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Bari, Focus week sull'anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale
13 novembre 2010

BARI - Si apre lunedì 15 novembre la Focus week sull’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. La settimana di dibattiti ed iniziative culturali su povertà ed emarginazione prende il via con una conferenza stampa di presentazione, alle ore 11.00 presso la Sala della Presidenza della Regione Puglia.
Tra gli altri, è prevista la partecipazione di Elena Gentile, Assessore al Welfare e Lavoro della Regione Puglia; Francesco Schittulli, Presidente della Provincia di Bari; Michele Emiliano, Sindaco di Bari; Ludovico Abbaticchio, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Bari; Fintan Farrell, Direttore Eapn Bruxelles; Franco Ferrara, Presidente Centro studi Erasmo; D. Maurizio Tarantino, Delegato regionale Caritas Puglia. Secondo i dati Istat, nel 2009 l’incidenza della povertà relativa è pari al 10,8%, mentre quella della povertà assoluta risulta del 4,7%.
Per il decimo Rapporto Caritas italiana e Fondazione Zancan su povertà ed esclusione sociale, nel biennio 2009-2010, il numero di persone che si rivolgono alla Caritas per un sostegno registra un aumento medio del 25% e cresce del 40% la presenza di italiani. Quello del 15 sarà il primo appuntamento in un calendario ricco di occasioni in cui aprire un confronto sulle strategie percorribili nella lotta a povertà ed esclusione sociale, con il coinvolgimento di istituzioni, esperti, rappresentanti del terzo settore.
La focus week ha, infatti, l’obiettivo di individuare i possibili strumenti per affrontare la povertà abbandonando l’approccio assistenzialista. L’Europa, attraverso la legislazione per le pari opportunità ed il Mac (Metodo aperto di coordinamento per l’inclusione), suggerisce possibili percorsi di intervento. Gli Enti locali hanno un ruolo sempre più importante. Esistono le buone prassi? Quali sono, rispetto alla questione povertà, il ruolo e le potenzialità del lavoro di rete tra tutti i soggetti interessati (pubblici, del terzo settore, privati)?

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Crisi economica, di valori, crisi esistenziale, globalizzazione. Una corsa continua ad ogni tipo di bene materiale è venuta a scombinare la nostra vita quotidiana; il cosiddetto “consumismo”, che è alla base di una società a carattere industriale caratterizzata da una continua evoluzione in senso scientifico-tecnologico, ci ha tutti coinvolti. Per avere questi beni materiali per sé e per i figli i genitori sono stati costretti ad un tipo di vita che li ha visti impegnati entrambi in fabbrica o in ufficio dalla mattina alla sera tardi. In queste condizioni la famiglia ha perduto il suo significato tradizionale, non ha più rappresentato, soprattutto per i figli quel punto di riferimento preciso e sicuro che era stata per generazioni e generazioni, nonostante tutti i conflitti e le contraddizioni nascoste o combattute. Anche il ruolo tradizionale che il padre e la madre avevano avuto nel passato ne è risultato profondamente compromesso. La famiglia è così andata in crisi ed è andato in crisi il rapporto genitori-figli sul piano educativo; questa crisi è stata aggravata, in molti casi, da una frattura generazionale, di tipo culturale: le ultime generazioni sono certamente andate a scuola di più rispetto a quelle precedenti ed in moltissimi casi hanno ottenuto titoli di studio superiori a quelli dei genitori. Ciò ha provocato nei giovani una profonda esigenza di realizzarsi al di fuori della famiglia e fuori dai canoni tradizionali. Molto spesso tali esigenze, profondamente sentite, per tanti motivi, non si realizzano ed i giovani si sentono emarginati, disadattati. Questo crea in loro, una profonda “debolezza e fragilità” esistenziale se a tutto questo, oggi aggiungiamo una profonda crisi economica e di lavoro. Accanto a queste cause profonde ve ne sono poi altre che possono giuocare un ruolo molto importante.
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