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Azzollini un anno dopo: punto solo alle opere che posso fi nire, se non ci sono soldi non si fa nulla IL SINDACO DI CENTRODESTRA FA UN BILANCIO DELLA SUA ATTIVITA' AMMINISTRATIVA
15 giugno 2007

La sua ultima intervista il sen. Antonio Azzollini l'aveva concessa a Quindici poche ore dopo aver saputo di essere diventato sindaco di Molfetta. Ad un anno dall'elezione lo abbiamo incontrato per un bilancio della sua attività amministrativa. Arriva all'appuntamento a Palazzo di Città con indosso la solita polo bianca stropicciata, affannato in un pomeriggio di quasi estate, il cellulare squilla di continuo mentre risponde alle nostre domande, allo stesso tempo disponibile e sornione. La scrivania è letteralmente nascosta da una montagna di carte – documenti, delibere, lettere – lo specchio di quello che lo attende quotidianamente, su un tavolino accanto il barattolo di Nutella mezzo consumato, l'energetico cui evidentemente ricorre nelle lunghe giornate di lavoro. Per quanto riguarda i contenuti, i lettori potranno giudicare da soli, la potremmo chiamare l'intervista dei gerundi, quando dopo un anno ci saremmo attesi un gran uso del passato prossimo “ho fatto”, “ho realizzato”, “ho costruito”, quel che è venuto fuori è invece un vero work in progress, una Molfetta in cui, dopo un anno, molto è ancora da fare. Sindaco Azzollini ci tocca iniziare questa intervista partendo dalla più stretta attualità e cioè dalla notizia della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani per due consiglieri della sua maggioranza, Pino Amato e Gino Scardigno di Forza Italia. Ha commenti da fare a riguardo? «E' una notizia che risale a parecchi giorni fa e non ci trovo nulla da commentare. Questa richiesta del pm rappresenta semplicemente l'inizio del procedimento nei confronti di questi signori. Speriamo che possano serenamente illustrare le loro ragioni e, alla fi ne del processo, mostrare la loro innocenza. Io sono sempre e per tutti garantista ed è giusto attendere che la giustizia faccia serenamente il suo corso». Non teme, però, a prescindere dai caratteri meramente processuali, che queste notizie possano aumentare tremendamente, anche a Molfetta, lo scollamento già profondo tra i cittadini e il ceto politico che viene visto sempre più come una “casta” (tanto per usare un termine in voga di questi tempi) distante dai reali problemi del Paese e della città? «Qui si tocca un tema che mi sta molto a cuore in questo periodo e che è davvero al centro della mia rifl essione politica perché sono letteralmente esterrefatto per la discussione che si sta sviluppando sul tema dei costi della politica. Non riesco neanche a concepire una nazione senza politica. In Italia, ad esempio, stanno accadendo mutamenti epocali sul piano economico e fi nanziario, e la politica non può derogare al suo ruolo di orientare le direttrici dello sviluppo del Paese, perseguendo sempre gli interessi generali. Ed invece di parlare di questo, sui giornali, in tv ed ovunque, ormai, si parla dei 100 euro in più o in meno dati agli assessori. Questa discussione populista rischia di portare davvero il Paese al disastro, e male fanno quei politici che in questa discussione si ritraggono, come nel '92. Voglio essere molto chiaro: la classe dirigente va rispettata sempre e colpita elettoralmente quando sbaglia o severamente, sul piano giudiziario, quando commette reati. La classe politica va giudicata non per certe stupidaggini delle quali si parla tanto oggi, ma per le sue attività, per quello che fa nell'interesse generale». Lei ha dedicato questo primo anno di amministrazione per buona parte a varare i lavori per il braccio commerciale del porto;quali altre iniziative forti ha preso per lo sviluppo della città e per il miglioramento della vivibilità? «Mi occupo del porto, certo, che è strategico per la città; se va bene il porto, Molfetta muterà proprio