Matrimonio per procura
Il racconto
La lettera della Commara Nunziatina aveva portato in casa lo scompiglio, Commara e Compare indicavano in paese la Madrina e il Padrino di Battesimo o Cresima o i testimoni di nozze, essendo Nunziatina femmina, Commare non si poteva dire che con la a finale. Nunziatina, che abitava in un paese vicino, arrivava sempre all’improvviso su un calessino con cocchiere, portando grandi ceste di frutta, verdura, legumi del suo orto, quindi il fatto che si fosse fatta precedere da una lettera, era preoccupante. Le tre sorelle, quella sposata e le due nubili vivevano insieme e il cognato provvedeva a tutta la famiglia con il suo lavoro da impiegato, facendo una quantità di straordinari, si era sobbarcato volentieri a questo sacrificio per poter sposare la ragazza che gli aveva fatto perdere la testa e che ricambiava il suo amore. Le due sorelle erano molto diverse: buone e disponibili a tenere in ordine la casa, preparare il pranzo e soprattutto ad accudire il primo adoratissimo nipote, la sorella più piccola si faceva aiutare serenamente, ricambiandole con gentilezza e affetto. Il capo famiglia era al lavoro e le tre sorelle si preparavano ad ascoltare la grande rivelazione. Nunziatina tirò fuori dalla sua borsa capace una foto che mostrò a tutte e tre a turno, era la foto di un uomo sulla quarantina, molto bruno e un leggero sorriso che ne attenuava l’espressione decisa. “Questo è mio nipote!” le tre donne si guardarono interrogativamente. “È un bell’uomo!”, azzardò la sorella sposata che non sapeva cosa dire. “Soprattutto è un brav’uomo, – disse enfaticamente Nunziatina, ha una piccola fabbrica che manda avanti con due o tre operai e guadagna molto bene, ha una bella casa e diversi appartamenti, è molto stimato nella comunità dei nostri concittadini che hanno messo su un Circolo dove si incontrano per delle belle feste. “Sì, – azzardò la sorella minore – ma come può riguardarci tutto questo?”, la Commara Nunziatina le inviò uno sguardo sodisfatto: “Vuole sposarsi e vuole una ragazza delle nostre parti, educata a modo nostro e ben conosciuta da me. Ho pensato ad una di voi due!”, disse trionfante. Un silenzio attonito accolse questa inattesa proposta. “Per me non se ne parla!” disse la maggiore, sempre accigliata e nervosa, la minore non si espresse mentre la sorella sposata disse frastornata che avrebbero dovuto parlarne con il marito. Nei giorni successivi cominciò timidamente a prospettare alla sorella minore una vita autonoma, in una casa sua e con un uomo che conoscendola, avrebbe imparato a volerle bene, così la settimana successiva dissero alla Commara Nunziatina che la sorella più giovane voleva conoscere meglio suo nipote prima di decidere. Dettero una sua foto a Nunziatina perché era giusto che anche lui la vedesse e quando arrivò la foto della giovane donna, piccolina, aggraziata, con un volto fresco e sorridente e due begli occhi scuri e luminosi, il pretendente incominciò a inviare tramite Interflora bellissimi fasci di fiori e a scrivere lettere appassionate dichiarando di essersi innamorato appena aveva visto la foto, Commara Nunziatina aveva fatto il resto elogiando il carattere allegro e sereno della ragazza, la sua modestia e la sua serietà, il capo famiglia non aveva avuto nulla da obiettare e così furono stabilite le nozze per procura dopo un mese che volò via. Il giorno, nella chiesa piena di fiori, la sposa entrò al braccio del cognato che faceva la parte dello sposo, con un semplice tailleur bianco e un velo di pizzo bianco sulla testa, emozionata ma sicura, era deliziosa, il nipotino faceva da paggetto e poi ha chiesto preoccupato alla mamma: “Mamma, perché la zia si è sposata con papà?”