Sinistra italiana Molfetta: no a spazi pubblici per utilità private
MOLFETTA – Sinistra italiana di Molfetta interviene sulla decisione di affidare Palazzo Turtur all’Associazione “Eredi della storia”: «La decisione dell’amministrazione comunale di Molfetta di affidare Palazzo Turtur all’associazione culturale Eredi della Storia solleva dubbi e critiche in merito alla gestione degli spazi pubblici e al loro utilizzo a beneficio della comunità.
Pur riconoscendo il valore di ogni associazione culturale e storica presente sul territorio, appare evidente come questa scelta sia poco equilibrata rispetto alle necessità di altre realtà sociali e politiche della città, spesso lasciate senza luoghi idonei per le loro attività.
Molfetta soffre da anni di una grave penuria di spazi pubblici disponibili dei cosiddetti corpi intermedi che operano nel campo del sociale, della cultura, dell’educazione e della politica. Queste realtà, che rappresentano un tessuto vivo e variegato della nostra comunità, si vedono ancora una volta penalizzate da una gestione che sembra favorire logiche di esclusività anziché di inclusività.
Ci chiediamo perché non sia stata promossa una consultazione pubblica o un bando trasparente che potesse garantire pari opportunità a tutte le associazioni interessate, valorizzando così la pluralità e la ricchezza del nostro territorio.
Noi capiamo come e perché l'affidamento debba andare proprio a una realtà come gli Eredi della Storia a discapito di altre presenti sul territorio e che non hanno ancora oggi una sede a disposizione.
Riteniamo che Palazzo Turtur, per la sua importanza storica e simbolica, debba essere messo a disposizione di un progetto che sia realmente inclusivo, capace di rispondere alle esigenze di un ampio spettro di cittadini e associazioni.
L’assegnazione fa il paio con l’altra, inopinatamente spuntata fuori in settimane agostane, che prevede l’affido diretto dell’ex Palazzo Tributi alla neonata Associazione Partenope. In questo caso le criticità sono numerose, da un punto di vista procedurale, metodologico e di contenuti. Innanzitutto, come facilmente leggibile ai non addetti ai lavori, emerge la singolarità di un affidamento diretto, senza bandi, concorsi né manifestazioni d’interesse. La costituenda realtà espositiva, in una città che non presenta una galleria civica né una pinacoteca stabili, si fregerà addirittura del nome di Galleria Civica, intendendosi come patrimonio comune. Ma la Galleria Civica a Molfetta (e non di Molfetta) non esporrà opere di bene e interesse comune ma opere degli associati a Partenope, con il maquillage di comodato d’uso. In questa cornice quanto mai singolare, il Comune si impegna a: assicurare opere non di sua proprietà; pagare manutenzione ordinaria e straordinaria, utenze varie, pubblicità, manifesti, locandine, inviti, sorveglianza e vigilanza; fornire arredi, mobili e suppellettili. L’affido diretto avrà durata di sei anni, ben oltre la morte naturale dell’amministrazione che l’ha partorito.
Invitiamo l’amministrazione comunale a rivedere queste scelte, adottando criteri più trasparenti e condivisi nella gestione del patrimonio pubblico. Solo in questo modo sarà possibile garantire una città realmente aperta, partecipativa e capace di valorizzare tutte le sue componenti».