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Auguri presidente: “cento di questi scontri”…
24 luglio 2011

Leggo con il solito apprezzabile rammarico i moniti del Presidente della Repubblica sullo scontro tra politica e giustizia. Penso che la Costituzione mi conceda il diritto di dissentire. Vado subito al dunque, allora. Dove alberghi, questo scontro tra politica e magistratura, che tanto e spropositatamente è declamato dal Presidente, non lo so, osservo solo che magistrati onesti (per fortuna ce ne sono ancora, tanti) stanno contestando ad un gruppo di parassiti, corrotti, trafficanti, piduisti condotte criminose molto gravi. Sarebbe questo lo scontro? Beh, se questo è lo scontro, “cento di questi scontri” verrebbe voglia di dire!

I magistrati marci, si lo sappiamo, ci sono, ma sappiamo pure dove stanno e come stanno venendo a galla, proprio grazie a quelle intercettazioni il cui uso dovrebbe essere fortemente limitato e controllato. Può darsi che questo sia uno strumento da rivedere, nessuna cosa è perfetta e tutto è perfettibile, per cui per chi ricopre incarichi pubblici e uffici pubblici, io mi batterei per estenderle, più che limitarle, le intercettazioni. Chi amministra la cosa pubblica, nell’interesse dell’intera collettività e non nel proprio, non dovrebbe avere timore alcuno se adempie al suo ufficio con specchiata moralità e nell’interesse di tutta la collettività. I cittadini hanno il diritto di sapere, ad esempio, se la notte, il politico, si dedica assiduamente alle orge, e la mattina arriva tardi agli appuntamenti istituzionali o prende sonno in un consesso internazionale, per aver fatto “le orge piccole”. E queste cose, le sappiamo grazie alle intercettazioni!
Il Presidente, ha invitato i magistrati a “evitare condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura”. Che combinazione! Guarda caso queste parole sono state pronunciate all’indomani dell’arresto del deputato Alfonso Papa (Pdl), autorizzato dalla Camera, all’indomani del non arresto del senatore Alberto Tedesco (ex Pd) votato da Palazzo Madama, all’indomani delle notizie che riguardano Filippo Penati (Pd) indagato per tangenti a Milano. Che coincidenza! 
Il dubbio però sorge spontaneo: che ci azzeccano le “condotte” dei magistrati, quasi fossero essi i maggiori responsabili dell’ “intollerabile, sterile scontro” con la politica? E com'è che Napolitano (guarda caso), non dice nulla sulle condotte illecite della politica? Quelle massimamente da evitare? A noi tutte ben note anche nella nostra piccola Molfetta?  
Mi sono sforzato di comprendere tutto questo zelo declamante sugli equilibri e le regole da rispettare (soprattutto quando si parla dell’azione penale svolta dai Magistrati), e forse, questi moniti sono volti al tentativo di salvaguardare l’economia del Paese, far sì in sostanza che le indagini, gli arresti, tutto quel marcio che sta venendo fuori a tutti i livelli, da Nord a Sud del Paese, non blocchino l’economia del Paese. Ma che vuol dire questo che l’economia del Paese è in gran parte illegale e i Magistrati dovrebbero chiudere un occhio in questi casi? Sembrerebbe l’Azzollini-pensiero, questo, più che un monito super partes. Però, questo “equilibro” tra giustizia ed economia reale del Paese, in quale articolo della nostra Carta Costituzionale sta scritto? Non riesco a celare un senso di asfissia/disperazione/decomposizione alle parole di questo vecchio signore della politica italiana. 
Quando Napolitano chiede ai magistrati “di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività” cosa in pratica vuole intendere che, giusto per fare un esempio che ci tocca molto da vicino, le operazioni "mani sulla città" non si fanno perché rischierebbero di bloccare l'attività edilizia di un'intera comunità? Allora ha ragione Azzollini! Ma anche i narcotrafficanti, gli spacciatori, i contrabbandieri, i trafficanti, generano economia! E allora, come la mettiamo? Tutto ciò che muove denaro in una comunità, che da lavoro, che alimenta l’economia, per ciò stesso deve essere oggetto di un’attività “più equilibrata” da parte degli Organi Inquirenti, quando gli stessi ravvisino probabili condotte criminose? Che significa equilibrio in queste circostanze? Ma i Giudici, non dovrebbero essere soggetti soltanto alla legge (Art.101 Cost.) e i P.M. soggiacere all'obbligo (Art.112 Cost.) dell’azione penale dei PM? 
