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Allarme igiene: Molfetta pattumiera della Campania Tonnellate di rifiuti a cielo aperto nell'impianto di compostaggio. Sicurezza sanitaria rischio
15 febbraio 2002

A Molfetta i rifiuti della Campania. Quella che sembrava essere solo un'incauta provocazione dell'imprenditore barese Dante Mazzitelli, era, già ai tempi del suo appello rimbalzato sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, una realtà. A partire da aprile 2001 l'impianto di compostaggio di Molfetta, di cui l'impresa “Mazzitelli” detiene la gestione, riceve regolarmente rifiuti organici provenienti dalla Campania (nella foto: la montagna di rifiuti depositata nell'area dell'impianto di compostaggio di Mazzitelli) Veniamo ai fatti. L'impianto in questione, attivo in regime provvisorio dal 10 agosto 1999, è stato dimensionato per trattare 85 tonnellate al giorno di rifiuti non selezionati. Erano autorizzati a conferire all'impianto la frazione umida dei rifiuti, i comuni dei bacini BA1 e BA2. Ma nonostante l'impianto accogliesse i rifiuti umidi selezionati da ben due bacini, l'impresa Mazzitelli ha sempre lamentato un sottoutilizzo della struttura. Del resto dal 12 dicembre 2000, un provvedimento emesso dalla Provincia di Bari stabilì che l'impianto potesse arrivare a trattare ben 270 tonnellate di rifiuti indifferenziati, e ad aprile 2001, gli appelli lanciati sempre da Mazzitelli, si fecero più insistenti. Fino a quello lanciato dalle pagine del Corriere, a giugno: “Propongo a Bassolino di smaltire i rifiuti campani nel mio impianto, a Molfetta”. Un invito allora assai allettante per il governatore della Campania: la gravissima emergenza rifiuti vissuta dalla sua regione in quei mesi, avrebbe potuto conoscere un'improvvisa svolta, in modo semplice e anche economico. Sta di fatto che, documenti alla mano, i rifiuti campani arrivavano a Molfetta già da due mesi. L'impianto di compostaggio, infatti, ad aprile inizia a ricevere rifiuti da aziende notoriamente impegnate nell'emergenza rifiuti in Campania. Improvvisamente un impianto fino ad allora “sottoutilizzato”, si trova a dover smaltire 190 tonnellate al giorno di rifiuti selezionati. Cifre mai viste fino a quel momento e, in ogni caso, superiori alle capacità effettive dell'impianto (solo 85 tonnellate di rifiuti indifferenziati). Questo sovraccarico, difficile da smaltire con un regolare ciclo di compostaggio, ha causato un graduale accumulo dei rifiuti fino a formare una vera e propria “discarica” nel piazzale antistante l'impianto. Un cumulo alto ed esteso di rifiuti organici putrescenti che oltre a problemi facilmente intuibili di carattere ambientale, sta tuttora causando disagi di tipo igienico sanitario. Fetore insopportabile, ambiente a rischio “E' da luglio che si avverte un insopportabile fetore. I braccianti, da mesi, si rifiutano di lavorare nei nostri terreni. Quell'impianto ci sta mandando in rovina”. Sono allarmati e molto arrabbiati i proprietari dei terreni che confinano con l'impianto gestito dall'impresa Mazzitelli. Denunciano una situazione di grave disagio. Una vera emergenza sanitaria. “Ci avevano assicurato che non avremmo mai sentito cattivi odori, invece da quando c'è quella montagna di rifiuti, è diventato impossibile persino trascorrere una giornata in campagna. Quando il vento soffia verso il mio fondo, qui non si può proprio stare”. Insomma, danni ambientali, emergenza sanitaria e un vero e proprio disagio sociale: questo il prezzo da pagare per una poco oculata gestione dell'impianto di compostaggio e sicuramente una superficiale o addirittura inesistente azione di controllo da parte delle istituzioni preposte. “Più volte sono stati sollecitati controlli e verifiche – lamentano i responsabili di Legambiente – ma mai nessuno ha voluto andare fino in fondo. Oggi ci ritroviamo una discarica non controllata in quello che sarebbe dovuto essere un impianto di compostaggio e a pagarne le conseguenze prima o poi sarà il cittadino.” E già, il cittadino. Quel cittadino che ha già dovuto sopportare un rincaro della tassa sulla spazzatura del 20%, dovrà forse accollarsi anche le spese per lo smaltimento dei rifiuti campani? Ad oggi nulla è uscito dall'impianto. Si sa che i rifiuti entrano e in quantità elevatissime, ma non si sa che fine facciano. I rifiuti? Eccoli là, nel piazzale. Ammucchiati come in una discarica. Attirano topi e animali di ogni sorta. Si disperdono nell'ambiente a causa del vento. Contaminano i campi circostanti, gli orti, i frutteti. Inquinano la falda sottostante, perché sono organici e il percolato non è trattenuto da un'impermeabilizzazione. Emanano cattivi odori, perché sono putrescibili… Ma nessuno sa, o meglio tutti fanno finta di non sapere. Di non essersi mai accorti dell'intenso traffico di camion, di autotreni che ogni giorno dalla Campania arrivano a Molfetta e percorrono le strette stradine di campagna. “Lo abbiamo spesso denunciato – continuano i proprietari dei campi limitrofi – ma nessuno ci sta a sentire. Quei camion sono troppo grandi e le vie sono tropo strette. Quando ci incrociamo, e questo capita ormai troppo spesso, è sempre un problema. Io ho paura, vanno troppo veloce.” Ma adesso la situazione pare essersi improvvisamente calmata. Dalla seconda metà di gennaio pare che i rifiuti campani non arrivino più. Pare che ci si sia resi conto delle dimensioni del problema che si stava creando e così stop ai rifiuti da fuori regione e adesso via a disfarsi di quelli accumulati. Tonnellate e tonnellate di rifiuti da smaltire. Dove? Mazzitelli chiede e ottiene l'autorizzazione per conferire i rifiuti nella discarica di Trani. Ma pare che a Trani accetteranno il sovvallo (rifiuti non organici), solo se le caratteristiche fisico-chimiche dovessero rientrare nei limiti previsti per legge e se le quantità risultino essere rispondenti al nostro bacino. Massimiliano Piscitelli Tiziana Ragno
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