nell'elemento dello sviluppo, ma il porto non è assolutamente la cosa che mi occupa maggiormente in quanto a tempo, ci sono altre questioni che mi prendono di più. In quanto alla vivibilità, mi sto concentrando sulla chiusura delle opere incompiute. Apro la villa comunale entro il 15 giugno, ve lo dico in anteprima, purtroppo non con il monumento di Cozzoli restaurato, intendo farlo in corrispondenza con le altre iniziative su Giulio Cozzoli che sto progettando. Apro immediatamente le altre due opere incompiute, Piazza Effrem e Piazzetta Giovene, che sono due sconci. Subito dopo mi occuperò di un'altra grande incompiuta, che ho particolarmente a cuore e sulla quale bisogna sviluppare un'idea il più possibile incentivante, e cioè del Parco di Mezzogiorno. È enorme, tanto che così è diffi cile mantenerlo, perché costoso sotto il profi lo della sorveglianza e della buona tenuta; ho qualche idea a proposito, la tirerò fuori dopo aver aperto la villa e altre due Piazze. Con i commercianti la prossima settimana cominceremo a discutere dell'arredo urbano. Mi pare che questi aspetti sulla vivibilità siano importanti e mi occupano un tempo notevole. Sulla vivibilità di prospettiva fi nalmente è diventato esecutivo il Contratto di quartiere e partecipiamo al Pirp per la Madonna dei Martiri, per la vivibilità della città lì punto non tanto alle vetrine, Piazza Margherita e Corso Umberto, ma alle periferie». Eppure quelle che lei chiama le “vetrine” sono abbandonate da tempo, sicuramente lo sono state in questo anno, lo testimoniano le fi oriere di Corso Umberto, il salotto della città è in uno stato francamente indecente. «Ciò che intendo evitare è quello che ho visto, cominciare opere per le quali non si sono fondi per arrivare fi no al loro completamento. Non voglio fare polemiche, ma vi ricordo che per la villa ho dovuto contrarre un altro mutuo. Per l'arredo di Corso Umberto non mi dite di pensare alle fi orire, sono costi di rilievo e poi sono interventi che vanno fatti in un certo modo, non ha senso mettere otto fi oriere, poi dopo far aggiustare gli alberi, dopo ancora rivedere i marciapiedi, che sono un problema serio. Intendo mantenere questo modo di vedere: comincio un'opera quando so di poterla fi nire. Posso farvelo io un esempio, quello delle buche nelle strade cittadine, un problema davvero serio, ma debbo evitare quanto accaduto in passato, che venissero coperte con un po' di asfalto per trovarsele uguali dopo venti giorni. Se mi avanzano dei soldi, deciderò di fare un piano straordinario per le buche. Ciò che mi occupa di più, però, è rendere sano il bilancio». A proposito di questo, l'amministrazione da lei guidata ha recentemente approvato il suo primo bilancio di previsione e lei per primo ha evidenziato le diffi coltà che si è trovato ad affrontare per errori di gestione che risalgono a diverse amministrazioni del passato, più o meno recente. Eppure c'è da dire che, nonostante le dichiarazioni di intenti, la spesa corrente è comunque destinata a crescere anche nel 2007. Possibile che non si riesca proprio a frenare questa dinamica? «E' vero, la spesa corrente cresce ma bisogna vedere perché. Noi abbiamo aumentato la spesa per i servizi sociali e ho diminuito tutto il resto, a partire dalla spesa per il personale. Se la spesa corrente aumenta è solo perché abbiamo destinato maggiori risorse per gli interventi di natura sociale e questa è una precisa scelta politica che rivendico. Occorre dire, però, che la spesa di questo Comune è condizionata anche da scelte discutibili fatte da altri e di cui noi oggi paghiamo le conseguenze se è vero – come è vero – che continuano ad arrivare parcelle di professionisti per decine, se non per centinaia di migliaia di euro. Non voglio far polemica con nessuno perché parlo di casi che affondano le radici in epoche lontanissime, quando tutti (e ribadisco, tutti) avevano la simpatica abitudine di commissionare progettazioni a