Com'è che questo nostro Presidente, quando i cittadini chiedevano un ruolo più attivo e dinamico, nei confronti della mala politica, faceva spallucce, dicendo che la Costituzione non glielo consente e oggi, che - tanto per cambiare - i magistrati hanno ripreso a sbattere in galera, gli attori del malaffare, della mala-politica scopre - ma và - che forse i magistrati non dovrebbero troppo calcare la mano?
Dubbi, semplicemente dubbi, angoscianti riflessioni.
 
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Autore: Nicola Squeo
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Mi ci vuole ben altro! La magistratura è un insieme di organi indipendenti - i giudici - il cui compito è decidere le liti secondo il diritto", pronunciando sentenze. In questo compito consiste la funzione giurisdiziale (la terza delle grandi funzioni dello stato: quella legislativa attribuita al parlamento; quella esecutiva mal governo e quella, appunto, giurisdiziale, attribuita alla magistratura). Carattere essenziali dei giudici è la loro esclusiva soggezione della legge e quindi l'indipendenza da qualunque altro potere. Per rendere giustizia, il giudice deve essere imparziale, cioè non farsi portatore di interessi diversi da quelli della corretta applicazione della legge. Nei regimi autoritari (il fascismo, per esempio)il giudice era un funzionario dipendente dal governo e la magistratura era quindi uno strumento politico. Nei regimo liberali e democratici la magistratura deve essere invece "un potere nullo" (Montesquieu), un "potere senza forza nè volontà" (Hamilton, uno dei maggiori ispiratori della costituzione statunitense)per poter essere al servizio della legge. Il principio della separazione dei poteri, che si è notevolmente attenuato tra il legislativoe l'esecutivo, è invece rigorosamente rispettato per la magistratura. L'indipendenza dei giudici ha due aspetti, uno interno e l'altrom esterno (alla magistratura). Dal punto di vista interno, indip'endenza significa che non esistono gerarchie tra i giudici stessi essi distinguono solo per le diverse funzioni che esercitano, non in grado. Un giudice della suprema Corte di ncassazio0ne non può dare ordini al piccolo pretore di una sperduta circoscrizione. Ogni giudice, nel momento in cui svologe le sue funzioni, è perfettamente libero di decidere come gli sembra giusto. Dal punto di vista esterno, indipendenza vuol dire esclusione di interferenze di altri poteri. A questo fine è stato creato un apposito organo, il Consiglio superiore della magistratura (Csm), competente a decidere tutte le questioni attinenti alla carriera dei magistrati (promozione, trasferimenti, sanzioni disciplinari, ecc.). Queste decisioni un tempo erano di competenza del Ministro della giustizia e potevano perciò essere usate per interferire sulla magistratura. Per esempio, il trasferimento in una sede poco importante, la sanzione disciplinare per motivi politici, ecc., potevano servire per allontanare giudici "scomodi", invisi al potere. Ho l'impressione che, è quello che si sta cercando di fare con questa legislatura. Poi?
VILIPENDIO(?)- Il MIGLIORISMO (termine inventato dal filosofo Salvatore Veca) è una corrente politica italiana di DESTRA sviluppatasi all'interno del Partito Comunista Italiano (PCI), che aveva come leader Giorgio NAPOLITANO (attuale Presidente della Repubblica Italiana), affiancato da Gerardo Chiaromonte ed Emanuele Macaluso ( strenue difensore della tesi innocentista riguardo PREVITI). I miglioristi si ponevano come obiettivo quello di "migliorare" il rapporto tra capitalismo e comunismo ( accettazione del capitalismo) e per questo il "nostro" GIORGIO auspicava un connubio con il PSI di Craxi, pur sapendo di un loro coinvolgimento in faccende tangentizie. I miglioristi furono, quindi, certamente interlocutori privilegiati del PSI prima e dopo la sua azione di governo, e alcuni sostengono che il segretario socialista se ne servisse per contrastare l'azione di Berlinguer all'interno del PCI. Napolitano e Macaluso possedevano una rivista chiamata il MODERNO, incostintente sul piano editoriale ma molto costosa; infatti i principali sovvenzionatori erano: FININVEST, MEDIOLANUM, PUBLITALIA e LIGRESTI ( vi dice niente??). Inoltre, la Commissione speciale per il riordino televisivo(1995) fu presieduta da NAPOLITANO e non produsse assolutamente nulla!!! Attualmente, i miglioristi, come la stragrande maggioranza degli ex DS, fanno parte del PD, divisi tra la corrente di Piero Fassino (già segretario dei DS), e quella "Liberal" (erede principale della tradizione migliorista), guidata da Enrico Morando. Il Riformista, diretto da Antonio Polito fino alla sua elezione in Parlamento nelle file della Margherita il 13 aprile 2006, era il giornale considerato più vicino a quest'area oltre che al presidente Massimo D'Alema; vi ha collaborato fra l'altro Emanuele Macaluso. Ecco spiegato il passato di Mr. TENTENNA, il cui atteggiamento SUPER-GARANTISTA sta umiliando molti Magistrati che si vedono impediti nel loro lavoro. Ricordo, infine, che alcuni miglioristi minori, tra cui Massimo Ferlini, Lodovico Festa e Sandro BONDI, aderirono o erano vicini a Forza Italia (ora PDL). Come si suol dire "nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario"!!!...dedicato a coloro che non amano il caldo estivo ma il freddo obnubilante dell'inverno!!!


