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Naviglio molfettese a Trieste nel 1857
15 marzo 2017

Con l’istituzione, nel 1717, della libera navigazione nel mare Adriatico proclamata dall’imperatore austriaco Carlo VI e, nel 1719, porto franco di Trieste, il naviglio molfettese ebbe un’occasione in più per esportare olio, mandorle e altri prodotti agricoli che si producevano in loco e nei paesi viciniori. Questi avvenimenti furono concomitanti con l’inizio della decadenza di Venezia come potenza navale e come piazza mercantile. In un precedente articolo (Quindici 2016, n.11) abbiamo trattato dei piroscafi del Lloyd Triestino partiti da Molfetta per Trieste; ora tratteremo del naviglio molfettese che come lunga e antica consuetudine era dedito al commercio con la piazza triestina. All’epoca il viaggio col naviglio a vela durava circa 10 giorni e più per cui le merci trasportate erano: olio, mandorle, carrube, vino, cremore di tartaro, pelli e reti da pesca. Diamo un elenco succinto delle barche arrivate a Trieste nel 1857: -20 gennaio, pielago S. Maria dei Martiri di 27 t, padrone Mauro Luigi Ciccolella. -24 gennaio, pielago Gaetana di t 63, padrone Gennaro Valente, prima di Trieste aveva fatto scalo a Zlarin (altri approdi l’8 maggio e il 22 luglio). -24 gennaio, pielago S. Maria dei Martiri di 55 t, padrone Vito Michele Panunzio. 13 marzo, pielago S. Maria dei Martiri di 65 t, padrone Ilarione de Gioia (ritornò a Trieste l’8 dicembre). -17 marzo, pielago Il Veloce di 71 t, padrone Pantaleo Coppolecchia. -17 marzo, pielago Il Giovannino di 65 t, padrone Giuseppe Pignatelli. -18 marzo, brik scooner La Concordia di 94 t, padrone D. A. Centofanti, partì da Molfetta e da Mola di Bari (ritornò a Trieste il 10 novembre). -20 marzo, pielago S. Spiridione di 79 t, padrone Nicolò Binetti. -17 aprile, pielago Benigno di 62 t, padron Giacomo Magrone (ritornò a Trieste il 21 ottobre). -17 aprile, pielago La Filomena di 63 t, padrone Giovanni Panunzio. -21 aprile, pielago austriaco di 34 t, padrone Giuseppe Rocco, partì da Molfetta, fece scalo a Vodizze e Rovigno. -26 aprile, pielago Mosè di 74 t, padrone Giovanni Azzarita. -29 aprile, pielago S. Vincenzo di 62 t, padrone Oronzo de Candia (ritornò a Trieste il 1 ottobre). -30 giugno, pielago austriaco di 26 t, padrone Rocco Giusto, partì da Molfetta, fece scalo a Vodizze e Rovigno. -10 ottobre, pielago Il Veloce di 74 t, padrone Mauro Fornari. -21 ottobre, pielago Giuseppino di 49 t, padrone Giuseppe Pignatelli. -27 ottobre, pielago Rondinella di 59 t, padrone Mauro Antonio Pignatelli. -30 novembre, goletta Faraone di 104 t, capitano Natale de Judicibus in 7 giorni da Molfetta. - 9 dicembre, pielago Il Giovannino di 65 t, padrone Leonardo Rana. Dal 1858 i piroscafi austriaci che salpavano da Molfetta, alla volta di Trieste con olio, mandorle e altre merci imbarcavano anche ceste di erbaggi; questo era possibile perché impiegando solo due giorni per il tragitto la verdura si manteneva fresca. Tra queste spedizioni solo una volta sono specificate i carciofi, ma possiamo ipotizzare che gli erbaggi non erano altro che cicorie, cime, cime di rape, finocchi e altro. A proposito, il Corriere delle Puglie del 22 maggio 1909 riporta un fatto curioso: lo yacht imperiale austriaco Rovenska, durante una crociera nell’Adriatico, il 21 maggio giunse a Molfetta e l’arciduca Carlo Stefano e sua moglie l’arciduchessa Maria Teresa in incognito visitarono il Duomo, poi al Borgo ammirarono il monumento a Mazzini. Dopo andarono al mercato e comprarono una grossa quantità di ravanelli. Ai presenti stupiti, un marinaio, che navigava spesso per Trieste, riconobbe l’arciduca e giustificò l’acquisto affermando che i triestini gustavano molto quel tipo di verdura come anche la conserva dei pomodori che spesso veniva spedita a Trieste. Lo yacht Rovenska fu varato in Inghilterra il 1904 per conto dell’arciduca Carlo Stefano. Nel 1910, venduto, passò sotto bandiera inglese. Durante la guerra 1914-1918 fu requisito dalla Marina inglese. Dopo la guerra fu messo in disarmo e venduto all’asta. Fu comprato nel 1919 da Guglielmo Marconi che lo trasformò in nave laboratorio per le sue esperienze radiotelegrafiche. Gli fu dato il nominativo Elettra. Durante la seconda guerra mondiale fu requisito dai tedeschi e trasformato in nave armata. Colpita da bombe d’aereo affondò nei pressi di Zara nel 1944. Il relitto, donato all’Italia, fu recuperato e negli anni Settanta del secolo scorso demolito in vari pezzi e sparsi in diversi musei italiani.

Autore: Corrado Pappagallo
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