Porto, bozza di accordo Regione, Comune e Autorità del Levante: alcuni dubbi e perplessità
Mentre a livello nazionale imperversa lo scandalo milanese per Expo 2015, con la pubblicazione delle intercettazioni che riguardano il discusso appalto sul porto di Molfetta, della diga foranea occorre ancora parlare, per capire quale sarà il futuro di questa opera colossale e assurda con la quale l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini (indagato dalla Procura di Trani) ha condizionato negativamente il destino della città almeno per i prossimi 10 anni. Quindici è venuto fortuitamente in possesso della bozza del protocollo d’intesa fra la Regione Puglia, il Comune e l’autorità portuale del Levante per «l’esecuzione dei lavori di completamento del nuovo porto commerciale di Molfetta», che pubblichiamo integralmente. Nella lettura del testo abbiamo notato alcune incongruenze, che ci pare utile segnalare, perché creano qualche dubbio sull’utilità di alcune procedure o alcune scelte fatte dai tre enti in questione. Il protocollo fa un excursus storico e temporale dell’iter amministrativo del porto e dei successivi fatti verificatisi, dalla variante al piano, all’intervento della magistratura con il sequestro del cantiere e quindi della stipula del protocollo stesso. Intanto se qualche sprovveduto personaggio, mentalmente disturbato, avesse ancora dubbi sul fatto che il porto di Molfetta sia di proprietà della Regione (e non del Comune o di Azzollini), ora è accontentato perché il protocollo definisce testualmente che da oltre 40 anni, cioè dal 15 gennaio 1972 il porto è diventato regionale. Come pure si rileva chiaramente la volontà della Regione di portare a compimento l’opera, dopo essersi ripresa la delega che aveva affidato al Comune. Tra l’altro, la stessa Regione non essendo stata messa, dal sen. Azzollini dominus assoluto della situazione, in condizione di esercitare compiutamente il potere di controllo, decideva il 12 giugno del 2012 di revocare tale delega. Contro questa decisione l’ex sindaco chiedeva al Tar Puglia l’annullamento, ma nel frattempo scattavano le operazioni della magistratura, con relative manette all’ex dirigente comunale responsabile comunale del procedimento ing. Enzo Balducci e al direttore del cantiere della Cmc di Ravenna Giorgio Calderoni per una presunta maxifrode da 150 milioni di euro. Indagate 60 persone fra cui lo stesso Azzollini. Successivamente la nuova amministrazione comunale di centrosinistra presieduta da Paola Natalicchio rinunciava al ricorso al Tar e comunicava alla Regione di non poter proseguire nelle funzioni delegate. Così la Regione dichiarava la volontà di volersi riprendere la delega e di voler utilizzare tutte le risorse finanziarie disponibili per portare a termine l’opera nel più breve tempo possibile, anche in vista dell’integrazione (sempre rifiutata da Azzollini) del porto di Molfetta nella circoscrizione dell’Autorità del Levante, interessata anch’essa al completamento dei lavori nella prospettiva di una futura acquisizione dell’intera area portuale. Di qui la necessità per la Regione di stipulare, nella persona dell’assessore regionale alle infrastrutture e mobilità avv. Giovanni Giannini, un protocollo d’intesa con l’Amministrazione comunale di Molfetta nella persona del sindaco Paola Natalicchio con l’Autorità portuale del Levante nella persona del presidente Francesco Mariani. Le parti concordano sulla necessità di precostituire le condizioni per la ripresa dei lavori e il dissequestro dell’area e di conferire all’Autorità portuale del Levante la delega amministrativa e le risorse disponibili per il completamento dell’opera. Il Comune, dal canto suo, si impegna a rimettere alla Regione la delega ricevuta, garantendo all’Autorità la disponibilità dei finanziamenti regionali e statali già ricevuti e quelli che eventualmente arriveranno, oltre ad assumere le iniziative nei confronti dei ministeri competenti per assicurare all’Autorità l’effettiva disponibilità dei fondi. La Regione si impegna ad accettare la rinuncia del Comune alla delega sul porto e a conferirla all’Autorità portuale, assicurando alla stessa anche il finanziamento residuo di 1.800 milioni già stanziati per la prosecuzione dei lavori. Inoltre viene aperta la possibilità ad altri soggetti di partecipare alla realizzazione del porto. Questi i contenuti del protocollo d’intesa, che pubblichiamo a parte. Nascono alcuni interrogativi: perché il Comune non restituisce direttamente alla Regione la delega e chiude definitivamente la partita, restituendo anche l’intero finanziamento ricevuto. Poi sarà la stessa Regione a delegare l’Autorità portuale, altrimenti che senso avrebbe per la Regione riprendere una delega senza soldi? Infatti il rapporto è diretto Comune- Regione, l’Autorità non c’entra nulla, entrerà in ballo successivamente con il trasferimento della delega dalla Regione. Né il Comune sembra avere titolo per trasferire questi fondi all’Autorità. Non si capisce, perciò, perché il Comune debba continuare a mantenere la disponibilità del denaro e a dover erogare volta per volta all’Autorità e non alla Regione i fondi necessari a completare l’opera. E se domani una legge nazionale decidesse di sciogliere le Autorità portuali, che fine faranno questi soldi? Non sarebbe meglio che restassero nelle casse della Regione a disposizione dei lavori del porto? Altra incongruenza: il Comune dovrà garantire anche i futuri finanziamenti. A che titolo, se la delega passa alla Regione. Il Comune dovrebbe, invece, condividere le scelte che vengono fatte e vigilare su di esse, tenuto conto che la struttura si trova sul suo territorio. Ma di questo, nel protocollo non si fa cenno. Il Comune non potrà più esprimere il proprio parere? Tornando ai finanziamenti, occorre anche fare un altro passo presso il Ministero: cambiare il destinatario dei fondi dal Comune alla Regione ed è un passo che deve fare la stessa Regione e non il Comune. Insomma, deve essere meglio definita la titolarità dei ruoli, che oggi appare un po’ confusa in questo protocollo a tre. Infine a che titolo si farebbero aderire altri soggetti privati al Protocollo d’intesa istituzionale? E chi potrebbero essere questi privati interessati? Quindici ha chiesto notizie di questo protocollo alla presidente della Commissione comunale ai Lavori pubblici, dott.ssa Annalisa Altomare (Pd) la quale ci ha risposto che, intanto, il documento non le era stato trasmesso in via ufficiale, con atto formale alla segreteria della commissione o non tramite il segretario del Pd che non ne ha titolo. E che non intendeva pronunciarsi sullo stesso Protocollo (che a suo parere comunque andava rivisto) prima che venisse esaminato dalla commissione consiliare. Ci auguriamo che venga fatta chiarezza su queste incongruenze, per evitare domani possibili problemi che potrebbero ritardare ancora il completamento dell’opera.