A "Daniela La Striscia"... Emendamento 1.01 (Nitto Palma) 1. L'attività di indagine e l'azione penale relative a fatti di reato contestabili al Presidente della Repubblica, salvo quanto previsto dall'articolo 90 della Costituzione, ai componenti del Governo, ai parlamentari ed ai giudici costituzionali sono sospese fino alla cessazione della carica ricoperta. 2. Si applicano le disposizioni di cui all'articolo 159 del codice penale e sono sospesi i termini previsti per le indagini preliminari. 3. Per i reati indicati nell'articolo 380 del codice di procedura penale l'autorità giudiziaria procedente dispone la revoca della sospensione di cui al primo comma su richiesta della Camera dei Deputati per i componenti del Governo non parlamentari, della Camera di appartenenza per i parlamentari e della Corte Costituzionale per i giudici costituzionali. La delibera relativa alla richiesta di revoca è immediatamente trasmessa all'autorità giudiziaria procedente. 4. In assenza della richiesta di cui al terzo comma non possono essere compiuti atti di indagine e quelli eventualmente compiuti sono inutilizzabili. 5. I processi in corso nei confronti dei soggetti indicati al primo comma sono sospesi. La sospensione può essere revocata secondo le modalità previste dal terzo comma. Atto Camera n. 1235 XIV Legislatura presentato il 16/07/2002, ritirato il 17/07/2002 http://legxiv.camera.it/_ dati/leg14/lavori/bollet/200207/0717/html/0102/ allegato.htm#20n1 Attuazione dell'articolo 68 della Costituzione (RIPRISTINO DELLA PIENA IMMUNITA' PARLAMENTARE). Serve altro?


Dopo la nomina del nuovo Ministro di Grazia e Giustizia, credo proprio che senza se e senza ma, dobbiamo già schierarci in massa, per una difesa preventiva della Magistratura Italiana, soprattutto di quella più "esposta", nelle inchieste contro la casta che si è resa artefice dei disastro che noi tutti stiamo vivendo. Questo non vuol dire che tutte le critiche espresse nei confronti della Magistratura siano sbagliate, tante cose non vanno e sono da correggere, anche all'interno di questa importante (e fondamentale) Istituzione dello Stato, ed il garantismo è tema che dovrà essere ampiamente dibattuto, specie quando gli innocenti incappano nelle maglie della Giustizia, o di Giudici prevenuti e non proprio al di sopra delle parti che fanno largo uso delle intercettazioni a strascico. Ma oggi è vitale, per la salvezza del nostro Stato Democratico, per la legalità, fare una scelta di campo che ci viene imposta e che in questo preciso momento storico non ammette mediazioni. O stimo dalla parte della politica corrotta, o dalla parte dei magistrati. Per cui, a mio sommesso avviso, dobbiamo fare da schermo, da muro, a difesa di tutti quei Magistrati che stanno aggredendo nuovamente il bubbone della malapolitica in questa derelitta nazione in tutte le realtà territoriali! Sono sicuro che state seguendo quello che sta avvenendo a Parma: un popolo letteralmente in rivolta, una rivolta che non è versione, ma difesa della legalità e della magistratura. Incredibile! Una rivoluzione "restauratrice" delle regole, delle leggi e dei tutori dell'ordine e della legalità ad iniziare dai magistrati. Siamo stati capaci noi italiani di inventarci l'unica rivoluzione al mondo che non sovverte il sistema ma lo ripristina, partendo con una difesa strenua della Magistratura. I Magistrati purtroppo, dico purtroppo, anche per loro stessi, sono investiti, penso anche loro malgrado, di questo ruolo, sono "i supplenti", di un potere esecutivo e legislativo che va rimosso in blocco, poiché è vissuto come il paradigma della corruzione, del malaffare, del furto, della malversazione, del peculato, della tangente! LA CASTA! Ed in ciò io vedo la rivoluzione morbida! Non possiamo fare diversamente! O così o morte, civica, civile... Prepariamoci a fare fronte unico a difesa, noi che siamo di Molfetta - agli altri toccherà farlo nello loro rispettive realtà territoriali, Parma, Milano, Roma... - di Capristo, Savasta, Maralfa, del Castillo e di tutti quelli che hanno deciso di "affondare finalmente il coltello nel burro" (nello schifo in realtà!)... Ogni operazione di delegittimazione delle loro persone, finalizzata alla delegittimazione delle loro inchieste, dovrà essere contrastata con tutti i sistemi democratici e qualche civile occupazione non guasterà. Il Popolo difende i sui Giudici non solo per quello che stanno facendo, nelle loro rispettive competenze, MA SOPRATTUTTO PER QUELLO CHE OGGI RAPPRESENTANO: L'UNICA ANCORA DI SALVEZZA DI QUESTO STATO DEMOCRATICO!!!

