MOLFETTA – Il sindaco-senatore-presidente di Molfetta, Antonio Azzollini, rischia di essere emarginato dal suo “padrone” Silvio Berlusconi, che guarda con preoccupazione a lui come un suo clone. Infatti, il sindaco di Molfetta sta dimostrando di aver imparato perfettamente la lezione del suo sovrano, non contentandosi più però di fare il vassus (servo), ma di voler andare oltre, consolidando il suo potere personale attraverso tutti i mezzi possibili. Tutto deve passare dal lui (dalla nomina del bidello a quella del presidente del comitato feste patronali), che si comporta come il padrone della città, come Berlusca considerava l'Italia sua proprietà.
Ha cominciato con la rotazione dei consiglieri comunali: non potendo modificare la legge elettorale per le amministrative, ha gratificato tutti, facendo dimettere alcuni per affidare loro altri incarichi (il caso più clamoroso è quello del consigliere e poi assessore Mimmo Corrieri, rimosso e promosso dirigente comunale con annessa lucrosa futura pensione) e facendo salire pian piano tutti al soglio consiliare: dal primo all’ultimo degli eletti, anche con i soli voti della sua famiglia. Più perfetto di così!
Della vicenda del porto, Quindici, si è occupato ampiamente ed è inutile tornarci, anche perché ora della vicenda e dei suoi possibili risvolti penali si sta occupando la magistratura e questo rende il sindaco Azzollini sempre più nervoso, al punto che parla a sproposito e nel suo delirio di potere e di onnipotenza vorrebbe anche disporre delle forze dell’ordine, secondo il suo gradimento. Ecco perché il cavaliere di Arcore si preoccupa, questo non è riuscito neanche a lui.
Poi dal suo padrone ha mutuato anche l’abitudine a raccontare bugie: Berlusconi ha continuato a ripetere che in Italia non c’era la crisi, che i ristoranti erano pieni e che non si trovava posto negli aerei fino al giorno prima delle sue dimissioni (date per paura che le sue aziende fallissero per la gravissima situazione economica del Paese da lui provocata per incapacità) e Azzollini continua a ripetere che Molfetta è un modello di efficienza che tutti ci invidiano a cominciare dalle buche delle strade, la cui sistemazione con i famosi tre milioni di euro (dove sono finiti?) è ancora sul libro dei sogni, mentre i suoi valvassini da tre anni continuano a diffondere comunicati stampa di elogio all’amministrazione e al sindaco dei miracoli (della “corte dei miracoli”) sicuri di ricevere il meritato premio per la devozione al sovrano. Poi magari, quando Azzollini cadrà, Molfetta scoprirà, come sta scoprendo l’Italia, di essere in crisi, piena di debiti e di dover fare sacrifici, col lavoro che manca, compresi i promessi posti di scaricatore al porto, che non si farà e che costerà milioni di euro ai cittadini, con uno spreco di risorse senza precedenti.
Anche sul fronte dell’informazione Azzollini ha mutuato Berlusconi con un progetto partito con la realizzazione di un giornale di famiglia che inneggia sempre alle sue opere “grandiose” (anche se non lo legge nessuno), che potrebbe allargarsi anche ad un’altra testata sulla quale magari pubblicare perfino i suoi manifesti elettorali e articoli favorevoli all’amministrazione di centrodestra, e infine pagando con pubblicità e incarichi qualche altro per assicurarsi così la benevolenza mediatica. Non è riuscito a comprarsi “Quindici”, come non riuscì a Berlusconi a comprare “la Repubblica” (anche qui le somiglianze ritornano), che resterebbe l’unica voce critica e libera in questa città. Questo gli dà molto fastidio e perciò Tonino da Molfetta reagisce scompostamente in ogni sua uscita pubblica, contro chi critica il suo operato e si sforza di raccontare la verità, la cronaca di quello che accade a Molfetta, almeno fino a quando ad Azzollini non riuscirà di superare il suo maestro, modificando la Costituzione che garantisce la libertà di stampa.
