Viaggio in Argentina
Un viaggio compiuto tra il 21 ottobre e il 4 novembre 2004 con alcuni amici e i frati della Basilica sull'impulso del cinquantenario della processione della Madonna dei Martiri e di San Corrado, che percorre le strade di Buenos Aires anno dopo anno a rinsaldare il delicato legame tra Molfetta e i suoi cittadini emigrati in Argentina. A fare da collante tra i gruppi l'Associazione Molfettesi nel Mondo. Un filmato di Liliana Carabellese Missori, “Viaggio in Argentina” ripartito in tre sezioni, a metà tra rassegna di bellezze monumentali, documento socio-antropologico ed estatica e poetica contemplazione del creato. La prima sezione ci introduce nei barrios di Buenos Aires, a contatto con luoghi come il distretto della Recoleta, la Plaza de Mayo, il quartiere della Boca. Ammiriamo il monumento innalzato a Eva Duarte Perón, l'Evita beniamina dei “descamisados”, la celeberrima Casa Rosada, insieme al balcone che la vide affacciarsi per arringare il popolo, il teatro Colón, imponente costruzione a sette piani, con 2500 posti a sedere e 1000 in piedi. Mentre la cinepresa ci conduce a zonzo per la Calle Caminito, rivivono nel racconto di Liliana la fondazione di Buenos Aires nel 1536, opera di don Pedro de Mendoza, e le gesta del generale José de San Martín, campione dell'indipendenza dei paesi dell'America Latina. Il momento di maggiore emozione è però quello in cui Liliana indugia su momenti della cerimonia preludio alla processione della Madonna dei Martiri e di San Corrado e sulle immagini dei simulacri che procedono lungo le vie della città in un'atmosfera di grande compostezza. Di grande impatto i fotogrammi della funzione religiosa, con i fedeli a ricevere l'Eucarestia sulle note di un “Va pensiero”, composto lamento lungo le rive del Giordano, inno a una patria “perduta” circonfusa di bellezza, capace di incarnare, senza facili retoriche oggi à la page, le malinconie dell'emigrante. Il connubio commosso tra Molfettesi d'Argentina e nostri concittadini in visita a Buenos Aires è suggellato dal dono di un'acquaforte della pittrice Marisa Carabellese, durante un'informale manifestazione svoltasi tra i due gruppi. Le bellezze delle cascate dell'Iguaçu, incontro tra 3 frontiere, quelle di Argentina, Paraguay e Brasile, concludono questa prima sezione e preannunciano il tenore della seconda, tra Patagonia e Tierra del Fuego. Una bella giornata di sole regala attimi di emozione specialmente in quest'ultima terra, che rievoca memorie di storici viaggi, da Magellano a Fitzroy e Darwin, e nel nome serba in sé il bagliore dei fuochi che gli indigeni accendevano e alimentavano per riscaldarsi e che tanto colpirono i primi esploratori. Purtroppo la storia di centri come Usuhaya, ritenuta la città più meridionale del globo, e per questo sorta di “fin del mundo”, è costellata di sopraffazioni patite dagli indigeni ad opera del governo argentino, violenze che hanno condotto alla progressiva scomparsa dei nativi. La terza sezione è la più delicata e poetica: consacrata a “Los glaciares” diviene pura contemplazione di portenti del mondo naturale. El Calafate, il Rio Santa Cruz “di un verde chiarissimo”, il Lago Argentina, più grande bacino d'acqua del paese, la Bahia Onelli, il Ghiacciaio Uppsala, lo spettacolo vivido del Perito Moreno. La cinepresa corre a fior di un'acqua colore del latte, tra iceberg dalle forme più svariate, modellate dal vento e dall'acqua attraverso l'erosione, blocchi di un azzurro che varia d'intensità a seconda della compattazione del ghiaccio. E mentre dall'alto di un aeroplano lo sguardo di Liliana ci catapulta in un mondo incantato, cullato dalle note di “Volver” di Carlos Gardel, la dedica ad Enrico è il saluto ad un'Argentina viva tra fuoco e ghiaccio.
Autore: Gianni Antonio Palumbo
