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Oggi consiglio comunale al calor bianco a Molfetta: in aula anche lo scontro del sindaco con Siragusa che lo abbandona passando all’opposizione e le accuse di “Rinascere”. Continua il terremoto politico
Il sindaco Minervini
07 febbraio 2024

MOLFETTA – L’aria di tensione che si respira alla vigilia del consiglio comunale di questo pomeriggio riguarda anche lo scontro fra il sindaco di Molfetta Tommaso Minervini e l’opposizione di centrosinistra e centrodestra.

Infatti, quando la politica arriva alla minacce di azioni legali fra maggioranza e opposizione, vuol dire che la politica è malata e non sta bene chi pensa di risolvere il confronto democratico con la carta bollata. E’ avvenuto in passato e si è visto come è andata a finire. Male.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito alla seconda puntata delle minacce di azioni legali da parte del sindaco Tommaso Minervini che con queste affermazioni dimostra tutto il suo nervosismo per una maggioranza che si sta scollando, a cominciare dal gruppo degli Amato. Un tratto meloniano di Minervini che non sopporta le critiche e reagisce in modo scomposto.

La risposta del gruppo “Rinascere” (Felice Spaccavento) non si è fatta attendere: «Ancora minacce, ma nessuna risposta. Leggiamo ancora minacce di azioni legali del Sindaco sui social. Siamo costretti, quindi, a ribadire alcuni aspetti, che pure avevamo già esposto con chiarezza. “Rinascere” ha posto il tema dell’opportunità che appalti milionari siano aggiudicati ad una società il cui amministratore unico è il marito di una consigliera comunale di maggioranza. Il Sindaco accusa “Rinascere” di aver dichiarato il falso e comunica di aver sporto querela per diffamazione nei nostri confronti.

È francamente sorprendente, soprattutto per le modalità con cui, in realtà, prova a spostare l’attenzione dal vero nodo della vicenda. Evidentemente Rinascere ha colto nel segno e, dunque, torniamo sull'interrogativo che ci interessa e che i cittadini ci hanno spronato a porre.

È opportuno o no che sieda in consiglio comunale la moglie (la consigliera Francesca De Palma, ndr) dell’amministratore unico di una società a cui viene affidato un appalto - pare non solo uno - per oltre tre milioni di euro?  È lecito dubitare che sia il modo migliore per garantire trasparenza e assenza di conflitti di interesse?

Lo diciamo con chiarezza, per noi non solo è lecito dubitare, ma è doveroso.

Il sindaco borbotta e mugugna, glissa sulle proprie responsabilità politiche, fa scarica barile, se la prende con i suoi ex alleati, lancia accuse e rilancia ancora con nuove minacce di querela. Nel frattempo, però, non risponde.

Il Sindaco sa bene che le sue minacce non rallenteranno il lavoro del Consigliere Felice Spaccavento e della comunità politica di “Rinascere”. Al contrario. Eppure il Sindaco sa anche che sarebbero bastate le dimissioni della Consigliera de Palma per dare un segnale di trasparenza.

Per noi che abbiamo a cuore il futuro di Molfetta è fondamentale rimuovere ogni dubbio e ogni ambiguità sulla gestione della pubblica amministrazione.

Non ci spaventiamo e attendiamo ancora le risposte».

Le risposte arriveranno oggi pomeriggio o il sindaco e la maggioranza si stringeranno attorno alla De Palma blindandola? Il loro timore è che, in seguito alle sue dimissioni, possa subentrarle Maria Vincenza Magarelli, moglie di Leonardo Siragusa titolare della Lista civica “Molfetta che vogliamo”, i cui due esponenti, la stessa De Palma e l’assessore Sergio De Candia, erano passati nel gruppone del ciambotto “Insieme per Molfetta” (Saverio Tammacco) senza consultare e concordare con Siragusa questa decisione, in pratica scaricando il loro referente politico?

Del resto, il sindaco aveva sostenuto che “usare la doverosa critica politica per ipotizzare chissà quali intrecci illeciti è diffamazione! Se poi viene da uno che ha interesse a far diventare la propria moglie consigliere comunale, è ancora peggio”.

A questa affermazione aveva replicato lo stesso Siragusa invitando il sindaco ad abbandonare il suo vittimismo (il Meloni ha fatto scuola con Minervini? ndr) e ad assumersi le sue responsabilità, non avendo più la maggioranza politica che lo aveva sostenuto.

Nel confermare l’uscita del suo gruppo dalla maggioranza aveva replicato con un duro comunicato: «Il sindaco Minervini ci accusa di “comunicare notizie false e tendenziose finalizzate unicamente ad aggredire la sfera morale di una persona”.