Infine, la notizia è di queste ore, e a diffonderla è il Partito Democratico, come il suo padrone, si accinge a “stabilizzare” tutti i dirigenti comunali da lui nominati. In pratica questi personaggi, dal dirigente del settore Affari generali, a quello del Settore finanziario, fino all’addetto stampa, da un incarico a tempo determinato che scadrebbe fra un anno alla fine della legislatura, si ritroverebbero con un’assunzione a tempo indeterminato, con annessa futura pensione. L’unico rimpianto sarebbe quello di non poter fare la stessa cosa con il dirigente del settore territorio ing. Rocco Altomare arrestato in seguito allo scandalo “Mani sulla città”.
Se questa stabilizzazione si verificherà, cioè se queste indiscrezioni si trasformeranno in atti concreti, saremo di fronte all’ultima vergogna di questo sindaco che passerà alla storia come il peggiore del dopoguerra e sarà proprio la storia a giudicare fatti e misfatti dell’era Azzollini, limitandosi i contemporanei a raccontare la cronaca.
Ecco la denuncia del coordinatore del Partito Democratico Giovanni Abbattista (foto):
«Se le notizie che trapelano in queste ore da Palazzo di Città dovessero trovare conferma, saremmo di fronte ad un atto di una gravità assoluta, ad un vero e proprio tentativo del sindaco Azzollini di militarizzare, a scopi puramente politici e di parte, gli uffici comunali».
Con queste parole Giovanni Abbattista, coordinatore locale del Partito Democratico, commenta le indiscrezioni che danno come imminente l’approvazione, da parte della Giunta Comunale, di un provvedimento volto alla “stabilizzazione” di alcuni dirigenti assunti con contratto a termine – senza aver superato alcun concorso e solo sulla base di un rapporto fiduciario col sindaco – che passerebbero, quindi, a tempo indeterminato.
«Stiamo parlando – spiega Abbattista – di persone ‘nominate’ dirigenti in ragione di un unico merito: la comprovata fedeltà al primo cittadino. Alcuni di loro, come noto, sono stati candidati nella lista del PdL alle scorse elezioni comunali o, addirittura, sono stati assessori prima di lasciare quell’incarico e assumere quello apicale in Comune. Ora il sindaco, stando a quel che ci dicono fonti della stessa maggioranza di centrodestra, vorrebbe ‘sistemare’ questi suoi fedeli compagni di viaggio, prima di abbandonare in via definitiva, nella prossima primavera, la poltrona di primo cittadino. Sarebbe un’operazione scandalosa fatta calpestando i più elementari principi di diritto in materia di accesso ai pubblici impieghi.
Noi – prosegue il consigliere comunale del PD – abbiamo sin dal primo momento denunciato pubblicamente l’inopportunità della nomina di dirigenti chiamati direttamente dal sindaco (e quindi al di fuori di qualsiasi procedura ad evidenza pubblica) a svolgere delicate funzioni, non per specifiche competenze o per particolari meriti, ma solo per vincoli di affinità politica, e questo perché si sarebbe andata a creare una pericolosa commistione tra ruoli: quello di dirigente di un ente pubblico preposto al perseguimento dell’interesse collettivo, e quello di dirigente o militante di una forza politica che per sua stessa natura difende gli interessi di una sola parte. Oggi questa commistione troverebbe una assurda e inaccettabile ‘stabilizzazione’ contro la quale ci batteremo in ogni sede e con tutte le nostre forze.
I cittadini, tra l’altro, devono sapere che il costo annuo per le casse comunali di questa sciagurata operazione sarebbe di oltre € 300.000 oltre incentivi vari, e con questo provvedimento il sindaco Azzollini realizzerebbe, a spese dei cittadini molfettesi, il duplice obiettivo di saldare i suoi ‘debiti’ politico-elettorali nei confronti dell’entourage che lo sostiene, e di occupare i ruoli chiave della macchina comunale acquisendo il controllo di settori essenziali dell’amministrazione comunale anche oltre la fine del suo mandato.
La verità – conclude Abbattista – è che Azzollini sa bene che il suo tempo e quello di tutto il centrodestra a Molfetta sta per scadere e, quindi, tenta in questo modo un disperato colpo di coda per difendere la ‘casta’ che gli è vicina e per avvelenare i pozzi dell’amministrazione che gli succederà. Se davvero questo provvedimento dovesse vedere la luce, sarebbe l’ennesima conferma che il sindaco ha messo la città al suo servizio, piuttosto che mettersi al servizio della città».
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