professionisti ben pagati, senza avere le risorse per realizzare le opere. Ora abbiamo cambiato registro: non si fanno più progetti se prima non abbiamo la disponibilità delle risorse fi nanziarie per realizzarli. Anche grazie a questa diversa impostazione stiamo risanando i nostri conti». Cambiamo argomento e affrontiamo un'altra patata bollente e cioè l'impianto di compostaggio. Com'è noto, lo scorso 30 aprile è scaduta la condizione sospensiva che subordinava l'effi cacia defi nitiva della convenzione, stipulata alla fi ne di gennaio tra il Comune e la ditta “Orfeo Mazzitelli Spa”, al realizzarsi di una serie di condizioni entro quel termine che, però, non si sono verifi cate. Ora come si comporterà l'amministrazione? «Questo è un problema che ora si ripropone in tutta la sua gravità. Devo dire che in sede di Ato (Ambito Territoriale Ottimale, l'organismo che raggruppa diversi Comuni della provincia di Bari per la gestione dei rifi uti ndr) ho avuto scontri durissimi con gli altri sindaci perché questo è un problema del quale tutti si devono fare carico, ma sul quale non sto avendo alcuna risposta. Stesso discorso vale per il commissario delegato per l'emergenza rifi uti: ammesso anche che riesca ad ottenere l'autorizzazione, come potrei ripristinare l'impianto se non ho a disposizione risorse adeguate? ». Quali sono, invece, i rapporti con Mazzitelli, oggi? «Credo che ora, venuta meno la convenzione, si riaprirà la partita dell'arbitrato con le esosissime richieste di risarcimento avanzate dall'impresa. Se invece riuscissi a ottenere dal commissario delegato tutte le autorizzazioni necessarie per riattivare l'impianto, potrei avere un certo potere contrattuale con Mazzitelli». Ancora… «Perché, che alternative ci sono? Che alternative abbiamo? Non dimentichiamoci che pende una vera e propria spada di Damocle sul Comune con la richiesta di indennizzo avanzata dall'impresa che fa tremare le vene ai polsi. E' a tutti noto che la differenza tra un ente pubblico e un privato è che il primo paga sempre, il secondo, invece, se non ha niente non può perdere niente. Se il Comune dovesse perdere l'arbitrato sarebbe chiamato a sborsare cifre inenarrabili. Dove le vado a prendere? Quella convenzione andava nella direzione di risolvere per la prima volta tutti questi problemi, anche quello relativo all'arbitrato.Ora siamo in una situazione molto complessa e ho spostato la battaglia in sede Ato (perché è da lì che ora passano tutte le decisioni) per cercare di trovare una soluzione di carattere giuridico alla questione rendendo, per esempio, quell'impianto consortile. Ma il contenzioso ancora in piedi complica ovviamente tutto e in sede Ato non sto ottenendo le risposte e l'attenzione al problema che vorrei». La vicenda sembra ben lungi dal potersi risolvere… «Siamo in una situazione complicatissima, questo è sicuro». Dopo il porto lei sta puntando a fare di Molfetta una “Zona franca”, quale sarebbe per la città il benefi cio concreto? «La mia “Zona franca” è stata l'unica presentata, per la Comunità Europea sono aree connotate dall'essere frontiera d'Europa, e noi lo siamo sicuramente, e dall'avere grande intermodalità, su questo credo che Molfetta non abbia rivali. L'ho presentata e ho trovato molto interesse, anche da parte di studiosi e di operatori, me la gioco tutta sul piano tecnico. In quanto al benefi cio che ne avremmo, si tratterebbe innanzitutto di esenzioni fi scali, per quanto non ancora chiarite dal governo, ma giustamente, perché sono frutto di una contrattazione con l'Unione Europea, perché consentire le Zone franche signifi - ca attuare distorsioni della concorrenza che devono essere giustifi cate». Sindaco, in tema di urbanistica uno degli argomenti maggiormente sentiti dai cittadini è relativo al fatto che i nuovi quartieri di espansione stanno nascendo privi dei necessari servizi primari come strade, acqua, luce. Quando saranno realizzati, visto che i