Anno Domini 3022...... Le motivazione della Rivoluzione furono motivate principalmente dalla divisione forzata del popolo in tre classi sociali: nobiltà, clero e borghesia (terzo stato), delle quali le prime due erano le privilegiate. La nobiltà, per quanto non esercitasse più nei feudi prerogative sovrane, conservava ancora molto privilegi economici e, per quanto costituisse una netta minoranza, possedeva una buona quinta parte del suolo nazionale. Il clero godeva anch'esso di molti privilegi ed essendo parimenti una esigua minoranza, era più ricco e potente della stessa nobiltà. Il “terzo stato” era costituito dalla grande maggioranza del popolo, e per quanto fosse l'asse portante della società e dell'economia nazionale, doveva sopportare il peso delle imposte ed era peraltro escluso dal governo dello stato. I “motivi economici” possono essere ricercati nell'estrema miseria in cui versava la popolazione e nella rovina finanziaria dello stato. La povertà era tale che nella capitale, si contavano oltre centomila mendicanti. L'indigenza tuttavia era più avvertita nelle campagne. Qui i latifondi della nobiltà e del clero erano prevalentemente lasciati nell'abbandono e, come conseguenza era in atto una fortissima dispersione delle ricchezze potenziali...... In precedenza il sovrano aveva dichiarato di essere lui stesso lo stato (L'ETAT C'EST MOI!), ed aveva edificato a Torpignatta una enorme, splendida reggia, ma costosissima, che per le spese sostenute per l'edificazione e gli arredi aveva trascinato tutto il paese quasi alla miseria……………… Era l'anno 2011 in un paese scomparso e senza aver lasciato tracce, se non della "spazzatura" in fase di studio per capirne la consistenza e la provenienza. Una storia per ragazzi, una favola.


...e chi ha parlato di violenza!!!...e chi ha parlato di colpo di Stato!! e se la chiamassimo invece RIVOLUZIONE MORBIDA usando i MEZZI democratici( Magistratura, FORZE dell'ORDINE)?? suonerebbe meglio per le "orecchie" dei benpensanti? io so solo che ormai lo stillicidio è quotidiano, come è quotidiano il tentativo di limitare lo spazio di manovra democratico ad ogni livello; se non si interviene, mi sa che il GOLPE lo fanno loro, solo che quando sarà evidente a tutti, forse, il danno sarà irreparabile. Io dico che con le parole di Asor Rosa, finalmente a sinistra ( quella vera e non quella "bocconiana" che non si occupa nel nucleo cesareo dei poteri economici)si torna a riflettere sull'uso necessario della FORZA in ambito democratico.Lo riconosco, presa alla lettera la soluzione auspicata dal Professore è SEDUCENTE ma vi sarebbe una traduzione ancor più morbida (difficile da attuare): creazione di una coalizione anti lobby affaristica-delinquenziale (con a capo VENDOLA) che, vincendo, si ponga nei 2 anni successivi, oltre alla amministrazione ordinaria, 2 punti chiari:1)RIFORMA ELETTORALE con preferenza 2)legge sul conflitto d'interessi previa adozione dell'anti- trust americano; e poi, tutti a votare con NUOVE ELEZIONI!!! ...questa sarebbe un'ipotesi ideale per un paese normale ma, de facto, per come stiamo combinati ,una cosa è certa: per l'attuale situazione le REGOLE DEMOCRATICHE non bastano, facciamocene una ragione!!!...perchè??? il popolo italiano è BIZZARRO perchè "ama" riflettere: un giorno 45 milioni di fascisti, il giorno successivo 45 milioni tra anti-fascisti e partigiani!!! Eppure, questi 90 milioni non risultarono dai censimenti...P.S. Ho sempre pensato che le Rivoluzioni le devono fare i GIOVANI...biologicamente parlando!!



