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Come i bambini convivono col coronavirus
30 novembre 2020
MOLFETTA
- La recente pandemia da Covid-19 ha cambiato repentinamente la quotidianità della popolazione globale, in particolar modo di quella italiana che - a partire dalla seconda metà di febbraio - ha vissuto una progressiva condizione di allarme a causa di un virus sconosciuto che ci ha costretti a rimanere in casa e limitare all’osso i contatti sociali. La stringente necessità di confinare i cittadini per abbassare il numero di contagi ha messo alla prova le capacità di adattamento - non solo per la limitazione della libertà personale e la necessità della riorganizzazione della routine domestica - ma anche per la quantità di informazioni delle volte contrastanti che sono state divulgate, rendendo il momento storico particolarmente critico e segnante per la vita sociale ed emotiva di ciascuno. Per non parlare poi dei molti soggetti con difficoltà adattive già esistenti: in questa particolare circostanza la condizione di confinamento risultata essa stessa un fattore fonte di forte stress causato dalla perdita di consuetudini, ritmi e mansioni che mitigavano o compensavano alcuni disagi latenti. A questo si aggiungono poi problematiche di natura sociale ed economica. Una situazione, dunque che senza la messa in atto di programmi di tutele e di supporto delle famiglie potrebbe mettere in pericolo la salute psichica di adulti e bambini. Un tema quello dell’effetto della pandemia sui bambini di cui si è parlato fin troppo poco facendo leva sul fatto che i più piccoli siano meno vulnerabili agli effetti sistemici del virus ma non è proprio così. Di fatti, anche in considerazione delle attuali regolamentazioni di chiusura di asili e scuole e di altri tipi di servizi sociali, il benessere dei più piccoli appare minacciato allo stesso modo degli adulti per ciò che concerne la qualità di vita e l’equilibrio emotivo a prescindere dallo stato psico-sociale di partenza. A questo si aggiunge poi la costrizione all’isolamento che si somma – in modo inevitabile - a dinamiche familiari nuove quali assenza o perdita dei nonni, genitori disoccupati o senza lavoro, impossibilità di incontrare i propri coetanei con conseguente riduzione della socializzazione. È vero che i più piccoli durante questo faticoso periodo hanno materialmente respirato come non mai aria di casa ma con tutti i pro e i contro del caso. Se da un lato hanno avuto la possibilità di godere della maggiore presenza dei genitori e vivere un tempo più rallentato rispetto alla frenesia della quotidianità dall’altro ai più piccoli sono stati chiesti sforzi enormi in questi mesi. Hanno imparato a lavarsi le mani come chirurghi, a indossare mascherine e a resistere al desiderio di abbracciare i nonni e giocare con gli amichetti. Questo a riprova che l’infanzia ai tempi del Covid-19 non è stata e continua a non poter essere vissuta a pieno. Di qui la necessità di trovare modalità utili per salvaguardare la socializzazione, la creatività e la fantasia. Infatti questa traumatica esperienza ci ha lasciato in eredità l’idea di quanto la socialità sia un bene prezioso e fondamentale per il benessere psicologico di grandi e piccoli. Il contatto umano, la condivisione di emozioni e di esperienze non sono solo tappe insostituibili della crescita dei bimbi ma continuano ad essere i perni dell'evoluzione interiore degli stessi adulti. Di qui una domanda che in molti si saranno posti. Se negli adulti persistono le
difficoltà
a convivere con il virus, come fanno i bambini ad affrontare una situazione del genere e soprattutto a comprendere o meglio ad adattarsi a nuove regole e a repentini cambi di scena? Di questo e molto altro ne parliamo nell’intervista di approfondimento – che verrà pubblicata sul prossimo numero, in edicola il 15 dicembre, della rivista mensile “Quindici” - alla psicologa e psicoterapeuta molfettese,
Anna Laura De Bari
che ha spiegato ai lettori come i bambini stanno vivendo la pandemia e come poter alleviare il loro senso di solitudine e di smarrimento. © Riproduzione riservata
Autore:
Angelica Vecchio
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