. Poi tutti andarono a casa della sposa dove la Commara Nunziatina aveva fatto preparare vassoi con montagne di panini, ottimi dolci casalinghi, vini prodotti dalle sue vigne tutto oltremodo gradito e saccheggiato. Il giorno successivo fu quello del distacco, più serena di tutti era la sposa accompagnata dai familiari all’aeroporto, le valigie erano già state spedite. Il raccontoIl lungo viaggio aereo lei lo affrontò con la sua solita tranquillità, e arrivata a destinazione individuò subito lui oltre la porta del gate. Era lì ad attenderla: si guardarono negli occhi e il lungo abbraccio fu spontaneo. Varcando la soglia di casa lui la prese in braccio, ma rimandarono la loro unione al giorno dopo quando ci sarebbe stata la celebrazione in Chiesa del matrimonio. Lui la introdusse la sera ad un bel gruppo di italo – americani che avevano un Circolo ricreativo e fu accolta con grande calore, il giorno successivo lo stesso Presidente del Circolo accompagnò la sposa all’altare dove lui la attendeva raggiante, poi dopo la cerimonia un nutrito gruppo di soci accolse gli Sposi all’uscita della Chiesa con allegri lanci di riso e confetti come nelle nostre tradizioni. Furono liberate alcune colombe bianche… insomma un matrimonio da favola per la giovane sposa. Seguì il rinfresco con numerosi invitati, si ballò e cantò e finalmente gli Sposi potettero raggiungere da soli la loro casa. Lui le fece varcare la soglia sulle sue braccia e fu Amore. Lei si inserì presto nel gruppo di italo – americani con la sua discrezione e la sua semplice affettuosità e cominciò a disimpegnarsi bene con l’inglese. Ormai girava da sola per i negozi, vicino casa sfidando il freddo con una o l’altra delle due belle, caldissime pellicce che lui le aveva regalato. Quando le sorelle le scrivevano preoccupate per i 50° sotto zero che sapevano sempre attraverso le sue lettere, lei rispondeva di non preoccuparsi perché in casa si stava benissimo e bastava uscire ben coperti, e poi in ogni negozio, nei cinema, nei Circoli, in Chiesa era tutto ben riscaldato. “Il freddo lo soffrite voi lì”. Il lavoro di lui andava sempre bene ma da quando era nato il secondo nipotino, aveva visto nella moglie la inespressa nostalgia per il suo paese e la sua famiglia e pensò di tirare i remi in barca liquidando la sua impresa: fu enorme la gioia di lei quando seppe della sua decisione di tornare in Italia. Le sorelle erano piene di gioia e trovarono in breve tempo un bell’appartamento che poi “gli Sposi” avrebbero arredato secondo i loro gusti. Il rientro in Patria fu emozionante, lacrime, risa di gioia, baci, abbracci, espressioni di meraviglia: ma quanto è cresciuto questo bambino, il secondo è bello come l’altro” e per lei la vita riprese aiutando la sorella con i bambini, ovviamente colmandoli di affetto e premure. Poi lui cominciò a non stare bene. In poco tempo il declino fu evidente, i medici non sapevano più come curarlo, il suo fisico robusto e abituato al lavoro era ora pieno di acciacchi e pieno di problemi anche seri. Lei lo curò e accudì con dedizione totale, non lo lasciava un momento, gli somministrava con attenzione i farmaci, poi non ci fu più niente da fare. Alla morte del marito fu come se lei si spegnesse, era diventata silenziosa anche se con i familiari e amici il suo sorriso coraggioso illuminava sempre il suo volto, ma i segni lasciati dalla infaticabile dedizione al marito erano evidenti. Quando qualcuno la elogiava lei rispondeva serena: “È stato lui sempre buono con me, non avrei potuto fare di meno”. La Commara Nunziatina era ormai morta da tanti anni, ma se avesse potuto veder svolgersi tutta la storia non avrebbe potuto essere più soddisfatta. © Riproduzione riservata