capacità di porre le domande giuste agli interlocutori appropriati, di riuscire a riconoscere se le risposte siano adeguate a salvaguardare i propri reali interessi ed infine a far sentire compreso e al sicuro, tutelato anche quel piccolo Pinocchio che è un pochino in tutti noi

 

3) Funziona, perché scegliendo il prodotto o il servizio migliore, più efficace e rispondente ai propri interessi, non solo si ottimizza il proprio benessere finanziario, ma altresì si consente di vincere il confronto competitivo agli operatori più virtuosi, corretti, trasparenti e rispettosi, così contribuendo a migliorare l’intero sistema del credito e della finanza, rendendolo più efficiente, competitivo,  stabile, inclusivo, sostenibile ed equo. Si da anche un fattivo apporto a realizzare un  argine invalicabile alla contaminazione dell’economia da parte del coacervo del malaffare, che distorce e deprime ogni occasione di sviluppo economico e crescita sociale.

La linea di condotta per gli operatori professionali, che serve a rendere più equilibrata la strutturale asimmetria di conoscenza normativa e regolamentare, di dimestichezza con le prassi operative, di potere e capacità negoziale, potrebbe essere così riassunta: parlate chiaro, il linguaggio del vostro interlocutore, fatevi capire; date assistenza continua ed adeguata e fatevi trovare sempre, anche dopo che il cliente ha comprato, offrendogli ascolto, attenzione, confronto, rispetto delle regole, equità.

Nonostante la non sempre commendevole reputazione di cui è oggetto, la finanza è  un comparto  di attività estremamente utile ed è parte necessaria ed integrante della complessa realtà contemporanea; rende affidabile il valore degli scambi, dei commerci e della valuta (di qualsivoglia genere  o natura,  anche digitale) con la quale si fanno le transazioni; agevola i confronti costruttivi tra le diverse parti e fa sì che siano generalmente  accettate le regole della convivenza civile, anche tra popoli diversi; incanala i potenziali conflitti ed evidenzia la assoluta convenienza economica di una coesistenza pacifica; costituisce uno dei pilastri di quel valore immateriale importantissimo, base delle aspettative, che è la fiducia.

La fiducia,  è ingrediente essenziale per la tenuta e la coesione sociale; elemento collante per la convivenza evoluta, quella che garantisce livelli minimi di welfare a tutti (o quasi);  ricchezza fertile per la crescita delle comunità, perché può farsi promotrice, ma anche veicolo e rete sulla quale viaggiano e si trasmettono, superando qualsiasi barriera, i risultati migliori dell’ingegno umano: conoscenze, idee, creatività; è componente fertile dell’humus culturale in cui prospera l’innovazione, ovvero il pensiero critico e la capacità di adattarsi in tempo reale.  

La conoscenza finanziaria ed economica è piuttosto difficile e sicuramente onerosa, ma pensate solo a quanto più pericolosa e dannosa potrebbe esserne l’ignoranza.

 

A chi serve, a chi può risultare utile la conoscenza finanziaria?

Cominciamo da tutti voi che leggete:  potreste essere i migliori ambasciatori della conoscenza.

Alle scuole, tutte, di ogni ordine e grado[3] - anche quelle per i non più giovani e per chi lavora, i Centri Provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA): le scuole  sono i più completi e potenti ascensori sociali, ora invero un pochino arrugginiti,  con i progetti differenziati per livello di apprendimento,  tramite i docenti, con le loro consolidate capacità didattiche, con una attenzione particolare per gli insegnanti in formazione, per quelli ancora all’Università e per coloro che muovono i primi passi nell’insegnamento;.

Con i buoni maestri, si può  arrivare nelle aule dove  si preparano i cittadini di domani,  per contribuire a renderli protagonisti del proprio futuro, di cui, non dobbiamo dimenticarlo, sono i veri proprietari e fabbri, non solo destinatari recettori.  