ASSUEFAZIONE ALLA CACCA - Non c'è una notizia buona del nostro sciagurato paese e l'assurdo è che tutto passa inosservato. Soldato Italiano che muore, bla, bla, bla ... tanto cordoglio e bare dagli aerei che atterrano con ritardo dopo aver volteggiato nei cieli di Roma per un'ora, perché il Ministro è in ritardo. Tiburtina a fuoco e bla, bla, bla... di chi sarà la colpa, forse degli zingari che rubano il rame, non si capisce ancora. Pdl e Pd un ammasso di corrotti, mafiosi e bla, bla, bla... ma stanno sempre li, non si muovono e continuano ad ordire inciuci dalle loro barche a vela, e dai loro postriboli. Le borse che sprofondano e, bla, bla bla... è la Grecia, è l'America, ma sprofondano comunque. Disoccupazione, tagli alle famiglie e, bla, bla, bla... tiriamo a campare. E' ormai una routine quotidiana la depressione lavorativa, uno che si aggiunge al tavolo dei corrotti, il parlamento che finge di esercitare, lo schifo di chi ci dovrebbe rappresentare. Assuefazione allo schifo, è questa la parola giusta. L'Italiano assimila ogni giorno tonnellate di cacca ma invece di produrre anticorpi si adegua e diventa insensibile accettando questa vita assurda ed insensata che lo porterà inesorabilmente alla morte dello spirito. La corruzione è talmente estesa che è parte attiva della nostra vita. Le frasi del tipo: 'e che sarà mai' oppure 'te faresti lo stesso' sono sempre più frequenti tra le persone comuni. D'altronde hanno preso 2 piccioni con una fava: hanno affamato il popolo in modo che ogni individuo possa giustificare ogni sorta di ruberia come una condizione necessaria per poter sopravvivere, visto che è uno stile di vita diffuso. Pesce grande mangia il più piccolo è questa l'affermazione a cui ogni individuo deve ambire e perseguendo questo non ideale si finisce per accettare qualsiasi cosa, scendere a qualsiasi compromesso, vendere se stessi, i figli e le generazioni future in un enorme ammasso di anime sporche dove l'annullamento della coscienza è una condizione necessaria affinché il concetto di uomo si assopisca e prenda posto il surrogato di un demone che accetta il male come normalità!
L'uomo e la società possono coscientemente aprirsi al cambiamento, possono essere disposti a mettersi in discussione, possono guardare al di fuori di loro stessi, possono in qualche misura sottrarsi alla pressione bruta delle circostanze ambientali. Al contrario, la società degli animali sono portate a ripetersi e si dispongono al cambiamento solo se costrette da circostanze esterne. La società degli uomini può dirsi una società (potenzialmente) aperta; la società degli animali, una società chiusa. La libertà e, rispettivamente, l'assenza di libertà sono ciò che differenzia i due tipi di società. Le società chiuse, come quelle animali, sono quelle in cui questa scelta è resa impossibile e sono società cieche sul proprio futuro; le società aperte, cioè le società umane, sono quelle che invece consentono ai singoli di assumere il compito e la responsabilità di progettare il futuro: sono società, per così dire, preveggenti o che almeno cercano di essere tali. La libertà non è oggi solo un imperativo morale individuale; è una esigenza collettiva che vale come premessa per la ricerca delle strade che conducono fuori dei vicoli ciechi in cui l'umanità si è cacciata. La libertà creatrice dell'uomo deve farsi strada tra le difficoltà che la sua natura biologica gli para continuamente davanti; viceversa, i caratteri organici della società, quando riescono ad affermarsi, devono combattere con l'aspirazione alla libertà degli uomini. La piena vittoria della società organica significherebbe degradare l'uomo, contro la sua natura di essere dotato di libertà; ma la piena vittoria della libertà creatrice negherebbe l'altra faccia della medaglia, la realtà biologica dell'uomo. La storia delle società umane è una continua oscillazione tra i due principi. Questi principi, però, diventano forze che muovono la storia quando trovano gruppi, ceti, classi, partiti che li assumono come criteri della loro azione, della loro politica. Appare allora il loro significato storico, al di là di quello concettuale-astratto: la società chiusa è il programma delle forze conservatrici che operano per il mantenimento dello status quo, temendo che la libertà e le sue opere e, col mutamento, la perdita delle proprie posizioni di potere. La società aperta è invece il programma politico delle forze innovatrici che operano per il superamento dello status quo e per il cambiamento sociale. Ottenuto lo scopo, le parti sovente si invertono, come mostrano tutti gli esempi storici di movimenti politici che si affermano in nome della società aperta contro le cristallizzazioni del passato e poi, una volta consolidatisi, “chiudono” la situazione per impedire i cambiamenti ulteriori. (Gustavo Zagrebelsky – Questa Repubblica)

