Recupero Password
Bello come un sogno Corsivi
15 maggio 2007

Occhi lucidi, espressione serena, fiera e orgogliosa, da chi è appena uscito da un sogno più che da in incubo. In questa immagine nel dopo gara di Cerignola- Molfetta, del tecnico Riccardo Di Giovanni tutta l'essenza di una splendida avventura. Un sogno cullato, accarezzato, alimentato, ma pur sempre un sogno e quindi con la consapevolezza che prima o poi sarebbe finito. Come quegli amori travolgenti, pazzi e passionali, ma senza futuro. Poi arrivano la cruda realtà, le lacrime per un destino infausto, ma di seguito una sensazione di leggerezza, per l'aver vissuto una passione intensa, da conservare nel baule delle cose belle. Di cose belle il “Molfetta calcio” ne ha regalate molte. Ha ridato alla città una dignità calcistica riconosciuta e riconoscibile dopo anni di oblio. Guidati e stimolati da Di Giovanni, su cui molti soloni nostrani devono ora ricredersi, il gruppo ha dimostrato che partendo da posizioni di retroguardia, con l'umiltà, l'impegno, il coraggio e un pizzico di fantasia, si possono affrontare situazioni avverse e raggiungere traguardi importanti, o almeno competere ad armi pari con chi parte da situazioni di vantaggio. Una filosofia valida nello sport e nella vita. Il cammino non è stato agevole, anzi. Dopo la scoperta della competitività per l'alta classifica, arrivarono i venti di crisi, per l'assenza dei “famosi” sostegni economici che qualcuno avventatamente aveva promesso e che avevano indotto il presidente Giuseppe De Nicolò ad avviare l'avventura. Esaurito proprio il budget, ad un ceto punto il presidente era intenzionato a sciogliere il gruppo. I giocatori però rimasero uniti perché credevano nel progetto e decisero di continuare pur nell'incertezza del futuro, e accettarono anche una iniziale riduzione degli emolumenti. La scelta commosse il presidente che promise che avrebbe fatto di tutto per rispettare i patti. “Questi ragazzi non meritano questa situazione”, dichiarò De Nicolò a Quindici. Insomma, più crescevano le difficoltà, più il gruppo si temprava e mostrava in campo questa qualità. Squadra operaia, tutto cuore, corsa, grinta, cinica nello sfruttare ogni minima occasione, un osso duro per le altre concorrenti con organici più consistenti. Le carenze di fondo però alla fine si pagano, perché un conto è battagliare per la salvezza, un altro è lottare per il vertice. L'elemento critico che ha condizionato la parte finale della stagione è stata la gestione, o meglio la mancata gestione degli infortunati. Senza un minimo staff sanitario, gli infortunati da soli hanno cercato di risolvere i propri acciacchi. Una sorta di fai da te controproducente. Si spiegano così i lunghi stop di Carlucci, Di Bari, Tridente e le ripetute ricadute di D'Aloia e Paparella. In pratica, da gennaio in poi, non abbiamo mai visto la massima potenzialità tecnica e tattica con le relative varianti. Loporchio, Baldassarre (Del Vescovo), Tridente, Campanella, Salamina (Magrone), Carlucci (D'Alessandro L.), D'Aloia (Di Bari), D'Alessandro D. (Patruno), Aloisio, Paparella (Lobascio), Uva, è la formazione che è rimasta nella mente del tecnico, che nel girone di ritorno, anche per le inevitabili squalifiche, ogni domenica s'inventava una formazione diversa. Nonostante le avversità la squadra macinava successi e scalava posizioni fino alla 30ª giornata, poi il crollo nelle ultime quattro gare. Con i giocatori più esperti indisponibili, nei momenti cruciali della stagione, è emerso l'insufficiente tasso di esperienza. Forse non è un caso che il Molfetta abbia subìto quattro sconfitte nelle ultime quattro gare di campionato, quando i punti contavano per la classifica finale, e pagato a caro prezzo i concitati finali nella gara decisiva con il Cerignola. Tutte situazioni in cui l'esperienza è l'elemento determinante. Nessuno vuole addossare colpe alla società, anzi il presidente con i suoi collaboratori sono oltre le risorse umane ed economiche e bisogna solo ringraziarli. Ciò ci rimanda alla questione di fondo: la latitanza di gran parte della città, soprattutto quelle componenti rappresentative ed economiche. Un minimo interesse, o se chi era in grado di farlo, avesse mosso chi doveva, e forse la storia sarebbe stata diversa. Insomma, dato il contesto ambientale indifferente, bisogna essere orgogliosi e ringraziare il “Molfetta calcio” per la bellissima stagione appena conclusa. I tifosi la situazione l'avevano capita da tempo. Eloquente lo striscione esposto al “Poli” nella gara con il Cerignola: “In una città assente, noi ci saremo sempre”. Il futuro? Tutto è possibile. La rosa per l'età media e con qualche innesto di esperienza e qualità, potrebbe avere un futuro importante. Di certo un'altra stagione tribolata nello stesso contesto sarebbe improponibile, e giustamente alcuni giocatori non ci starebbero. Dipenderà se ci saranno dei nuovi interessi per il ”Molfetta calcio”. In caso contrario non è escluso che il titolo voli per altri lidi. Se qualcuno volesse continuare il progetto, rilevando la società oppure affiancando De Nicolò, che ha dimostrato in cinque anni d'essere un dirigente sportivo vincente, dovrà farlo al più presto. I telefoni sono già bollenti, perché i primi ad accasarsi sono sempre i migliori.
Autore: Francesco Del Rosso
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet