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Bilancio, centrodestra spaccato. Sindaco salvato da Benito
15 settembre 2005

Gli atti di bilancio sono i provvedimenti più espressivi di un'amministrazione comunale, anche perché occorrono almeno 16 voti affinché siano deliberati. È l'unico momento in cui il consigliere comunale conta veramente qualcosa e quindi ha occasione di contrattare, rinfacciare mancate promesse e tornare alla carica per chiedere svolte politiche, ma anche fisiologiche prebende e favoritismi. In un certo senso è il momento in cui si manifesta lo stato di salute della maggioranza. Atti quindi non solo tecnici-contabili, perché hanno in sé una valenza politica. Mentre il bilancio preventivo è un documento programmatico, che può essere enfatizzato e pompato, al punto che spesso è definito “libro dei sogni”, quello consuntivo, invece, fa l'analisi dei dati acquisiti e quindi esprime la capacità dell'azione amministrativa, sia nel rispetto dell'equilibrio contabile, sia nel dare conto del rispetto delle previsioni. Come il solito, il dibattito sul bilancio è stato scarno, tranne che per il consigliere comunale di “Forza Italia”, Giusi de Bari, che ha parlato a lungo, per rispondere all'opposizione. I consiglieri di maggioranza hanno fatto scena muta, consapevoli di stare lì solo per alzare la mano e quindi, svogliati, scaldavano solo il banco. Questa situazione è talmente consolidata che sia il presidente del consiglio sia gli assessori, i dirigenti comunali, lo stesso sindaco, quando parlano, guardano solo verso i banchi dell'opposizione, consapevoli che dalla propria parte non c'è aspettarsi nessun intervento, tranne che ascoltare qualche sciocchezza. Visto che questa maggioranza ha fatto dei numeri il suo modo di fare politica (solo mani alzate e musi lunghi, ma niente analisi, valutazioni e proposte), la nostra cronaca non poteva che partire da questo aspetto. Il consuntivo 2004 è passato con 16 voti, grazie alla “ruota di scorta” Benito Cimillo che, non eletto nella maggioranza, non ha mai fatto mancare la sua preziosa manina al momento opportuno e, giocando sul ruolo del sedicesimo, si è guadagnato qualche considerazione e riconoscenza dal sindaco. Il Cimillo è talmente convinto d'aver sfruttato al massimo il suo ruolo, che va dicendo in giro che alle prossime elezione otterrà almeno 500 voti, per i tanti piaceri fatti. Qualche altro consigliere, invece, pur non avendo mai spiccicato una sola parola, va vantando di avere un consenso tale da poter aspirare a fare l'assessore. Non facciamo nomi per non bruciarli e privare in futuro la città di siffatti personaggi. Millantato credito? Può darsi. Altro dato significativo è che in questa maggioranza di centrodestra, tre consiglieri su quattro di Alleanza Nazionale, De Nicolò, de Palma e Di Molfetta, hanno fatto mancare la loro presenza in aula al momento del voto. La signora Annamaria Brattoli, quindi, con il suo voto ha salvato la faccia al partito e al sindaco e conteso così al Cimillo il ruolo del “sedicesimo” uomo. La cosa ha preoccupato il consorte della signora che si è lasciato andare a un commento esplicito: ”Chissà ora cosa penseranno che abbiamo avuto”. Significativa anche l'assenza dei Piergiovanni e Giancola del “Nuovo Psi”. Certo che in quest'ultimo anno il sindaco ha perso per strada ben sette manine, a dimostrazione che il suo ruolo di catalizzatore è finito da un pezzo. Prima o poi doveva succedere, anche perché Tommaso Minervini sembra essere portato per il ruolo di “un uomo solo al comando”, ritenendo tutti gli altri incapaci di reggere al suo confronto. Come abbiamo sempre detto, la fortuna di Tommaso Minervini sta nei numeri dei consiglieri, ben 24 iniziali, quindi nessuno indispensabile. Fatte queste valutazioni oggettive (non si può fingere di non vedere quel che accade in consiglio), passiamo agli aspetti contabili del consultivo 2004. Il documento essenzialmente comprende tre voci: Conto di Bilancio, Conto Economico e Conto Patrimoniale. La prima voce (costi/ricavi) presenta un saldo attivo di 282.192 euro, la seconda (entrate/uscite) un utile di 767 euro, mentre il patrimonio comunale ammonta a 104 milioni di euro. È intuitivo che i saldi positivi sono indici di sana e buona amministrazione. Ma sappiamo bene che i bilanci sono documenti complessi e articolati, con molte voci che si prestano ad interpretazioni diverse. Chi mastica la materia li usa come gomma americana, da gonfiare e da restringere a proprio piacimento. Abbiamo quindi cercato di leggere la relazione tecnica e dopo le prime due pagine ci abbiamo rinunciato. È vero che stiamo parlando di atti molto tecnici, ma che comunque hanno un aspetto sociale e quindi riteniamo giusto che un cittadino interessato sia messo in grado di capire le cose. Invece ci siamo imbattuti in un linguaggio burocratico, vacuo e barocco, che sembra fatto apposta per non essere accessibile ai più. Ci affidiamo, quindi, alle dichiarazioni espresse in aula. Nino Sallustio, per l'opposizione, non ha proprio usato il termine di “bilancio taroccato”, ma poco ci è mancato. Ha parlato di entrate non sufficienti a garantire il tenore di vita che si è dato l'Amministrazione comunale, richiamando alcune perplessità espresse dal Collegio dei Revisori dei conti e insinuando che il bilancio sia stato costruito per nascondere un ampio disavanzo. La risposta di Giusi de Bari è stata secca: “I conti sono a posto ed esprimono capacità programmatiche e di azione. Il Comune produce servizi per i cittadini, quindi più spende e meglio è. È un fatto positivo quando si ha la capacità di spendere il 90-100% del budget preventivato”. Nel suo intervento il sindaco, pur riconoscendo i rilievi mossi dai Revisori, li ha bollati come un eccessivo esercizio ragionieristico di tipo scolastico: “Io che mi occupo di bilanci dell'83 – ha detto Minervini -, so bene che una cosa è fare il bilancio secondo le circolari e decreti ministeriali, altra cosa è la realtà”. Nessun aumento di tasse e tariffe senza variare il livello qualitativo e qualitativo dei servizi, è il risultato rivendicato dalla maggioranza, che ha sottolineato il contesto particolare di Molfetta che porta sul groppone circa 25 milioni di euro di debiti fuori bilancio (una sorta di debito pubblico in salsa nostrana), una voce che drena risorse, oltre alla contrazione dei trasferimenti dallo Stato. Ci auguriamo che i numeri approvati siano reali, o almeno che i timori avanzati dall'opposizione non siano tanto rilevanti, altrimenti per le già magre tasche dei cittadini ci saranno brutte sorprese. L'approvazione dei conti 2004 si può dire che segni l'avvio della fase di fine mandato, che ci porterà diritto alle elezioni del prossimo anno. È vero che ci sarà da approntare il Bilancio preventivo 2006, ma presumibilmente sarà di stampo elettorale. Francesco del Rosso francesco.delrosso@quindici-molfetta.it
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