Bullismo: attenti alle condanne facili
Due ragazzini tentano una rapina, gettano della candeggina negli occhi del ragazzo e lo rinchiudono prima di fuggire. È solo uno dei tanti episodi di microcriminalità e succede a Molfetta. Il più grande ha sedici anni ed è stato arrestato e condotto al “Fornelli”, il più piccolo ne ha tredici ed è stato restituito alla famiglia. Ma chi sono davvero questi ragazzini e come sono arrivati a compiere questo gesto aggressivo e crudele? Chi conosce il sedicenne racconta che proviene da una situazione familiare difficile, una storia di mancanza d’affetto e di assenza di figure genitoriali di riferimento. Un bullo insomma che nasconde la sua solitudine dietro l’aggressività, ma che infondo non può fare a meno di provare affetto verso chi gliene dimostra. Un ragazzo che avrebbe potuto essere salvato, ma per cui forse non si è fatto abbastanza o un ragazzo che avrebbe potuto scegliere, riscattarsi e diventare migliore di come gli altri si aspettavano che fosse? Difficile decidere dove finisce la coscienza di ognuno e dove inizia quella della comunità a cui appartieni, al giro di amici che frequenti. Difficile essere forte abbastanza da allontanare chi ti porta sulla strada della criminalità quando si tratta della gente con cui sei cresciuto, gli unici amici che hai e che diventano quasi una famiglia per chi una vera famiglia non ce l’ha, per inseguire un’idea, l’idea di essere migliore, mentre l’unica certezza che conosci è quella del furto e della furbizia. Dove inizia la responsabilità di chi è solo un adolescente e dove quella degli altri che non hanno saputo educarlo? Avrebbe potuto essere un ragazzo corretto è vero, ma chi non vive un certo tipo di vita non può condannare a priori. Ci sono tante forme di debolezza al mondo e tra queste vi è quella di vivere e subire la situazione in cui si è nati, senza essere abbastanza forti e coraggiosi da opporglisi. Con questo non voglio dire che debba essere scusato, anzi, è pienamente colpevole. Deve scontare la pena e, si spera, riabilitarsi. Voglio solo dire che per alcuni la vita è meno semplice che per altri e non sempre si incontra qualcuno in grado di spingere un adolescente a prendere le decisioni più giuste, ma al contrario tante sono le cattive compagnie che ti convincono che delinquere è la via più facile e veloce per ottenere quello che si vuole. Non posso dirmi d’accordo invece per quanto riguarda la decisione di riaffidare alla famiglia il più piccolo, avrebbe almeno potuto seguire un programma di rieducazione. Come potrà rieducarlo quella stessa famiglia che non è stata in grado di farlo fino a questo momento? Con molta probabilità non prenderà mai coscienza della gravità dell’aggressione a cui ha preso parte e penserà piuttosto che è molto semplice restare impuniti e non ci sarà da meravigliarsi se presto o tardi ricadrà negli stessi errori.