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Vilardi (Sinistra italiana Molfetta): accostare la solitudine di Carnicella a quella di Minervini, improvvida scelta del vice sindaco Piergiovanni
Gabriele Vilardi
08 luglio 2025

MOLFETTA – Un incauto, forse inconsapevole scivolone, da parte del vice sindaco di Molfetta Nicola Piergiovanni alla commemorazione dei 33 anni dalla uccisione del sindaco Gianni Carnicella, alla quale la famiglia non ha voluto partecipare.
Accostare la solitudine della vittima di un assassinio per aver compiuto il proprio dovere, per avere avuto il coraggio di dire no, alla solitudine dell’attuale sindaco Tommaso Minervini, sospeso dalla carica dal prefetto in seguito alle note vicende giudiziarie che lo coinvolgono, è inappropriato, è una forzatura ossequiosa che ha fatto irritare molti cittadini e forze politiche.

Tra questi il coordinatore cittadino di Sinistra Italiana, Gabriele Vilardi: «Come le parole espresse da Nicola Piergiovanni davanti a quelle scale di San Bernardino che trasudano ancora sangue, possono davvero rinnovare la memoria e l'impegno di Città di Molfetta sui passi della legalità e della giustizia del Sindaco Gianni Carnicella, vittima di mafia?
Come le sue parole così improvvide non mostrino più ancora una volta una difesa convinta nei confronti di Tommaso Minervini paragonando tra le righe, e a parer mio così incautamente, la solitudine di Carnicella con quelle dell'attuale primo cittadino sospeso? Se oggi il primo cittadino di Molfetta avesse fatto il proprio dovere avrebbe lui stesso onorato Carnicella con un suo intervento istituzionale e invece questo non è possibile. Non è possibile perché il Prefetto ha ratificato la sospensione dalle sue funzioni. Perché il Tribunale del Riesame ha stabilito il divieto di dimora dal Comune per Minervini. Perché il gip di Trani ha prodotto un fascicolo di 9.000 pagine d'accusa tra intercettazioni e 21 capi d'imputazione. Perché si parla di accuse come corruzione, turbativa d'asta, peculato, falso, di un presunto sistema di affidamento di appalti in cambio di voti per il ballottaggio del 2022.

Davvero servivano tali parole dopo che anche la famiglia Carnicella ha comunicato ufficialmente all'Amministrazione comunale la propria decisione di non prendere parte alla cerimonia pubblica dal momento che "non sussistano le condizioni per partecipare a una cerimonia che dovrebbe rappresentare, per chi amministra, un momento di autentica riflessione e impegno"? No. Non servivano, e non credo fossero necessarie. Perché, e non ci dovrebbe nemmeno esser bisogno dello spieghino, sono solitudine diverse che nascono da condizioni differenti.
Perché dobbiamo essere capaci, soprattutto nel vero silenzio, di saper discernere tra la solitudine politica e quella invece imposta da azioni di carattere giudiziario. E, al netto del sempre e dovuto garantismo, difendere l'indifendibile oggi rischia unicamente a rendersi collusi e non solidali
».

Anche Pietro Capurso, storico esponente della sinistra molfettese ha criticato l'accostamento tra Carnicella e Minervini:  «Quando la memoria viene infangata, non si può restare in silenzio. Anche oggi, nel giorno in cui si sarebbe dovuto onorare con sobrietà e rispetto l’esempio di Gianni Carnicella, c’è stato chi ha avuto il coraggio — o meglio, la sfrontatezza — di strumentalizzare la sua memoria per difendere l’indifendibile. Anche oggi sono state pronunciate parole gravi per continuare a difendere Tommaso. «Non possiamo voltare lo sguardo altrove quando un cittadino, un educatore, un amministratore viene messo sotto pressione per aver fatto semplicemente il proprio dovere». 
Tutti abbiamo capito a chi ci si riferiva. E tutti sappiamo che “sotto pressione” non significa essere bersaglio di ingiustizie, ma essere inquisito dalla magistratura per gravi reati, proprio per non aver fatto il proprio dovere. Mettere sullo stesso piano chi ha pagato con la vita il proprio impegno per la legalità, come Gianni Carnicella, e chi oggi è interdetto, sospeso, indagato, è un atto di cinismo politico che offende l’intelligenza dei cittadini e, soprattutto, insulta la memoria di un uomo giusto.
Se davvero si vuole onorare l’esempio di Gianni Carnicella, si abbia il coraggio di condannare l’ambiguità, la confusione tra vittime e carnefici, tra legalità e abuso, tra dovere e potere. Chi confonde tutto questo, forse, non ha mai capito — o ha scelto di dimenticare — cosa significa davvero “servire lo Stato”».
Questa volta Nicola Piergiovanni ha dimenticato il silenzio (a cui è abituato a richiamarsi), rischiando di rendere inadeguata la sua funzione istituzionale. In certi casi la prudenza non è mai troppa, altrimenti nella situazione delicata e difficile in cui si trova l’amministrazione comunale, si rischia di apparire arroganti, un aggettivo che non si addice a Nicola, “l’amico di tutti”. Un consiglio amichevole: meglio evitare cattivi o incapaci consiglieri nel settore delicato della comunicazione. Ci sono tanti improvvisati in giro e si rischia il boomerang come questa volta.

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