Niente di più lontano dalla verità! Non abbiamo comunicato alcuna notizia falsa. Abbiamo riferito un fatto, ossia che un importante appalto pubblico di oltre 3 milioni di euro è stato aggiudicato con inviti e senza bando ad azienda che è amministrata dagli stretti congiunti della consigliera De Palma e questa è pura e sacrosanta verità. Infatti, con Determinazione Dirigenziale n.837 del 29.6.2023, per i lavori di sostituzione edilizia della scuola Cozzoli, è stata indetta una procedura negoziata senza bando e ad invito (e non una gara aperta) e con successiva Determinazione Dirigenziale n.528 del 27.6.2023 si è deliberato di procedere all’affidamento dei lavori alla ditta Sitem Group Srl in deroga agli artt. 32 (commi 8, 9, 11 e 12), 33 (comma 1), 37 e 60 del codice degli appalti, così come previsto dal Decreto con cui il Sindaco (il quale afferma che lui non si occupa di appalti) ha stabilito di esercitare fino al 31.12.2026 i poteri dei Commissari Straordinari per gli interventi di edilizia scolastica. E la ditta aggiudicataria ha effettivamente come soci ed amministratore alcuni stretti congiunti della consigliera De Palma.
Questa è verità e noi non abbiamo paura di riferire la verità!
Tommaso Minervini parla di un “consapevole falso unicamente finalizzato a creare pubblicamente il dubbio dell’illecito, ascrivendolo alla figura del Sindaco”. Ed ancora una volta non dice il vero, perché nel nostro comunicato non abbiamo affatto ascritto al Sindaco i fatti di cui si tratta, ma abbiamo invitato l’amministrazione a fare chiarezza “sulla trasparenza e linearità delle procedure seguite nell’aggiudicazione”, richiesta che è perfettamente legittima, alla quale il Sindaco dovrebbe dare risposta, anziché limitarsi ad affermare che “il Sindaco non si occupa di appalti”, che “la gara è stata fatta dal Dirigente cui compete farla”, che “l’azione esecutiva spetta ai Dirigenti”, che il Dirigente è “il solo deputato alle procedure di gara”, il tutto secondo la più classica e abusata tecnica dello scaricabarile.
Ritiene, così, il Sindaco di lavarsene le mani ed invece egli deve rispondere, non a noi, ma ai cittadini dell’operato della sua amministrazione.
Se Tommaso Minervini ritiene che il nostro comunicato abbia sollevato il “dubbio dell’illecito” e se si sente chiamato in causa in prima persona, il problema è unicamente suo, perché noi ci siamo limitati a chiedere le dimissioni della consigliera De Palma (non quelle del Sindaco) ed a chiederle “esclusivamente” (così testualmente riportato nel nostro comunicato) per ragioni di opportunità politica, il che dimostra che il nostro ragionamento non è impostato sul “dubbio dell’illecito”, così come affermato in modo vittimistico dal Sindaco.
E qui viene il bello, perché egli, pur di gettare discredito su di noi e di sminuire la rilevanza del nostro intervento, afferma, in modo a dir poco avventato, che lo avremmo “diffamato” e che la diffamazione “viene da uno che ha interesse a far diventare la propria moglie consigliere comunale”.
La sua è una caduta di stile a dir poco indecorosa, un pettegolezzo da bar che si commenta da solo e che non ci si aspetterebbe da uno che si paragona a Sandro Pertini, il quale affermò di essere pronto a morire pur di difendere il diritto dei propri avversari politici di poter esprimere liberamente la propria idea contraria alla sua. Sembra, invece, che Tommaso Minervini non abbia ancora compreso che a noi non interessano le poltrone, né la nostra (abbiamo già annunciato che rassegneremo le nostre dimissioni dal CdA della Molfetta Multiservizi, ma lo faremo pubblicamente ed in modo trasparente nella prossima riunione del CdA convocata per il giorno 14 febbraio 2024), né quelle “della propria moglie”, che non ha nessun interesse “a diventare consigliere comunale”  (quindi è probabile che rinunci alla nomina o si dimetta appena insediata per evitare altre polemiche, ndr).
Quello che Tommaso Minervini non ha capito è che noi siamo persone libere e la nostra forza sta nella nostra libertà: per questo non ci lasceremo piegare dalle minacce di azioni civili e penali, perché non rinunceremo mai alla nostra libertà di pensiero e per difenderla non abbiamo paura di andare fino in fondo. E non ha capito nemmeno che il vittimismo da lui ostentato non porta da nessuna parte: la sua, ormai, è una “sindrome da Calimero” a cui non crede più nessuno. Abbia il coraggio di assumersi le sue responsabilità politiche, se vuole evitare di diventare vittima del suo stesso vittimismo». 

Come si vede, oggi pomeriggio assisteremo ad una seduta di consiglio al calor bianco, senza esclusione di colpi. Una giornata indubbiamente difficile per il sindaco Minervini che dovrà affrontare il terremoto politico che sta scuotendo la sua coalizione ciambotto e che rischia di avere ripercussioni negative sul prosieguo del cammino amministrativo e sull’intera città e comunità molfettese.

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