Abbiamo un Pronto Soccorso che non è in grado di soccorrere!
INTERVENTO
Un servizio di Pronto Soccorso, che possa definirsi tale, cioè che sia in grado di soccorrere adeguatamente le persone in situazioni di emergenza, richiede imprescindibilmente la presenza di un responsabile che organizzi e coordini le attività e di un'equipe fissa, composta di medici motivati e con una competenza plurispecialistica.
Fino all'anno scorso il Pronto Soccorso di Molfetta poteva contare su un responsabile e su 11 medici di cui 3 titolari e 9 con incarico a tempo determinato. Con la nuova gestione della ASL, i contratti dei 9 medici incaricati, scaduti a dicembre 2002, non sono stati rinnovati.
Pertanto i 12 posti dell'organico del Pronto Soccorso sono stati coperti con i 3 titolari + altri medici assegnati temporaneamente e provenienti dai reparti più disparati.
Sono stati impiegati in questo modo medici giovani o anziani, provenienti anche da altri ospedali della ASL, privi spesso dei requisiti e delle competenze specifiche per lavorare in un PS e comunque assolutamente demotivati, che chiaramente hanno avviato tutte le procedure legali per interrompere tali prestazioni. Come era prevedibile, in risposta ai primi ricorsi, il giudice del lavoro sta dando ragione ai ricorrenti imponendo la loro reintegrazione nei reparti di appartenenza.
Come si può sperare di avere efficienza e collaborazione con questi presupposti, con un organico del PS che cambia sistematicamente da un anno a questa parte e senza la possibilità di integrazione dei componenti dell'equipe tra di loro?
Siamo al massimo della dequalificazione e dell'inefficienza Cosa pensate che possa fare un chirurgo di 60 anni con attività pluridecennale nella sua branca di competenza se si trova a dover fronteggiare un caso di infarto o di enfisema polmonare? Nel PS sono richieste infatti competenze plurispecialistiche e una visione d'insieme dell'organismo che consenta di soccorrere le emergenze.
Solo avendo una visione superficiale e aprofessionale delle prestazioni che l'utenza richiede, si può pensare di risolvere i problemi di personale con la “strategia delle toppe”. Sarebbe stato necessario ed opportuno almeno potenziare i servizi ambulatoriali, per esempio di pediatria e di ginecologia, ora completamente assenti, per consentire l'intervento consulenziale in casi specifici, ma il piano di riordino ha prodotto delle vere e proprie mutilazioni in tal senso.
Nei fatti i pazienti vengono dirottati su altri ospedali, sballottati da un paese all'altro in cerca di assistenza qualificata che sempre più spesso non trovano.
Questa è la conseguenza di un approccio prettamente economicistico alla gestione dei servizi sanitari: per far quadrare il bilancio sono state fatte scelte sconsiderate e insostenibili che stanno mettendo in discussione il diritto alla salute per tutti e soprattutto per i più deboli.
Maria Sasso
Consigliere comunale della “Margherita”