Alle istituzioni e le associazioni che contrastano il gender gap, con i progetti specifici, come “le donne contano”, “donne al quadrato”, o “donne in attivo”[4], aperti anche al mondo delle lavoratrici e delle organizzazioni sindacali,  per  avvicinare ai ragionamenti sulla economia e sulla finanza, la popolazione femminile, vittima di  assurdi GAP di genere e tradizionalmente esclusa da questi discorsi, cominciando proprio dalla famiglia;  perché le donne non debbano soffrire di ingiustificabili e antieconomici svantaggi nella ricerca e nella conservazione di un lavoro adeguato, o nel riconoscimento di una retribuzione rapportata ai meriti ed alle capacità, perché possa non essere penalizzante sul lavoro essere donna, avere un figlio o scegliere di aver cura di qualcuno, anzi, perché venga riconosciuto appieno il plus-valore della differenza; perché si rompano i glass cieiling e le glass jail, i soffitti e le prigioni di cristallo che limitano la valorizzazione delle diversità;  perché finalmente possa divenire realtà quella equa distribuzione di metà del mondo alle donne e metà della famiglia agli uomini, perché si possano costruire relazioni dove si e no siano parole sicure[5].

Ai  professionisti e ai consulenti, dottori commercialisti e avvocati, alle associazioni di artigiani, di operatori economici ed imprenditori di iniziative di dimensioni più contenute, nonché anche ai comunicatori[6], che sono la prima linea di contatto con gli adulti, che ritengono – non raramente a torto – di saperne abbastanza e comunque di non avere tempo…e sovente ne pagano lo scotto; perché chi volesse iniziare una propria attività abbia gli strumenti per valorizzare la propria impresa e presentarla al meglio, con trasparenza e lungimiranza, ai potenziali finanziatori (non solo banche!).

Soprattutto, perché quegli operatori abbiano la possibilità di non correre inconsapevolmente il rischio di essere attratti, magari per necessità, dalla zona grigia del malaffare, da quelle finte scorciatoie che non portano a nulla e fanno smarrire iniziative produttive nel sottobosco dell’illegalità e del sommerso.

Agli anziani e a chi si occupa del loro benessere e della loro assistenza, dalle associazioni per l’assistenza domiciliare alle Università della terza età, dalle residenze protette alle RSA e a tutte le forze dell’ordine, con progetti inclusivi e di salvaguardia della sicurezza a fronte di aggressioni e raggiri finanziari[7], perché questi soggetti vulnerabili sono spesso la parte più fragile e sola della comunità, facile preda di inganni e di truffe, sovente perché sopraffatti dalla paura di non comprendere questo mondo, di non esserne più all’altezza.

A chi deve vivere  nei luoghi dove il disagio e l’abbandono diventano regola di vita, come  le carceri, con gli insegnanti che vi lavorano e d’intesa con le amministrazioni carcerarie e i provveditorati penitenziari; dove il debito contratto con lo Stato può essere un macigno soffocante che condiziona inesorabilmente la vita, dove le mamme detenute crescono reclusi i propri figli[8], dove è molto difficile ricevere una istruzione che possa far intravedere un futuro; con  gli operatori dei centri di accoglienza (SAI, CAS, CPR, in ordine decrescente di speranza) dove sono numerosi coloro che provengono da altri paesi,  dove la diversità della provenienza, della razza, della religione diventano sovente strumenti di esclusione, alimentando incomprensioni e pregiudizi che si tramutano in armi di odio e di razzismo, dove anche la conoscenza della lingua può essere un ostacolo insormontabile alla integrazione.

