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Campagna elettorale all'insegna degli insulti a Molfetta. Guerra fratricida, caccia all'uomo, personalizzazioni, vendette politiche, fango e maleodoranti inciuci. La drammatica copertina di “Quindici” in edicola
20 maggio 2015

MOLFETTA – Una campagna elettorale così violenta e soprattutto all’insegna di una guerra civile fratricida, con una “caccia all’uomo” che sta disgustando i cittadini, non s’era mai vista a Molfetta: fango gettato a piene mani, personalizzazioni, vendette politiche e maleodoranti inciuci. Lo scontro in atto all’interno del Pd, con iscritti e infiltrati, che si confrontano l’un contro l’altro armati, sta dilaniando il partito di maggioranza, complice anche una parte del centrodestra che sostiene il candidato sindaco del centrosinistra Michele Emiliano. Quest’ultimo, invece di prendere le distanze dal consigliere comunale di Forza Italia Saverio Tammacco il quale, con una lista collegata sostiene il segretario regionale del Pd, se ne compiace. Il centrodestra è a pezzi e l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, come Silvio Berlusconi, vede perdere ogni giorno pezzi del suo centrodestra e del suo elettorato che si spostano verso il centrosinistra saltando sul carro del sicuro vincitore delle elezioni regionali Michele Emiliano, “il gladiatore, riciclatore”.

Un pasticcio mai visto e ben sintetizzato dalla drammatica e  significativa copertina di “Quindici” (foto) del nostro bravo Alberto Ficele, dove si vedono truci personaggi che si sbranano a vicenda divorando brandelli di vessilli di partito dal Pd a Fi. E’ questo il clima a Molfetta e “Quindici” l’ha raffigurato efficacemente e ne parla diffusamente nel numero della rivista mensile in edicola, dedicato in buona parte alle elezioni regionali del 31 maggio e al regolamento di conti all’interno del Pd.

La caratteristica di questa campagna elettorale sembra essere la “caccia all’uomo” e non la discussione sui programmi. Il bersaglio è l’assessore regionale uscente del Pd, Guglielmo Minervini, che si è candidato con la lista di Nichi VendolaNoi a sinistra per la Puglia”, proprio per tirarsi fuori dal regolamento di conti all’interno del Pd, il partito che egli stesso ha contribuito a fondare.

E’ di ieri l’ultimo attacco alla persona da parte di quella parte del Pd che si riconosce nell’Associazione “Cambia verso” che sembra abbia come unico programma (almeno a giudicare dai manifesti) quello di distruggere Minervini e la sua immagine pubblica, screditandolo con offese personali. Molti cittadini restano perplessi di fronte a un tono che sembra una mirata violenza crescente di manifesti. E soprattutto non riescono a capire come i politici di lungo corso Lillino Di Gioia e Annalisa Altomare (quest’ultima approdata al Pd, dopo travagliati passaggi di partito e trasformismi dalla Dc a Forza Italia, per il quale fu candidata sindaco, senza successo e fu vittima, a sua volta di un attacco personale, che noi condannammo), personaggi che si dichiarano cristiani e moderati, possano scendere ad un livello così basso di attacco personale, che di politico non ha nulla. Per la verità, non riusciamo a comprenderlo anche noi.

Dall’ultimo manifesto di offese a Guglielmo Minervini, viene fuori, con un lapsus freudiano il vero motivo di questo livore e rancore senza precedenti: “dopo il tradimento perpetrato nei confronti del vincitore delle primarie comunali 2006 (leggi Lillino Di Gioia, ndr) favorendo Azzollini” (testuale). Insomma, questa volta i volponi della politica ex Dc si sono traditi e per di più con un manifesto affisso fuori del proprio spazio elettorale, occupando quello dei pensionati (anche questo un lapsus freudiano?). Peccato, sembra di assistere ad un regolamento di conti della vecchia Dc, uno di quelli che portarono alla consunzione del partito.

Insomma, Di Gioia attribuisce la sua sconfitta come candidato sindaco nel 2006 proprio a Minervini, mentre l’Altomare sconfitta sempre da Minervini nel 1998. Vendette politiche. “Sembra la vendetta dei trombati e dei dinosauri”, ha detto qualcuno su Facebook, dove si è scatenata una guerra di post da una parte e dall’altra. C’è anche chi ha chiesto al novello segretario del Pd, Piero de Nicolo di pronunciarsi contro questo manifesto di “Cambia verso” (mai nome fu più profetico: cambiare verso il PD, con il PDC (altro che PDN), come abbiamo scritto nell’editoriale “Il tramonto della cultura e della ragione” della rivista mensile “Quindici” in edicola). Speranza vana, tenuto conto che il De Nicolo non parla quando non gli conviene (vedi silenzio sul caso Tammacco), ma straparla quando si tratta di attaccare anch’egli Minervini.

