Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo, raccoglimento e meditazione sul mistero pasquale
Ceri illuminano le antiche vie, copricapo di una realtà lontana duemila anni mentre una voce si erge dall’alto dell’ingresso monumentale di Molfetta Vecchia: ha inizio la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo, organizzata dalla Confraternita di sant’Antonio di Molfetta, che dal 1993 arricchisce lo spirito quaresimale dei fedeli. Appuntamento suggestivo quello realizzato dalla Confraternita, basandosi sul copione del Gesù di Carl Theodor Dreyer, rivisto da Felice Altomare. Un momento di raccoglimento e meditazione sul mistero pasquale, privato di vuoti sentimentalismi e ostentazioni di spettacolarizzazione. Risultato maliardo permesso da costumi autoprodotti curati e dotati di tutto punto, dall’asino e dagli usi fedeli all’epoca, dalle marce funebri molfettesi e dallo scenario unico offerto dagli scorci della vecchia Molfetta che si affaccia sul Mare Nostrum, crogiuolo di realtà distanti che rende simili gli spazi del borgo a quelli propri della Terra Santa. Lo spettatore si è ritrovato fisicamente catapultato nelle scene dell’ingresso in Gerusalemme, dell’ultima cena, della preghiera di Gesù nel Getsemani, dell’arresto di Gesù e del rinnegamento di Pietro, del processo di Caifa, del processo di Pilato, delle testimonianze sul Crocifisso e della processione del Crocifisso. Non solo attraverso le Letture, vivere la Passione come protagonista aiuta nel sentire il pathos, quello spirito che unisce ineffabilmente l’atroce patire e la gioiosa passione, uno spirito che smuove e porta a vita nuova, redenzione per i peccati dell’umanità e del singolo uomo. Nella nostra caotica società dove Pasqua è solo sinonimo di “colomba”, quella da mangiare, riscoprire lo spirito di sacrificio è un duro compito dove il silenzio e la meditazione sono l’unica soluzione. Solo chi veramente vive giorno per giorno la propria passione, il proprio patire e il proprio sacrificio d’amore, è in grado di cogliere le sfumature di amara sofferenza e di fervida gioia che in antitesi congiungono morte e vita, un qualcosa che va oltre la tradizione ma che è vera e propria fede.