Sarebbe altresì utile che la conoscenza raggiungesse anche quei luoghi dove qualcuno vorrebbe chiedere aiuto ma non sa cosa dire, dove non è consono, dove è pericoloso, è vietato parlare; perché quelli sono i luoghi dove può annidarsi la più becera e subdola violenza economica, che quasi sempre colpisce con maggior forza proprio le fasce più fragili, vulnerabili e promettenti per lo sviluppo della società: i giovani, le donne, gli anziani, i portatori di qualsiasi tipo di diversità, ma anche gli ultimi,  gli invisibili; quella non lascia lividi o cicatrici, se non nell’anima e nella coscienza di sé, privando le vittime della capacità di realizzarsi e di sentirsi autonomi, “liberi di vivere e di scegliere”[9].

 

[1] Novembre: Italia e Canada; aprile USA; poco meno di un mese: Danimarca, Austria, Cipro, Finlandia, Portogallo… di solito marzo. Per l’elenco delle iniziative ufficiali italiane,  rinvio al sito del Comitato www.comitatoeducazionefinanziaria.gov.it .

[2] OCSE – PISA e Infe, Eurobarometro, IACOFI, per citare le più conosciute…tutte egualmente disastrose per la popolazione italiane intervistata

[3] per le scuole, oltre ai davvero copiosi e ben corredati (perlopiù gratuiti) programmi messi a disposizione dei docenti, segnaliamo, senza alcuna pretesa di esaustività, anche le iniziative della Global Money Week (internazionale), gli accorsatissimi PCTO, il premio (tutto Banca   d’Italia) “inventiamo una banconota”.  

[4] Il primo è promosso da Banca d’Italia, il secondo dalla Fondazione “Global Thinking Foundation” il terzo dal Ministero delle Imprese. Sono ottimi,  ben organizzati e diffusi sull’intero territorio nazionale; attese le carenze e le diseguaglianze da colmare, per fortuna non sono neppure gli unici. Tra le organizzazioni più attive, anche internazionali,  (ma l’elenco è sicuramente incompleto) possiamo comprendere Soroptimist, FIDAPA, ANDE, Inner Wheel, Zonta international, Young Women Network, Unione Femminile Nazionale, Inclusione donna…

[5] Dal “vis grata puellae”, utilizzato - fuori dal contesto letterario di Ovidio - in sedi giudiziarie non troppo lontane nel tempo,  alla necessità che il consenso sia “attuale ed esplicito”, del noto disegno di legge sul ciglio dell’approvazione,  ne è sicuramente passata tanta di acqua sotto i ponti, nell’approccio e nella cultura dominante; purtroppo le oltre cento donne vittime di femminicidio l’anno,  urlano che c’è ancora tanta strada da fare.

[6] Tailor made per i destinatari, il progetto promosso da Banca d’Italia con confindustria PMI e confartigianato, ”piccole imprese, scelte grandi”; da union camere  “educazione alla finanza” e numerose iniziative dedicate a livello locale (CCIAA e altre organizzazioni di categoria)

[7] Tempo ben speso, a cura del Museo del Risparmio di Intesa San Paolo, i Laboratori per soggetti vulnerabili specifici della Banca d’Italia, Attenti alle Truffe delle FF.OO, con il Ministero dell’Interno…

[8] A disposizione delle madri detenute ci sarebbero strutture specifiche a custodia attenuata, come ICAM, case famiglia protette, o detenzioni domiciliari; queste strutture sono insufficienti e presentano disparità territoriali (quasi tutte al nord).

[9] Quest’ultima virgolettatura ha voluto  mettere insieme, solo lessicalmente, due progetti distinti, ma non lontani; libere di vivere, della Global Thinking Foundation, è una campagna capillare di empowerment femminile per contrastare soprattutto la violenza economica anche più invisibile ed insinuante, che priva, in assoluta prevalenza le donne, delle proprie risorse economiche; liberi di scegliere è invece un progetto nato su impulso del tribunale dei minori di Reggio Calabria per consentire a donne e minori di costruirsi una alternativa di vita lontana da ambiti dove pervasiva e predominante sia la convivenza con organizzazioni criminali.  

Sergio Magarelli

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