SOLUZIONE FINALE- Capisco sempre meno quel che accade nel nostro paese. La domanda è: a che punto è la dissoluzione del sistema democratico in Italia? La risposta è decisiva anche per lo svolgimento successivo del discorso. Riformulo più circostanziatamente la domanda: quel che sta accadendo è frutto di una lotta politica "normale",nel rispetto sostanziale delle regole, anche se con qualche effetto perverso, e tale dunque da poter dare luogo, nel momento a ciò delegato, ad un mutamento della maggioranza parlamentare e dunque del governo? Oppure si tratta di una crisi STRUTTURALE del sistema, uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta "sovranità popolare",la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di "pubblico" (scuola, giustizia, forze armate, forze dell'ordine, apparati dello stato, ecc.), e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile (o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile) uscire? Io propendo per la seconda ipotesi. Se le cose stanno come dico io, ne scaturisce di conseguenza una seconda domanda: quand'è che un sistema democratico, preoccupato della propria sopravvivenza, reagisce per mettere fine al gioco che lo distrugge, o autodistrugge? E' stata fatta la prova di arrestare il degrado democratico per la via parlamentare, e si è visto che è fallita (aumentando anche con questa esperienza vertiginosamente i rischi del degrado). La situazione, dunque, è più complessa e difficile, anche se apparentemente meno tragica: si potrebbe dire che oggi la democrazia in Italia si dissolve per via democratica, il TARLO E' DENTRO , non fuori. Se le cose stanno così, la domanda è: cosa si fa in un caso del genere, in cui la democrazia si annulla da sè invece che per una brutale spinta esterna? Di sicuro l'alternativa che si presenta è: o si lascia che le cose vadano per il loro verso onde garantire il rispetto formale delle regole democratiche (per es., l'esistenza di una maggioranza parlamentare tetragona a ogni dubbio e disponibile ad ogni vergogna e ogni malaffare); oppure si preferisce INCIDERE IL BUBBONE, nel rispetto dei valori democratici superiori (ripeto: lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, la difesa e la tutela del "pubblico" in tutte le sue forme, la prospettiva, che deve restare sempre presente, dell'alternanza di governo), CHIUDENDI DI FORZA questa fase esattamente allo scopo di aprirne subito dopo un'altra tutta diversa. Io non avrei dubbi: è arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio. Come? Dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici. Certo, la pressione della PARTE SANA del paese è una fattore indispensabile del processo, ma, come gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato, non sufficiente. Ciò cui io penso è invece una PROVA DI FORZA che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, SCENDA DALL'ALTO, instaura quello che io definirei un normale "stato d'emergenza",si avvale, più che di manifestanti generosi, dei CARABINIERI e della POLIZIA di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla MAGISTRATURA le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo APPOGGIO EUROPEO, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale. Insomma: la democrazia si salva, anche FORZANDONE LE REGOLE. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando. Se non saranno colte, la storia si ripeterà. E se si ripeterà, non ci resterà che dolercene. Ma in questo genere di cose, ci se ne può dolere, solo quando ormai è diventato inutile farlo. Dio non voglia che, quando fra due o tre anni lo sapremo con definitiva certezza (insomma: l'Italia del '24, la Germania del febbraio '33), non ci resti che dolercene. (Alberto ASOR ROSA)
A due giorni dalla pubblicazione dell'articolo e dopo diciotto opinioni espresse, capisco una sola cosa: ...ci manca sempre qualcosa per poterci considerare (nel nostro pioccolo), se non all'unanimità, almeno in grande maggioranza, come una DEMOCRAZIA adulta. Il Governo è quello che è; ma è sempre doveroso rilevare che NOI l'abbiamo eletto! L'opposizione, grazie al cielo, è quella che è; ma doverosamente ricordiamo che l'opposizione la facciamo noi (alcuni). La magistratura è quella che è; ma ricordiamoci che siamo (ovvero ci consideriamo) sempre e comunque INNOCENTI, salvo prova contraria. Gli Avvocati sono quello che sono e, in alcuni casi, pur di guadagnarsi l'onorario (ovvero diventare famosi avendo difeso magari l'indifendibile) fanno ..."cose turche"! Il Parlamento è quello che è: vi siedono un cospicuo numero di inquisiti, se non CONDANNATI. La Chiesa (badiamo bene, la CHIESA) è quello che è, "ordina e disordina", con l'acquiescenza delle autorità civili, quel che vuole, ...in odore di santità! Gli Ordini professionali sono quello che sono. Le lobbies sono quelle che sono. Il Presidente della Repubblica è quello che è: invochiamo Pertini, ma dimentichiamo che in natura non esistono due individui UGUALI, pertanto, quì sarebbe il caso di evocare: "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Allora che si fa? Personalmente non saprei cosa suggerire. Per certi versi, tutte le istanze sono rispettabili. io ne propongo una: -LA POLITICA, QUELL'ARTE SOTTILE (e non da tutti) CHE HA LA MISSIONE DI CONCILIARE ED INDIRIZZARE L'INTERESSE DI TUTTI VERSO UN COMUNE INTERESSE (ovviamente scontentando qualcuno) DOVE E'??? Dove sono i De Gasperi?, i Saragat, i Togliatti, i Moro, i Berlinguer, i Nenni, i La Malfa (non l'attuale), i Lombardi, persino i Fanfani, gli Andreotti? e chi più ne ha, più ne metta. Signori e Signore, questo oggi passa il convento. Forse è meglio se ci accontentiamo del meno peggio, sempre recitando il solito "mantra": in attesa di tempi migliori.

