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“Voci e la vita” di Giorgio Barberi Squarotti all'Aneb di Molfetta
05 gennaio 2017

MOLFETTA - Felice riscontro per una serata dedicata alla poesia e a una figura d'eccezione nell'arte e nella critica letteraria italiana quale Giorgio Barberi Squarotti. L'Aneb (Associazione educatori benemeriti), diretta dalla preside Annetta La Candia Minervini e ottimamente rappresentata in qualità di oratore dal prof. Michele de Chirico, ha voluto omaggiare l'intellettuale torinese, presentando la sua più recente silloge poetica, "Le voci e la vita", edita nel 2016 per i tipi della Secop.

Ha rappresentato la Secop Raffaella Leone, che ha raccontato la genesi di questa raccolta, evidenziando come anche una casa editrice geograficamente periferica possa arrivare ad annoverare tra i suoi autori figure d'eccezione, notevoli per il contributo artistico, ma anche per il valore sotto il profilo umano.
A presentare la silloge è stata la scrittrice Angela De Leo, prefatrice del volume e direttrice della Collana "I Girasoli", che, con acume e finezza, ha offerto il proprio accessus ai testi di Barberi Squarotti, poi declamati dal poeta e drammaturgo Zaccaria Gallo.

Ci soffermiamo a leggere i testi di "Le voci e la vita", ripartiti in quattro sezioni, e ci scopriamo ad ammirarne l'intima, quasi religiosa, fusione di Letteratura e Vita. Non perché l'autore difetti di presa sulla realtà, né perché la sua sia una posa, tesa a inscrivere sub specie litterarum, in maniera posticcia, qualsiasi fenomeno. La letteratura è nello sguardo, è forma e sentimento del mondo e finisce con il permeare ogni cosa, sottraendola al transeunte e consegnandola all'eternità.

È un mondo fantasmagorico quello che Barberi Squarotti pennella; improvvisa appare la Grazia, che però sembra quasi non poter fare a meno di una bottiglia di barbera. Il componimento Di corsa ci appare illuminante ai fini della comprensione della poetica dell'autore. I suoi personaggi, non di rado figure femminili pudiche in una nudità del tutto naturale, attraversano il più delle volte a passo di corsa lo scenario del mondo. Sono come frammenti di rivelazione che irrompono nel quotidiano e d'improvviso illuminano la verità del sacro, senza però poterne esaurire l'essenza. Sono immagini progredienti e bellissime, che ti catturano e avvincono, lasciandoti nel cuore un profondo desiderio di mistero.

Ti accorgi che non riesci ad afferrarne il segreto: una fanciulla, Maddalena, corre... Sarà un'alteta che si prepara alla maratona o forse è Atalanta, invincibile se non per effetto di un residuo di femminilità civettuola? Il nome evoca scenari urbani di "operaie / o cameriere coi grembiuli neri", ma la realtà è forse un'altra. Forse è la storia della salvezza che si rinnova, nell'"alba fredda" di una domenica di aprile, non all'ombra di un sicomoro, ma nella società della "babele delle moto". Un'immagine fugge, tu riesci a catturare un fotogramma solo del suo passaggio e già ti ha dischiuso scenari infiniti.

Vedi allora Sebastiano Vassalli acclimatarsi nell'eternità, alle prese con un dio che bonariamente lo schiavizza commissionandogli nuove storie attraverso angeli messaggeri. Rivive Fenoglio e, a suo modo e sul suo Elicona, riceve una sensualissima investitura poetica. Una riunione di motociclisti è trasfigurata nella bellissima cornice delle Langhe e mille altri esempi della grazia di questi testi si potrebbero menzionare.

Il tutto è sorretto dalla forza di uno stile che fonde la citazione dotta e la reminiscenza sottocutanea, che si scioglie in musica  e rende musica anche le acquate e vita il germe della consunzione. Come nel languido e vigoroso al contempo  "sfasciume / giallo di pietre di langa", figlio di uno sguardo d'eccezione, che sente il mondo e l'ama, nelle sue molteplici declinazioni.

© Riproduzione riservata

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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