Molti sono i prodigi, ma nulla è più prodigioso dell'uomo. La notte bianca del Liceo Classico di Molfetta
MOLFETTA - Chi ha ancora il coraggio di pensare e dire che il liceo classico è una scuola antiquata, sicuramente si sarà ricreduto venerdì 20 gennaio. Le porte della sede storica a Corso Umberto del liceo “Leonardo da Vinci” di Molfetta sono infatti state aperte dalle 18 alle 22, rendendo un normale venerdì sera un momento per stare insieme e allo stesso tempo discutere e riflettere su tematiche di grande spessore.
“L’adesione a ‘La Notte Nazionale del Liceo Classico’ è cresciuta in questi tre anni in modo significativo, grazie soprattutto all’entusiasmo di chi intende la scuola come spazio aperto a tutte e tutti dove pensare e costruire il futuro e dove condividere sentimenti e passioni, anche mettendo a frutto la lezione che proviene dai classici.” questo il saluto della Ministra Valeria Fedeli ai 388 licei italiani coinvolti in questa splendida iniziativa.
È iniziata proprio all'aperto quest’anno la notte nazionale, con il Coro di apertura comune in tutta Italia, i vv. 332-375 dell’ Antigone di Sofocle: “Molti sono i prodigi ma nulla è più prodigioso dell’uomo”. E questo anche il tema che echeggiava nei corridoi del liceo, gremiti di genitori, ex alunni, ragazzi, persone che passeggiando per il corso erano attratte dal movimento.
Gli alunni, sapientemente guidati dai docenti, hanno spaziato tra qualsiasi disciplina: arte, greco, italiano, filosofia, e persino diritto con un vero e proprio processo all’uomo. L’imputato era accusato da un pm e da testimoni di reati contro l’ambiente, la flora e la fauna, e contro i suoi stessi simili, la guerra, ed era difeso da due avvocati e da testimoni che sottolineavano quanto di grande e di meraviglioso avesse fatto e inventato l’uomo. La sentenza, però, era lasciata aperta dal giudice e quindi ognuno degli spettatori era portato a dare una sua personale risposta.
La coscienza delle centinaia di persone presenti era risvegliata anche da un incontro con gli interrogativi della vita e da una tribuna con gli antichi sul futuro dei giovani. Una delle classi è stata infatti trasformata in una vera e propria caverna filosofica, con angosciose e incessanti affermazioni e domande al pubblico, fino all’invito più nobile che si possa fare ‘SAPERE AUDE’, ‘abbi il coraggio di sapere’. La tribuna con gli antichi, invece, era stata organizzata dagli alunni stessi dell’intera classe IIIC, in procinto di prendere decisioni importanti per la loro vita e quindi fortemente interessati a questa tematica.
Ma notte bianca non è soltanto riflessione, è anche intrattenimento. Figurano tra le attività anche riproduzioni a ciclo continuo di video realizzati dai ragazzi sui più grandi artisti italiani come Michelangelo, Botticelli e Leonardo da Vinci e anche un’attività che abbracciava tutte le discipline, partendo dalla lettura e spiegazione di un sonetto di William Shakespeare, il n.18, quello conosciuto come “Shall I compare thee”, per poi arrivare ad un’espressione artistica attraverso diversi linguaggi: poesia, pittura e danza.
Questo evento è stato anche occasione per presentare un progetto che i ragazzi hanno portato avanti per tutta la durata dell’anno scolastico 2015/2016, ovvero la catalogazione digitale di tutti i 5.000 titoli riguardanti le più svariate materie presenti nelle librerie del liceo, un lavoro lungo e accurato che ha portato non solo a rendere più fruibili agli alunni stessi tutti i libri ma anche a riflettere su quanto grande e varia sia la cultura all’interno di un liceo classico.
E dopo essere deliziati da alcuni biscotti cucinati dagli alunni e aver portato ‘il greco a fior di pelle’ con alcuni in caratteri dell’alfabeto greco realizzati dei ragazzi coinvolti nel servizio d’ordine, la manifestazione si sposta all’esterno nella palestra scoperta, e si conclude con il “Lamento di Danae”, espressione del lato più irrazionale dell'uomo: “Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete abbia il mare; ed il male senza fine, riposi. Un mutamento avvenga ad un tuo gesto, Zeus padre; e qualunque parola temeraria io urli, perdonami; la ragione m’abbandona.”
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