"per l'equità delle sentenze", queste regole ci sono già, come pure quelle che impediscono ad un PM, per più di 10 anni - se non ricordo male - di ricoprire lo stesso incarico nella stessa procura. Basta solo denunciarle, e farle rispettare e combattere strenuamente le deroghe, poiché il problema in questa nazione non sono le leggi, ma le tante deroghe nei casi di specie del CSM. Certo nessuno, amerebbe essere sottoposto ad intercettazioni a strascico, da parte di un "proprio concittadino", alla ricerca di chissà che cosa... o di qualsiasi cosa che possa essere funzionale ad un minimo di incriminazione. Il dubbio - che è quello che va fugato sempre e in ogni caso - ci sarebbe sempre sul fatto che quella determinata azione possa essere stata condizionata da altri fattori "extra-codicistici"... Sono cose che non si fanno, ovvio e in questi casi è facile denunciare il Magistrato che si renda responsabile di questi percorsi, appena le carte siano rese pubbliche... e prima o poi lo sono sempre. Detto questo però bisogna avere un po' di fiducia nella Giustizia, bisogna averla, altrimenti qua finisce tutto, e bisogna averla soprattutto quando - a parte certe sfasature - osserviamo come questa in effetti nell'azione penale, "non chiude un occhio". Certo se la mattina ci svegliassimo scoprendo di essere stati fatti oggetto di monitoraggio, al solo fine di un'azione persecutoria personale, per aver solo e semplicemente dibattutto di temi un po' scomodi, la cosa non farebbe certo piacere, ma oggi, nessuno, ma penso proprio nessuno, può sentirsi in campana, da ogni punto di vista, anche colui il quale pur rivestendo una funzione, ed avendo molto potere, si rendesse attore di simili condotte.



Non mi piace questo continuo "tirare la calza", o "guardare il colore della calza", dei Magistrati, soprattutto quando sono impegnati in indagini importanti contro la "mala-politica". Non li venero, non li adulo, non li amo, per me, per la mia formazione ideologica sono pur sempre un potere conservatore, borghese e poi sono uomini come tutti gli altri, per cui hanno le nostre stesse debolezze, o le nostre stesse capacità, meriti... ma chissà perché, quando "girano per il verso giusto"; quando finalmente il cittadino aprendo il giornale dice "finalmente, questi non guardano in faccia a nessuno"; quando dimostrano - perseguendo i crimini di ricchi e potenti - che effettivamente "la legge è uguale per tutti", c'è sempre pronto qualcuno che si mette a contare i "peli sotto le ascelle" (per non dire altro...), a questi uomini che in fin dei conti, fanno solo il proprio dovere. Ora che "il contador" - non so se sia questa la traduzione perfetta - di peli, sia la massima carica dello Stato, o l'ultimo degli straccioni, per me fa lo stesso. E non dimentico quanti problemi hanno avuto dallo stesso C.S.M. Falcone, Borsellino, la Forleo, de Magistris... Forse sono uno sconsiderato, forse mi espongo troppo, ma non ce la faccio proprio a ingoiar proprio tutto. E poi che senso ha la paura e di che? del vilipendio di che cosa? Ma la Magistratura non è un'istituzione dello Stato tanto importante quanto la Presidenza della Repubblica? Ringrazio il Direttore, per aver dato ospitalità a questo mio scritto sul giornale... ma sono convinto di aver interpretato il pensiero di molti, e forse anche quello di molti Magistrati, che oltre ad essere esposti in prima linea nella lotta al crimine organizzato, e alle associazioni a delinquere che "albergano" da lungo tempo nella politica, devono guardarsi le spalle anche da persone che "proprio in quel momento" decidono di "andare per il sottile", soprattutto con quelli che sul serio non fanno differenza, tra "l'uomo di casta" e "l'uomo di cosca", tra il combattere il malaffare della politica, e il combattere i crimini della mafia, della delinquenza organizzata c.d. comune, anche se a volte, ci sono incroci pazzeschi!

