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Bianca Tragni: un uomo umile ma con la cultura del fare
15 febbraio 2016

Con don Mimmo Cornacchia siamo stati prima colleghi e poi sono stata la sua preside al Liceo Scientifico di Altamura. Lo ricordo sempre sorridente, dolcissimo e disponibile con gli altri, ma soprattutto diligente, scrupoloso, tanto da meritarsi la fiducia di tutti. Ricordo un episodio in particolare, che mi è rimasto impresso: una collega, non credente, peccatrice, colpita da tumore, in punto di morte, chiese insistentemente la presenza di don Mimmo. Il sacerdote era impegnato in altri compiti importanti, ma lasciò tutto e corse a Bari al capezzale della signora: lei si confessò e ricevette l’assoluzione. Poi don Mimmo è stato impegnato fuori Altamura, prima al Seminario regionale di Molfetta come padre spirituale e poi a Lucera come vescovo, ma quando tornava era sempre una festa con la folla che lo accoglieva in piazza. Su di lui sono state dette delle cattiverie a Troia, assolutamente false, meschinità campanilistiche, frutto anche dell’invidia per una persona propositiva, che fa le cose, ha la cultura del fare. È un uomo umile, l’ho visto anche nel suo ruolo di vescovo, quando sono andata a trovarlo a Lucera, dove raccoglie un grande consenso per la sua capacità di ascoltare i problemi dei suoi fedeli, andando a cercarli anche personalmente in ciascuno dei 19 paesini sperduti che fanno parte della diocesi del subappennino dauno. Certo Lucera è più importante di Troia e ne derivano le gelosie campanilistiche. Don Mimmo è il classico pastore, rimasto il prete di parrocchia, vicino ai poveri. Un bell’uomo, anche ammirato dalle donne e spesso i suoi fratelli e le sorelle (sono otto) hanno dovuto difenderlo dall’assalto di qualche parrocchiana troppo “aggressiva”. Ha sempre avuto rispetto per la cultura laica. Ricordo che nel 1989, nel bicentenario della rivoluzione francese, portò gli allievi del Seminario regionale di Molfetta a visitare Altamura per far vedere i luoghi storici dell’epoca, e mi chiese di fare una lezione di cultura laica, non religiosa. La sua presenza ad Altamura lo ha visto impegnato in molti fronti, perfino quello dell’informazione: tentò, inutilmente, di migliorare le trasmissioni di una radio locale cattolica, ma non riuscì nel suo intento scontrandosi con il direttore, un vecchio prete preconciliare, che non faceva spazio a nessuno. E alla fine dovette arrendersi. È un pastore di anime, ma con grande senso di praticità e capacità a realizzare le cose che deve affrontare e portare a termine. È questo, indubbiamente, dà fastidio a chi non fa nulla.

Autore: Felice de Sanctis
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