cittadini hanno regolarmente pagato gli oneri di urbanizzazione? «Le opere di urbanizzazione per quei quartieri stanno partendo…». Quanti gerundi, in questa intervista… «Se fossero già partiti tutti i lavori, avrei usato un altro verbo. Se ho detto che stanno partendo vuol dire che stanno partendo per moltissimi dei comparti interessati. Ed anche su questo è stato necessario reperire le risorse, dal momento che gli oneri versati non bastavano, e abbiamo dovuto stipulare un mutuo per dotare quei quartieri di servizi ». Lei ha conservato per sé la delega della cultura, se facciamo un confronto con le città vicine, non si può dire che in questo anno Molfetta abbia offerto molto dal punto di vista culturale. «È già impostata la commemorazione di Gaetano Salvemini, la cui organizzazione è stata affi data ad una specifi ca commissione. Una manifestazione è già programmata, il 22 settembre sarà presentato il libro del prof. Quagliariello, edito dal Mulino, dedicato a Gaetano Salvemini, le altre le vedremo assieme a questa commissione. L'altra iniziativa riguarda lo scultore Cozzoli, inaugureremo il monumento restaurato ai Caduti. Ho anche la speranza di allestire una mostra di inediti di Cozzoli, ma dipende della famiglia, di cui intendo rispettare comunque la volontà. Questa è cultura, siamo dei raffi nati. Continuiamo poi a restaurare delle chiese meravigliose, capolavori che dobbiamo mettere in circolo e che ristrutturano tutto il periodo dal 1200 al 1700, è già una realtà, Molfetta diventa la città più bella. Dopo Purgatorio e Cattedrale, partirà Sant'Andrea, poi restaurerò il coro ligneo di San Bernardino, uno splendore, l'organo di San Gennaro, anche. Giudicate voi se questa è o no cultura, non so in quali altre città si faccia questo, dato che mi parlate di città viciniori». In quanto alla riapertura del Pulo, ci sono speranze? «La Provincia ha strane pretese nel chiedere che sia il Comune a dover pagare lavori a una struttura di cui non siamo proprietari; sarebbe meglio che ci cedesse la dolina, allora sì che potremmo metterla a sistema con le altre proprietà comunali omologhe, il fondo Azzollini e l'ex Lazzaretto, sede del museo. Allora potremo davvero far diventare il Pulo uno dei gioielli della città». Un altro tema molto sentito dai cittadini è quello dell'igiene urbana. Siamo ormai certamente a livelli di guardia. Cosa pensa di fare? «E' vero che la nostra città non è pulita. Ho recentemente stipulato un accordo con i sindacati della Asm per aumentare il numero di ore di impiego di un certo numero di lavoratori part time, ma a fronte di questa maggiore spesa per il Comune, il servizio reso dovrà essere incrementato. Ma perché la situazione migliori è necessario un impegno da parte dei cittadini tutti. Lancio un appello, a questo proposito, perché tutti abbiano maggiore senso civico e maggiore rispetto per la propria città. Per questo chiedo maggiore collaborazione da parte dei cittadini. A fronte di questa, occorre certamente che io stimoli l'Asm a fare meglio». Ultimo tema da affrontare è quello dell'inquinamento atmosferico dovuto al traffi co sempre maggiore in città, specie nella stagione estiva. «Posso innanzitutto dire che quest'anno il lungomare sarà chiuso, nelle ore serali, al traffi co veicolare. Questa misura la adotteremo per consentire alle famiglie e ai cittadini tutti di poter passeggiare senza respirare gli scarichi delle automobili. Però questo non è suffi - ciente e occorre essere sinceri: o risolviamo il problema dei parcheggi in questa città o non ce la facciamo a contenere il fl usso di automobili. Solo con i parcheggi, che inizieremo a realizzare presto, il problema del traffi co potrà risolversi. Poi, ovviamente, c'è un discorso culturale che riguarda i cittadini, ma non spetta certo ad un sindaco convincere la gente a non spostarsi in macchina».
Autore: Giulio Calvani - Lella Salvemini
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