Nella nostra democrazia il ruolo del Presidente della Repubblica si "limita" ad essere quello quasi ...notarile, altrimenti non vivremmo in una Repubblica PARLAMENTARE, ma in una PRESIDENZIALE. Il Presidente Napolitano ha avuto la (s)fortuna di ricoprire il suo incarico in un periodo di fortissime tensioni istituzionali e sociali. Si è mostrato pavido?, è stato all'altezza? è stato equanime, con il solo "faro" della Carta a guidare le sue scelte e le sue prese di posizione? Chissà! Probabilmente non siamo - adesso - in grado di fare un'analisi serena e compiuta di quanto succede. Nicola "lamenta" nell'intervento presidenziale sul tema del comportamento dei Magistrati un "indecisione" se non un certo "cerchiobottismo", avendo esortato tutti, in particolare la Magistratura, ad attenersi a norme di "buon padre di famiglia" e lo accusa di pavidità. Devo dire che certe sue (del Presidente) prese di posizione, anche a me sembrano, a volte, un pò cospicue; poi rifletto e mi dico: in un clima di GUERRA guerreggiata, come quello che viviamo, fra un certo schieramento politico (e non solo quello), che intende la "res-publica" come qualcosa di personale, da abusarne a piacimento e la stragrande maggioranza degli Italiani che invoca lealtà, onestà, amore per i valori della Carta, certamente lasciano un pò perplessi. Poi mi dico che appunto la figura del Presidente deve essere l'elemento di discrimine fra qualsiasi eccesso da qualunque parte esso provenga. Questo "offende" le orecchie e le aspirazioni dei DURI e PURI? Bene, direi che è giunto il momento di imparare a RIFLETTERE e non lasciarci prendere, tutti, dal "cupio dissolvi" manicheo che vedrebbe il torto tutto da una parte. Daltronde la faccenda Papa e altre precedenti, riguardanti funzionari della giustizia, fanno scuola. Certamente l'articolo è di ...rottura! Sono certo che sapremo commentare i punti di vista con acume e diversità di vedute. Ovviamente, caro amico Nicola, la mia è un'opinione come un'altra.
La garanzia della libertà doveva operare anche all'interno dell'organizzazione dello stato, attraverso la suddivisione dei suoi poteri e la loro attribuzioni a organi distinti. La teorizzazione di questo principio, in opposizione all'organizzazione assolutistica secondo la quale nel sovrano si concentrava ogni genere di potere, è di Montesquieu. Egli denuncia a proposito di quello che chiama il “governo temperato”, cioè il contrario del governo assoluto, senza limiti e freni. Diamogli la parola: “Presso i cittadini, la libertà è quella tranquilla morale che deriva dalla certezza che ciascuno ha della propria sicurezza; affinchè si possa godere di questa libertà occorre che la forma di governo sia organizzata in tal modo che un cittadino non abbia a temere da un altro cittadino. Quando nella stessa persona o nello stesso organo la potestà legislativa è riunita a quelle esecutiva, non vi è punto di libertà: perché si può avere ragione di temere che lo stesso uomo ola stessa assemblea faccia leggi tiranniche, per eseguirle tirannicamente. Non vi è ancora punto di libertà, se il potere di giudicare non è separato da quelli legislativo e esecutivo. Se fosse unito al potere legislativo, la vita e la libertà dei cittadini sarebbero esposte all'arbitrio, perché il giudice diverrebbe il legislatore caso per caso. E se fosse unito al potere esecutivo, il giudice avrebbe la forza di un potere oppressivo. Tutto sarebbe perduto se lo stesso uomo o lo stesso corpo di maggiorenti, di nobili o di popolo esercitasse questi tre poteri: quello di fare le leggi, di eseguire le pubbliche deliberazioni e di giudicare i delitti e le liti private”. - “E' un'eterna esperienza che ogni uomo che dispone di potere è indotto a abusarne: egli va al punto in cui trova delle limitazioni…… Perché non si possa abusare del potere, occorre che, per disposizione delle cose, il potere arresti il potere. Perciò all'inizio e a fondamento di ogni organizzazione dei poteri, occorre trovare una combinazione che, moltiplicando le autorità pubbliche e dividendo tra esse le diverse attribuzioni della sovranità, abbia per effetto di limitare rispettivamente il potere di ciascuna di esse in conseguenza del potere che gli è contiguo, in modo che nessuna autorità possa mai assumere una potenza eccessiva.”


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