Lo ha fatto recentemente con un lungo comunicato, firmato da segretario del Pd, fatto apposta per dividere e non per unire il suo partito, col rischio che molti scelgano di non votarlo più. De Nicolo sta giocando anch’egli la sua vendetta politica, dopo essere stato costretto alle dimissioni da presidente della Multiservizi, in seguito alla nota parentopoli?
Il suo comunicato sembra in sintonia con quello di “Cambia verso” di Lillino Di Gioia e Annalisa Altomare, ormai suoi sodali. «Caro Gugliemo (testuale, manca la l, ndr), rispetta la Democrazia (da quale pulpito viene la predica!, ndr) – scrive De Nicolo -. Il “bullismo politico” è solo in chi non accetta che si possa anche fare a meno di te. Il Partito Democratico molfettese ha svolto un Congresso cittadino regolare e dal risultato ineccepibile. Privo di un Segretario, dimessosi nel pieno di una Campagna Elettorale, il Partito ha deciso di non navigare a vista, di non cedere alla facile tentazione del disimpegno, di continuare a fare il “Partito” ed ha fatto l’unica scelta giusta (quella che regola democraticamente la vita dei Partiti): ha convocato la Assemblea di tutti gli iscritti per lo svolgimento del Congresso. Al Congresso hanno partecipato 320 iscritti, ovvero l’80% dei 401 iscritti raccolti durante la segreteria che mi ha preceduto e che neppure tu, caro Guglielmo, ritengo abbia voglia di accusare di “bullismo” nel tesseramento. La mia candidatura ha raccolto 208 voti (oltre la metà di tutti gli iscritti al Partito, compresi quelli che non hanno partecipato al Congresso) e con il 65% dei voti validi sono stato, democraticamente, eletto Segretario. E allora, dove è la “farsa”? Dov’è il “gesto di bullismo indecente”? Dove è la “ubriacatura” di potere del sottoscritto, legittimo Segretario del P.D. molfettese? Caro Guglielmo, a questo Partito hai – sicuramente – dato tanto ma da questo Partito tanto hai ricevuto. Sei Consigliere Regionale da 10 anni e da 10 anni Assessore Regionale. In precedenza, sei stato Sindaco di Molfetta per 6 anni. Oggi ti candidi in un Partito che non è quello per il quale svolgi, ancora oggi, le funzioni di Assessore Regionale. Hai ignorato (in un silenzio, quantomeno, imbarazzante) la richiesta fattati pervenire, alcune settimane fa, dalla Direzione Regionale del Partito Democratico di dimissioni dalla carica di Assessore Regionale».
De Nicolo accusa anche Minervini di aver fatto stampare un fac simile della scheda elettorale in cui è barrato il nome del candidato, ma non quello del presidente Emiliano (e qui è sorta un’altra polemica col sindaco Paola Natalicchio, che sarà oggetto di un prossimo articolo).

Quanta somiglianza con il manifesto di “Cambia verso”. Insomma, una campagna elettorale priva di temi politici, ma ricca di scontri personali, con quella che sembra proprio una “caccia all’uomo” (colpevole di non essere rimasto sul carro dei vincitori?), che non si era mai verificata nella storia di Molfetta, nemmeno nei tempi degli accesi scontri ideologici, che, però, non erano mai scesi a questi livelli personali. Qui siamo alla personalizzazione della peggiore politica, che non rispetta nemmeno la stampa e la libertà di opinione, col rischio di far crescere l’astensionismo e vedere crollare i consensi al Pd (molti elettori hanno detto palesemente che non rinnoveranno il consenso al partito di Renzi, Emiliano e De Nicolo).

Cresce l’antipolitica, la gente è confusa assistendo a questa guerra fratricida nel centrosinistra e nel centrodestra, anche se nel primo lo scontro è più cruento, nel secondo è sotterraneo, con i movimenti felpati del sen. Azzollini che porta avanti il suo candidato Caputo, contro il “traditore” Tammacco, dimostrando, lui campione di trasformismo (da sinistra a destra), almeno una volta di essere rimasto coerentemente dalla stessa parte, pur sapendo, come Berlusconi, che il suo ciclo è finito.
Ma almeno cade in piedi!

© Riproduzione riservata

Autore: Felice de Sanctis
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Basta leggere l'intervista che il Sig. Tammacco ha rilasciato a Repubblica nelle pagine Regionali. L'obiettivo da abbattere non e' Guglielmo ne' lo scopo e' sostenere Emiliano (molto pollo se pensa di avere voti da quella parte). QUESTI INTENDONO ABBATTERE SEMPLICEMENTE L'AMMINISTRAZIONE NATALICCHIO. Il Sindaco si sta' battendo come un leone propio per questo motivo (a parte la grande stima che nutre nel politico Guglielmo). A tutti gli altri interessa solo prendere un voto piu' di Guglielmo perche'come afferma Tammacco "l'appuntamento del 31 sara' un referendum popolare contro la Natalicchio". PER QUESTO MOTIVO OCCORRE ANDARE A VOTARE E SOSTENERE LA NATALICCHIO. Perche' Tammacco vuole trasformare il voto in referendum sulla Natalicchio? Perche' vuole rimettere le mani con i Suoi amici di Merende (leggi Mariano Caputo, Ninni, Piero De Nichilo, Annalisa Altomare, Lillino ed altri)sulla Citta'. Hanno trovato questa scorciatoia per far tornare come dicevA QUALCHE commentatore La Finanza negli Uffici del Comune. Non si arrendono. Non si rendono conto che se per "delirio di ipotesi" dovesse cadere la Giunta dovrebbero rivincere le elezioni (cosa che per loro vedo impossibile non difficile). VEDREMO IL 1° Giugno ad urne aperte cosa accadra'. State tutti tranquilli e sereni ragazzi, Molfetta e' tornata alla legalita' ed alla gente per bene. Il tempo dei cerchi magici o degli amici della Nutella e' scaduto e difficilmente ritornera'. Un consiglio per i vecchi dinosauri. Il solo nominare i Vs. cognomi fa' venire il voltastomaco a tutta la gente per bene che non vive di politica. GAME OUT.








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