“Schedati” a Molfetta i cittadini che hanno assistito al consiglio comunale. Prima scivolata politica del presidente Robert Amato
La protesta di Rifondazione e la preoccupazione per questo episodio senza precedenti
Robert Amato
MOLFETTA – Prima scivolata politica del presidente del consiglio comunale di Molfetta, Robert Amato. All’ultima riunione del consiglio comunale di Molfetta è avvenuto un episodio preoccupante che assomiglia a una “schedatura” dei cittadini, un fatto che si è cercato di far passare sotto silenzio, ma che, grazie al consigliere di Rifondazione Giovanni Infante, è venuto alla luce.
«Il Presidente del Consiglio Amato contravvenendo al Regolamento del Consiglio Comunale, ha ben deciso di schedare tutte le cittadine e i cittadini, giunti nell’aula consiliare per assistere alla massima assise cittadina. Un atteggiamento incomprensibile, non giustificabile con generiche motivazioni di sicurezza e che ha invece il concreto risultato di allontanare ancora di più cittadinanza e istituzioni», ha scritto Infante in un comunicato.
Un fatto senza precedenti che richiede una riflessione, anche perché è divenuto ancora più grave in quanto, inspiegabilmente (come denuncia lo stesso Infante), su questo argomento, non è stata concessa la parola per fatto grave allo stesso consigliere di Rifondazione.
Comprensibile l’inesperienza del nuovo presidente del consiglio comunale Robert Amato, ma, non crede il sindaco Minervini che l’iniziativa costituisca un grave precedente per le regole della democrazia e delle libertà dei cittadini? Non crede che fosse necessario un dibattito sull’argomento?
Né appaiono sufficienti le generiche giustificazioni da parte dello stesso Amato che ha accampato motivi di sicurezza, ma che, forse, non si è reso conto che la sua iniziativa poteva risultare quasi una “schedatura” dei cittadini, i quali hanno sempre avuto accesso alle riunioni del consiglio, senza dover mostrare documenti e fornire le proprie generalità. Una decisione, quella di Amato, che non è giustificata in quanto non siamo in presenza di minacce di terrorismo o altro e che, perciò, appare un po’ sopra le righe, quasi un eccesso di potere. E lo stesso Amato dovrebbe spiegare, inoltre, ai cittadini di Molfetta perché non ha concesso la parola ad Infante, magari aprendo un dibattito in consiglio su un problema grave.
E’ strano poi che lo stesso Amato, invece di scusarsi, abbia aggravato la situazione con una risposta attraverso un suo comunicato stampa, nella quale dimentica il suo ruolo che dovrebbe essere al di sopra delle parti, scendendo nell’agone politico con affermazioni che non si addicono ad un presidente di consiglio comunale super partes.
Al di là del Regolamento, ci sembra che il diritto dei molfettesi ad accedere alla massima assemblea politica cittadina non possa essere limitato da inspiegabili ragioni di sicurezza (che invece andrebbero applicate in altre situazioni cittadine). Oppure si tratta di un nuovo corso deciso dall’amministrazione comunale in carica? I cittadini hanno diritto di sapere se ci sono state minacce ai consiglieri comunali e questo cambierebbe le cose, altrimenti si rischia di far crescere ancora di più la disaffezione dei molfettesi, che poi scelgono di disertare le urne, come è avvenuto nelle ultime elezioni amministrative.
Poi non chiediamoci i motivi dell’elevato astensionismo a Molfetta: certamente, situazioni come queste, contribuiscono ad aumentare il solco tra la gente e la politica.
Ci meraviglia come le altre forze di opposizione non abbiano sentito il dovere di prendere posizione verso questa “schedatura” dei cittadini, quando in passato c’è stato chi ha protestato per la “schedatura” sanitaria necessaria in occasione della pandemia da Covid, per la quale esistevano reali motivi di sicurezza.
I cittadini di Molfetta si augurano altresì che, quello di lunedì 14 novembre, sia stato solo un incidente di percorso di un giovane presidente dell’assemblea inesperto e, forse, distratto su quelle che possono apparire alterazioni delle regole democratiche. Uno scivolone da non ripetere: anche le scuse non starebbero male.
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